L’intreccio fa rete
Bottega Intreccio non è solo un brand ma un modello etico di impresa socialmente impegnata nel territorio per preservare tradizione e cultura del fare.

Risulta fondamentale geo localizzarsi per cogliere il valore di Bottega Intreccio. Siamo nell’antico borgo di Mogliano collocato su un colle in provincia di Macerata, a metà strada tra i monti Sibillini e l’Adriatico, dove l’arte dell’intreccio, molto diffusa da queste parti, affondava le radici nella vita quotidiana dei contadini e la creazione di cesti di vimini. Dal dopoguerra, quando la plastica sostituisce radicalmente l’uso di questi oggetti, si è creato un distretto produttivo di eccellenza legato alla lavorazione delle fibre naturali, come il salice e il midollino, al servizio del mondo della moda ma ora anche di quello del design e dell’architettura d’interni.
Una scuola per l’arte dell’intreccio
La storia di Bottega Intreccio risale al 2014 quando dalla volontà di quattro soci – uno di questi è Gianluca Maurizi, co-fondatore del brand – si decide, coinvolgendo gli oramai anziani maestri del borgo, di promuovere un corso per trasmettere il mestiere ai giovani e preservare il futuro del distretto. Tra i quattro troviamo Giuseppe Maurizi, zio di Gianluca, artigiano che dagli anni Sessanta inizia personalmente a usare anche giunco e bambù per realizzare arredi da giardino e complementi.
Dall’esperienza nasce nel 2019 la scuola d’intreccio Carteca e il marchio Bottega Intreccio contestualmente al lancio della collezione di lampade in midollino Caratteri, di Maurizio Bernabei, esposte alla Milano Design Week del 2017 e premiate l’anno successivo con il Wallpaper Design Award.

Bottega Intreccio – spiega la product manager Silvia Belli – non è un’azienda dotata di una sua produzione perché la sua missione è di fare rete con le imprese artigiane intorno. Collaboriamo attualmente con quattro aziende medio-piccole del distretto di Mogliano per le diverse commesse che ci arrivano da privati, aziende, oltre che per il nostro catalogo di oggetti per ora distribuiti in alcuni negozi e on line. Curiamo internamente la ricerca e sviluppo delle collezioni e abbiamo un reparto di prototipazione. Accade che per grandi produzioni ci siano più aziende che lavorano contemporaneamente sullo stesso progetto e in questo caso allineiamo la produzione tra i vari attori
Bottega Intreccio è quindi un atelier diffuso nel territorio che si avvale dell’esperienza delle botteghe artigianali locali e delle sinergie con i distretti produttivi limitrofi, come quello dell’imbottito della vicina Tolentino.
Non da ultimo, la rinascita della filiera artigianale di Mogliano ha attirato molte aziende del lusso, fra cui Fendi (per la nota maison si è realizzata un’esclusiva baguette in vimini intrecciato) e alcuni brand premium del design, interessate ai contenuti valoriali dell’intreccio, e di questo risveglio beneficia anche il marchio Bottega Intreccio che affianca la propria collezione d’arredo a importanti progetti custom realizzati in collaborazione con architetti e interior designer per residenze private, boutique, hotel e ristoranti, yacht.
La cultura del fare nel territorio

Il desiderio di offrire bellezza e rivalutare un saper fare antico si respira da subito visitando la cosiddetta Casa Bottega – il quartier generale dove nascono i progetti ma anche showroom e residenza per accogliere i clienti tra i prodotti realizzati dagli artigiani – simbolicamente collocata, essendo il centro dell’evocata rete di imprese, al centro della piazza di Mogliano tra le architetture medioevali del borgo.

Noi crediamo in una manifattura che sia in grado di parlare del territorio e delle persone – puntualizza l’amministratore delegato Gianluca Maurizi – i nostri artigiani sono custodi di un sapere antico e con questo progetto abbiamo voluto riportare luce su un distretto che in passato era definito da un’organizzazione che coinvolgeva circa 300 famiglie distribuite su un’area di 5mila abitanti: un sistema di competenze diffuse, tutte collegate fra di loro in una logica di filiera
C’è poi il rapporto con la scuola d’intreccio Carteca, un’associazione sostenuta, stimolata e coadiuvata da Bottega Intreccio a cui partecipano molte delle aziende artigianali del territorio, dove è di particolare valore il programma per i ragazzi giunti in Italia come profughi per offrire loro un’opportunità concreta di inserimento sociale e lavorativo.


Craft design: le mani al centro

Dal 2019 è lo studio AngelettiRuzza Design a seguirne la direzione artistica con l’obiettivo di esprimerne l’attualità nell’interior design attraverso materiali come il vimini, il rattan e il midollino.
Quando noi veniamo chiamati – racconta Daniele Ruzza – è per dare una veste più mirata a quello che l’azienda aveva già iniziato a fare. Abbiamo scelto, come da nostra inclinazione, di non assorbire il progetto ma coinvolgere altri colleghi – come Setsu & Shinobu Ito, Elena Salmistrano, Antonio Aricò, tra gli altri – che reputiamo idonei alla filosofia del brand. L’idea di fondo che vogliamo condividere è di esaltare la materia e l’artigianalità di ogni prodotto che è speciale proprio perché realizzato a mano
Continua Silvana Angeletti
Stiamo esplorando prodotti, complementi e accessori nell’ambito della casa e questo ci ha portato ad avere tante idee diverse per creare un catalogo che esprime e cerca di raccontare al meglio le caratteristiche del midollino che, va detto, può essere lavorato in modi diversi: curvato a fiamma, intrecciato manualmente, abbinato ad altri materiali



Ecco che il midollino incontra la ceramica nei vasi Nodo, di Intreccio Lab, o viene rifinito, come nello specchio Pic Nic, da una fascia in pelle o addirittura ricamato con la rafia come nella lampada Antonym di Silvia Stella Osella. Tutte le creazioni esaltano al massimo la capacità del singolo artigiano: ad esempio nella poltroncina Silene, per il cesto intrecciato che poggia sulla leggera struttura portante in metallo AngelettiRuzza si sono confrontati con l’artigiano che ha realizzato la seduta attraverso due differenti lavorazioni così che il pezzo è declinato in due modelli (“le mani non sono mai uguali anche se il disegno è il medesimo”, fanno notare i designer). Oppure il puro virtuosismo delle poltroncine Lisetta di Elena Salmistraro, realizzate con un complesso sistema di traverse in canna di bambù rifinito in paglia di Vienna, e Dondolina di Antonio Aricò, frutto di uno sviluppo che ha richiesto tanto lavoro e diversi prototipi, che riprende una lavorazione antica della canna. Ha l’aura di un antico trono con una base a gonnellina, realizzata in giunco color tabacco, e schienale in canne di metallo come le coperture in canniccio mediterranee.



L’intreccio fa rete: foto e immagini







