Un rifugio segreto di soli 80 metri quadri (ma con terrazza) nel cuore di Trastevere
A Roma, un villino Liberty nascosto in una corte interna torna a nuova vita grazie all’intervento di STUDIOTAMAT. Un progetto che intreccia memoria e contemporaneità, luce e materia, intimità e visione.

Chi conosce il quartiere di Trastevere sa che qui, tra edicole votive e sampietrini consunti, il tempo sembra scorrere più lento e le storie, nel clima tipico da vacanze romane, si stratificano. Sarà per questo che non stupisce scoprire, protetto nel silenzio della corte di un edificio storico (lungo viale di Trastevere), un piccolo villino Liberty di fine Ottocento. Un microcosmo architettonico, dove un tempo, probabilmente, abitava il custode della vecchia stazione, o forse un medico condotto, secondo le voci di quartiere. E che oggi si rivela un rifugio urbano inaspettato, grazie alla sensibilità e all’audacia dello STUDIOTAMAT.
- La rinascita di un villino dimenticato
- Veranda di luce e trasparenze d’autore
- Volume, materia e visioni prospettiche
- Una notte sospesa tra rovere e poesia
- Dettagli d’autore e accenti di meraviglia
- L’anima di Trastevere
- Un rifugio segreto di soli 80 metri quadri (ma con terrazza) nel cuore di Trastevere: foto e immagini
La rinascita di un villino dimenticato

Una casa piccola, di appena 80 metri quadri posti su tre livelli terminanti su una terrazza, eppure potente nel suo racconto: pensata per una coppia in cerca di quiete e ispirazione, vive di un equilibrio calibrato tra rispetto e invenzione, raccontato da un lessico fatto di sottrazioni intelligenti, materiali sofisticati e tocchi artistici. Nessuna nostalgia, nessuna forzatura: solo un gesto progettuale e architettonico che sa toccare corde profonde, con materiali preziosi, vuoti pieni di luce e una poetica dell’abitare sorprendentemente delicata.
Veranda di luce e trasparenze d’autore

Ad aprire il racconto è la veranda d’ingresso: una quinta teatrale composta da vetri cattedrale dai toni verdi, rosa e gialli che filtrano la luce come un acquerello in continuo mutamento. Recuperata con attenzione filologica, ma aggiornata nelle performance – grazie a una nuova struttura in acciaio e vetro a controllo solare – questa veranda è il cuore pulsante della casa. Non più semplice passaggio, ma estensione vera e propria dell’abitare: uno spazio che accoglie la zona pranzo e inonda l’interno di riflessi cangianti che mutano con le ore del giorno.

È proprio qui che inizia il gesto più radicale del progetto: la vecchia scala a chiocciola lascia il posto a una nuova scala in castagno ad andamento alternato. Il suo primo gradino, scolpito nel marmo Verde Alpi, si fa piedistallo per una libreria incastonata nel sottoscala. È un gesto funzionale e insieme scultoreo, che dà forma a un nuovo centro gravitazionale dell’intera casa. Un volume contenitore adiacente alla scala, invece, nasconde la lavanderia dietro le ante specchiate, ampliando la prospettiva.
Volume, materia e visioni prospettiche

Ogni piano del villino è un invito alla scoperta, come in un racconto a puntate dove i dettagli si susseguono capitolo dopo capitolo. Il living, con la sua vetrata a doppia altezza affacciata sul giardino interno, incornicia il verde come un quadro, mentre le sospensioni Falkland di Bruno Munari, prodotte da Danese Milano, fluttuano nello spazio disegnando sculture di luce.

La cucina, compatta, ma sartoriale, rinuncia ai pensili in favore di una lunga composizione orizzontale: top in marmo Verde Alpi, ante sfumate dal nero al terracotta e un pavimento in cotto originale recuperato con rispetto. Il vero fil rouge del progetto, però, è il volume blu profondo che attraversa verticalmente la casa, nascondendo servizi e funzioni con intelligenza, rigore e discrezione.

Il soppalco, strategicamente alleggerito in corrispondenza della finestra per lasciare spazio alla luce e alla doppia altezza, è un gioco di trasparenze e riflessi. Qui porzioni di pavimento in vetro strutturale aprono scorci sul livello inferiore, mentre pannelli specchiati moltiplicano lo spazio e creano una verticalità liquida, dinamica, quasi onirica.
Una notte sospesa tra rovere e poesia

Ma è al piano superiore che la casa svela tutta la sua anima di rifugio e il passo si fa leggero, per non disturbare l’esplicita intimità. Il garbo silenzioso della zona notte mette subito in evidenza l’armonia equilibrata di funzioni e incanto. Il parquet della collezione Forêt di Oscar Ono Paris – con listelli di rovere a venature di testa – è una citazione colta delle pavimentazioni parigine ottocentesche, ma anche un rimando materico alla Roma delle origini. Il letto, invece, disegnato su misura e incorniciato dalla struttura in ferro a effetto baldacchino, accoglie, organizza e coccola, come un vero nido. Le sue sfumature richiamano quelle della cucina, mentre cassetti e testiera integrati esaltano il concept del comfort, in un gioco coerente di materiali e cromie.
Dettagli d’autore e accenti di meraviglia

Il bagno padronale, piccolo e prezioso, è un compendio di design d’autore: le piastrelle Mater di Patricia Urquiola per Mutina, la rubinetteria firmata Formafantasma per Quadro Design, gli arredi Nouveau di Ex.t. Ogni elemento è misura e dettaglio, sussurro e intenzione.

Una seconda scala a chiocciola, poi, conduce all’ultimo livello: la struttura in ferro lasciata grezza con gradini in ciliegio porta allo studio, uno spazio raccolto e meditativo diviso dal bagno da una parete in vetro che riprende il disegno della veranda.

A stupire ancora una volta è un dettaglio architettonico: il lavabo in marmo Verde Alpi che attraversa la lastra vetrata come gesto di un artista, diventando superficie d’appoggio e scultura allo stesso tempo.
L’anima di Trastevere

All’esterno, la terrazza – con la sua pavimentazione in pietra compattata a doppia tonalità di verde – si mimetizza con la vegetazione circostante e richiama, ancora una volta, le venature dei marmi interni. È qui che il progetto trova il suo epilogo: un angolo sospeso sulla città, silenzioso e vibrante tra storia e presente, architettura e natura.

“È stato prima di tutto un lavoro di sottrazione” racconta Matteo Soddu, co-fondatore di STUDIOTAMAT. “Abbiamo lavorato con volumi puri, trasparenze strategiche e un fil rouge materico per amplificare il dinamismo spaziale e creare un linguaggio coerente”.
Un linguaggio, sì, ma anche un’emozione: quella che nasce dalla luce che cambia, dal passo che rimbomba sul cotto antico, dal verde che si allunga verso l’interno e si riflette nel marmo. Senza dubbio, un piccolo modo nascosto, di quelli che solo Trastevere sa preservare. E che ci fa vivere, grazie ad una riscrittura radicale, ma sensibile, uno stile Liberty inaspettato, quanto vivace ed elegante.