Case di proprietà: quando averle diventa un problema per la tua pensione

Autore:
Giacomo Mazzarella
  • Consulente Centro di Assistenza Fiscale
Tempo di lettura: 4 minuti

L’INPS può ridurre la pensione di un contribuente o può ridurre l’Assegno Sociale per via dei redditi di case, fabbricati e terreni. Ed a volte si perde il diritto a dei trattamenti proprio per questi redditi, cioè per i redditi delle case.

pensioni e case
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La casa è un bene primario. In Italia la stragrande maggioranza delle famiglie vive in una casa di proprietà. E molte famiglie hanno più di un immobile. Spesso è lo stesso contribuente dichiarante che ha diversi immobili lui intestati.

Avere proprietà immobiliari è una ricchezza, anche se in molte parti d’Italia ormai l’investimento nel cosiddetto “mattone” non è più valido come in passato. Il mercato immobiliare spesso fermo e le richieste sempre meno diffuse di chi vuole investire comprando case, rendono l’investimento meno appetibile di prima.

Ma oggi analizziamo un problema che spesso è sottovalutato. parliamo dell’incidenza delle proprietà immobiliari sulle pensioni. Pochi sanno che l’INPS, cioè l’ente che eroga le pensioni ai contribuenti, spesso calcola i trattamenti in base ai redditi del pensionato. E questi redditi riguardano pure le case, i terreni e i fabbricati.

Ecco quando le case di proprietà rischiano di ridurre l’importo di una pensione per il proprietario

Nel sistema previdenziale ed assistenziale italiano ci sono misure che un contribuente può prendere solo se ha redditi di un certo tipo. In pratica non bisogna superare determinati limiti di reddito per prendere altrettanto determinati importi di una prestazione. Questo vale per esempio per l’Assegno Sociale.

Parliamo della principale misura assistenziale erogata dall’INPS a soggetti con almeno 67 anni di età. la misura non prevede alcun versamento di contributi come invece è previsto per le misure di pensionamento più comuni. Ma c’è da rispettare un vincolo reddituale. In parole povere il richiedente l’Assegno Sociale può prendere una cifra pari a 534,41 euro al mese (tale è l’importo dell’Assegno Sociale nel 2024) solo se ha redditi pari a zero.

Se il suo reddito supera l’importo prima citato (534,41 euro al mese, ndr), il diritto all’Assegno Sociale si perde. Invece per redditi sopra lo zero ma entro 534,41 euro al mese, l’importo del trattamento è commisurato al reddito stesso, integrandolo fino a raggiungere quell’importo già citato di 534,41 euro al mese. Nel caso di soggetti coniugati, incide anche il reddito del coniuge. E le soglie raddoppiano. Di fatto, Assegno Sociale intero per redditi fino a 534,41 euro cumulati con il coniuge. Assegno Sociale ridotto per chi ha redditi superiori a 534,41 euro al mese ma non superiori a 1.068,82 euro, e trattamento negato a chi supera questo importo.

Anche i redditi dei fabbricati incidono, ecco come

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Per il diritto all’Assegno Sociale e per rientrare nelle soglie prima esposte, si devono considerare tutti i redditi soggetti all’Irpef anche se al netto dell’imposizione fiscale e contributiva. Significa che dentro questo conteggio ci finiscono le stesse pensioni, l’Assegno Sociale eventualmente preso dall’altro coniuge, gli stipendi, i redditi da lavoro autonomo ma anche i redditi di terreni e fabbricati.

In pratica, il reddito prodotto da case e terreni, al netto dell’abitazione principale, incidono sia sull’eventuale diritto all’Assegno Sociale che per il calcolo degli importi spettanti. E queste regole valgono anche per le pensioni integrate al minimo.

Si tratta di prestazioni che l’INPS eroga al pensionato in aggiunta alla pensione se questa è di importo basso. In modo tale da renderla più dignitosa. Di fatto anche il reddito dei fabbricati e dei terreni escludendo dal calcolo la casa di abitazione principale può incidere sull’importo della prestazione previdenziale percepita.

Case, redditi e pensioni: immagini e foto