Dichiarazione di successione: ecco cosa succede ai ritardatari e come rimediare
Quali sanzioni si pagano per una dichiarazione di successione presentata oltre i 12 mesi dalla sua apertura e perché se presentata dopo 5 anni azzera le penalizzazioni previste, anche quelle del ravvedimento operoso.
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Presentare la denuncia di successione dopo il decesso di un parente che lascia ai superstiti degli immobili, è obbligatorio per legge. Se da un lato occorre presentare la dichiarazione per il subentro nelle proprietà immobiliari di un defunto, da un altro lato occorre provvedere a presentare la dichiarazione per pagare le tasse.
Il termine per presentare la dichiarazione parte dalla data del decesso. Si chiama data di apertura della successione la data di decesso. Presentare la dichiarazione in ritardo produce l’applicazione di interessi sulle somme da versare e sanzioni. Ma se il ritardo supera i 5 anni, paradossalmente gli interessati si salvano dal surplus dovuto. E adesso vedremo come funziona esattamente questa specie di salvaguardia.
Ecco quando la dichiarazione di successione è obbligatoria
Con la successione mortis causa gli eredi del defunto subentrano come proprietari dei beni del defunto. Se non è stato prodotto il testamento dal defunto, la successione si dice per legge perché si seguono le regole prestabilite dalla normativa vigente sui lasciti ereditari.
A prescindere da ciò che ha deciso di fare il defunto quando era in vita, la successione è obbligatoria o perché il lascito ereditario è di ingente valore, oppure se tra i beni che il defunto ha lasciato ai superstiti, ci sono beni immobili. Possono essere case o terreni. E solo nel caso in cui gli eredi rinunciano al lascito, con procedura ufficiale e con atto notarile, la successione può essere evitata.
Gli eredi con la presentazione delle denuncia di successione provvedono a pagare le imposte di successione, le imposte catastali e le imposte ipotecarie. Ricapitolando, se l’eredità ha un valore minimo (non superiore a 100.000 euro) e non ci sono immobili, gli eredi non sono tenuti alla successione. In tutti gli altri casi invece la presentazione della dichiarazione è obbligatoria e da espletare entro 12 mesi dalla data del decesso.
Ravvedimento operoso e azzeramento sanzioni, ecco le regole
Cosa succede se la successione si rimanda oltre i 12 mesi prestabiliti? La domanda è lecita ed ha una sola risposta. Nel caso di dichiarazione di successione non presentata entro i 12 mesi successivi alla data di morte del defunto, gli eredi sono assoggettati ad una sanzione amministrativa pari ad una percentuale tra il 120 ed il 240% dell’imposta di successione dovuta.
Se invece l’imposta non è dovuta, la sanzione va da un minimo di 250 euro ad un massimo di 1.000 euro. Ed è una sanzione fissa. L’imposta di successione varia in base all’entità del lascito.
Paga per esempio il 4% d’imposta il coniuge che ha ereditato beni per un valore superiore al milione di euro. Presentare la dichiarazione di successione in ritardo quindi è pericoloso. Perché le sanzioni possono essere un vero e proprio salasso. Ma gli interessati possono pagare sanzioni in misura ridotta. Avvalendosi del cosiddetto ravvedimento operoso.
Si versa lo 0,2% per ogni giorno di ritardo per successioni presentate entro 15 giorni dal termine dei 12 mesi. Poi si passa a sanzioni del 3% se la successione è presentata entro 30 giorni dalla scadenza dei 12 mesi, il 3,33% per ritardi di 90 giorni, il 3,75% per ritardi entro i 12 mesi successivi e fino al 5% per ritardo di oltre due anni. Naturalmente ci sono da considerare anche gli interessi di mora. Se però decorrono 5 anni senza che la successione sia stata presentata, sanzioni e interessi non si versano più. E gli interessati torneranno a dover pagare solo l’imposta.
