Cambio di destinazione d’uso da ufficio ad abitazione: vediamo quanto costa
Chiedersi quanto costa il cambio di destinazione d’uso quando si vuole modificare la categoria catastale di un immobile è cosa più che lecita. Infatti, proprio come tante altre pratiche burocratiche italiane, anche questa non ha costi irrisori, ed è bene valutare l’aspetto economico prima di imbarcarsi nell’iter. Nello specifico, si vedranno i costi per il cambio da ufficio ad abitazione.
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Sempre più persone in Italia vorrebbero modificare la categoria catastale di un immobile ad uso ufficio, per poterlo affittare come abitazione. Infatti, se in passato affittare gli uffici era di gran lunga più remunerativo e sicuro di affittare un’abitazione, oggi accade l’esatto opposto. Da un lato lo smart working sta lentamente eliminando l’esigenza degli uffici fisici, dall’altro la forte carenza di alloggi in locazione sta facendo salire enormemente i prezzi degli affitti.
Per cambiare la destinazione d’uso però, si deve passare per una procedura burocratica non semplicissima, e che può avere esito positivo solamente al sussistere di determinati parametri. Inoltre, ci sono da considerare i tempi e i costi. Se per i primi si può prevedere un’attesa che va dai 2 ai 6 mesi (per la sola burocrazia), per i secondi bisogna prendere la calcolatrice.
Trasformare un ufficio in una casa

Prima di parlare dei costi della procedura, è bene capire di cosa si tratta. Tramite l’iter di cambio di destinazione d’uso si cambia la categoria catastale di un immobile, trasformandolo, di fatto, in qualcos’altro. Nel caso specifico del passaggio da ufficio a casa, affinchè il cambio sia possibile, l’immobile deve rispettare i parametri di abitabilità delle abitazioni. Nello specifico, l’ufficio deve possedere i requisiti giusti sia per quanto riguarda l’altezza dei soffitti, l’isolamento termico e acustico, e il rapporto di aeroilluminazione.
Infatti, una casa per essere abitabile deve avere un’altezza minima di 2,70 metri (solo nei bagni, nei corridoi e nei ripostigli si può scendere massimo fino a 2,40 metri), essere isolata sia termicamente che acusticamente, ed avere un rapporto RAI di 1/8 (se inferiore a 100 mq) o di 1/10 (se superiore a 100 mq). Se i parametri ci sono, si può procedere con la richiesta, altrimenti si devono effettuare interventi edilizi di adeguamento, sostenerne i costi e attenderne i tempi. Per questo è complicato prevedere in anticipo quanto si spenderà per l’intera pratica.
Quanto costa il cambio di destinazione d’uso

Per farsi però un’idea di quanto costa tutta la procedura, si possono dividere le spese in due diverse categorie: le spese amministrative e le spese per gli interventi edilizi. Per quanto riguarda gli interventi edilizi, che possono riguardare la coibentazione, la ristrutturazione o l’adeguamento degli impianti, l’unico modo per quantificare i costi è richiedere un preventivo ad una ditta, la quale saprà definire anche i tempi di attesa.
Quello che si può prevedere in anticipo sono, indicativamente, i costi amministrativi, che riguardano esclusivamente l’iter burocratico:
- gli oneri di segreteria (150 euro circa);
- gli oneri per la presentazione della documentazione (100 euro circa);
- gli oneri per il rilascio del Permesso di Costruire (100 euro circa);
- la marca da bollo (16 euro);
- l’imposta di variazione catastale (dai 50 ai 100 euro).
I costi amministrativi variano in base alla dimensione dell’immobile e alla presenza o meno di tutti i documenti necessari per presentare la pratica, ma indicativamente si può prevedere di spendere circa 500 euro di sola burocrazia (più gli onorari dei tecnici). Per risparmiare però, si possono sfruttare i bonus casa 2025, sia per la ristrutturazione che per la riqualificazione energetica.