La dimora svelata
Una situazione difficile, quella di questo appartamento situato in un antico palazzo, di nobile origine, ma vessato e dimenticato nel tempo. L’attento restauro dell’architetta Gabriella Tumminelli, che al primo sguardo ne ha intuito le potenzialità, ha riportato alla vita affreschi e dettagli imprigionati da strati di incuranti sovrapposizioni.
Un autentico coup de foudre, un amore a prima vista quello dell’architetta Maria Gabriella Tumminelli – interprete del nuovo appuntamento con la rubrica Trasite! Antologia dello spazio domestico – l’incontro con questa abitazione in un antico palazzo di Palermo, abbandonata e maltrattata dalle tante manomissioni. Da allora diventata la sua casa dopo un attento ascolto e il rispettoso restauro che ne ha rivelato l’anima nascosta e preziosa
La dimora svelata
Se qualcuno ancora dubitasse dell’esistenza di quel fenomeno definito “colpo di fulmine” posso sicuramente affermare di aver sperimentato questa sensazione intensa e irrazionale di attrazione istantanea quando per la prima volta ho visitato quella che poi sarebbe diventata la mia dimora. Sarà stato il caso, il destino, l’esistenza di un disegno superiore ma, a poco tempo di distanza dall’acquisto di una precedente casa nel centro storico della mia città, che agognavo dai tempi della frequentazione alla vecchia facoltà di Architettura, un cliente, nonchè caro amico, mi propose di visitare una dimora a Palazzo Isnello, a pochi metri di distanza da quella appena acquistata. Senza esitazione chiesi di organizzare questa visita non consultando mio marito che, con molto scetticismo, decise comunque di accompagnarmi. Mi bastò varcare la soglia di questa casa per restare letteralmente folgorata, provando una sensazione di appartenenza che mi fece quasi venire un capogiro. Lo stato di abbandono insieme alle pesanti manomissioni perpetrate nei decenni non avevano celato ai miei occhi quei segni che rinviavano ad antichi e possibili fasti.
Uno scrigno da svelare. Una sfida che da subito decidemmo di accettare.
Oggi, a distanza di dieci anni da quell’incontro, gioiamo dei doni che questa dimora ci ha generosamente concesso. Sono stati anni di ascolto, di attenta osservazione, di minuziosa ricerca e di rispetto della sua natura che piano piano abbiamo imparato a riconoscere. Un attento restauro ha riportato alla luce le antiche spazialità di quello che immaginavamo essere il piano cadetto del palazzo ma che attraverso segni inconfondibili ne hanno denunciano la natura di secondo piano nobile: lambrì alle pareti pazientemente restituiti; una vecchia alcova con ricchi paramenti lignei attentamente liberati da strati di vernici sovrapposte che ne occultavano le eleganti forme, oggi cucina e laboratorio creativo delle proposte gastronomiche per i tanti amici che frequentano e amano questa casa; capriate lignee liberate alla vista; un raffinato affresco su volta che nella parte centrale rivela una tempera sovra messa di grande pregio, realizzata presumibilmente da chi attraverso simboli massonici voleva rappresentarne il proprio status. E ancora, l’estradosso della struttura di una volta ad incannucciato che come un carapace rivela attraverso le sue nervature il suo scheletro prezioso; lo studio ricavato in uno dei sottotetti, servito da una scala elicoidale in corten pensata come una vera e propria installazione di fronte l’uscio di casa; infine, ultimo dono, un dipinto ad olio su tavola raffigurante un raffinata battaglia a cavallo sullo sfondo di un paesaggio immaginario, restituito in uno dei sovra porta che troneggiano su uno dei saloni a enfilade, cuore pulsante della dimora svelata, occupato da un lungo tavolo sempre pronto ad accogliere i nostri commensali. E un terrazzo ricostruito sulle tracce degli antichi alloggiamenti delle travi la cui uscita, dalle sinuose forme, risultava tagliata dalla gronda di una copertura realizzata nell’800, oggi sollazzo delle nostre serate estive.
Questa dimora mi rappresenta in ogni suo angolo e in ogni suo oggetto, è il luogo in cui mi rifugio tutte le volte che posso, è lo scrigno del quale ancora subisco l’eterno fascino, è la seconda figlia della quale vado tanto orgogliosa.
………………………………………………………………….
Maria Gabriella Tumminelli, architetto libero professionista, socio fondatore dello Studio OVRLL che opera a Palermo in ambito pubblico-privato nel campo del restauro architettonico e monumentale. Al suo attivo numerosi interventi eseguiti nel centro storico di Palermo. Attualmente è anche impegnata nel progetto “1.000 Esperti” all’interno dell’Investimento PNRR.
gabriella64tumminelli@gmail.com
