Riforma amministratori di condominio: arriva il cambiamento che nessuno si aspettava
Riforma amministratori di condominio: una proposta di legge vuole introdurre l’obbligo della laurea per chi gestisce i condomini, ma non solo. Ecco tutto quello di cui si sta discutendo per la riforma della figura professionale, e cosa potrebbe cambiare per chi svolge questo lavoro senza un titolo di studio.
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Alla Camera si sta in questi giorni discutendo di una riforma che punta a modificare radicalmente la gestione dei condomini. Tra le tante novità proposte, quella che spicca maggiormente, e che potrebbe avere ripercussioni su tantissimi professionisti che svolgono il lavoro di amministratore di condominio, riguarda l’obbligo della laurea. Altre proposte modifiche fanno riferimento a:
- il registro Mimit,
- i revisori certificati,
- le polizze assicurative,
- i controlli annuali sulla sicurezza,
- nuove regole per fondi e bilanci condominiali.
Riforma amministratori di condominio

Una proposta di legge alla Camera potrebbe cambiare per sempre la gestione condominiale in Italia. La novità più importante, in questo senso, riguarderebbe proprio gli amministratori di condominio che, per svolgere la loro mansione, dovrebbero obbligatoriamente possedere una laurea, e superare verifiche periodiche per rimanere in carica. Con questa proposta si intende garantire una maggiore sicurezza ai condomini italiani e una migliore gestione sia economica che amministrativa degli stabili. La legge attuale permette ad un amministratore di svolgere la mansione senza una formazione specifica, il che ha contribuito, negli anni, ad un aumento delle controversie.
Proprio per limitare in contenziosi, quindi, sarà necessario possedere almeno una laurea triennale, sia per un amministratore interno che esterno. Inoltre, tutti gli amministratori dovranno iscriversi ad un elenco ufficiale di gestione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Parallelamente, anche i revisori saranno inseriti in un registro analogo, e dovranno garantire la correttezza dei bilanci redatti dagli amministratori. Per risultare idonei alla carica di revisore, servirà ottenere una certificazione Uni.
Le novità per i professionisti

Le cose potrebbero quindi cambiare considerevolmente per chi svolge questa professione. Oltre a quanto già descritto, infatti, l’amministratore di condominio dovrà presentare una polizza assicurativa personale ai condòmini, utile a coprire i danni causati durante il suo operato, senza la quale non gli sarà possibile svolgere le sue mansioni. Non sembrano esserci modifiche circa la durata dell’incarico, che rimane annuale e rinnovabile, ma che si può revocare in qualsiasi momento. Si esige invece una maggiore chiarezza sul fronte finanziario. In poche parole, gli amministratori non potranno più far convogliare i soldi dei condòmini su conti personali, ma dovranno garantire la tracciabilità dei pagamenti e farli transitare unicamente su un conto corrente intestato al condominio.
La figura del revisore entra in gioco per i condomini che superano i 20 proprietari, e l’incarico ha durata di due anni, senza rinnovo tacito. Questi dovrà validare il bilancio e depositarlo in Camera di Commercio. Insomma, le cose si fanno davvero serie per chi vuole diventare amministratore di condominio e per chi vuole continuare ad esserlo. Queste nuove regole, infatti, valgono sia per gli amministratori esterni che per quelli interni, senza deroga alcuna.
Questo significa che, per adeguarsi alla normativa e rimanere in carica anche dopo l’entrata in vigore della riforma, chi svolge l’attività amministrativa dovrà dimostrare di possedere almeno una laurea triennale per potere continuare a svolgere il proprio lavoro.
L’auspicio, per il governo, è quello di ridurre i contenziosi e garantire una maggiore trasparenza e professionalità nella gestione sia amministrativa che finanziaria degli stabili, e assicurare ai condòmini la massima serietà nello svolgimento del ruolo, anche se a farlo è uno dei condòmini stessi.