I top 8 della Milano Design Week
Una selezione di installazioni, esposizioni e prodotti che hanno particolarmente colpito la nostra redazione durante la Milano Design Week da poco conclusa. Progetti capaci di emozionarci e di farci riflettere sul valore e sul vero significato del progetto.

Si è appena concluso l’evento più importante dell’anno (e del mondo) dedicato al design, il Salone del Mobile + il Fuorisalone, che come ogni anno hanno animato Milano coinvolgendo professionisti del settore e appassionati da tutto il mondo. Tra installazioni immersive e nuove collezioni, con il team della redazione ci siamo interrogati su quali progetti ci abbiano colpito più profondamente — e soprattutto sul perché. Cosa rende davvero unico un prodotto o un’esposizione nel mare magnum delle proposte? Sicuramente il desiderio di emozionare, di proporre nuove visioni progettuali che si aprano a prospettive narrative inedite e coinvolgenti.
- Cassina, Staging Modernity, una riflessione aperta
- Maap di Flos, una luce imprevedibile
- Michael Anastassiades, visioni poetiche
- Romantic Brutalism, il sorprendente design polacco
- 6:AM, un viaggio alla scoperta del vetro
- Hermès, la purezza del bianco
- Mooi, una casa da sogno
- Aedo di Adrenalina, progettare oltre le classiche visioni
- I top 8 della Milano Design Week: foto e immagini.
Cassina, Staging Modernity, una riflessione aperta

Sancire un anniversario importante senza cadere nell’autocelebrazione è un esercizio difficile. Lo hanno fatto i Formafantasma (ne avevamo anticipato il contenuto nella nostra videointervista) con Staging Modernity, una pièce teatrale rappresentata al Teatro Lirico Giorgio Gaber, da loro ideate per celebrare i 60 anni della celeberrima collezione Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand sviluppata da Cassina fin dal 1965, a dimostrazione della vocazione avanguardista del brand. Per esplicitare questo concetto non si poteva quindi che partire dal Salon d’Automne progettato dai tre autori nel 1929, che per la prima volta rappresentava l’ambiente domestico come una macchina à habiter, simbolo di modernità svincolata dal passato. Ma il proposito autoriale intendeva accendere i riflettori sulle implicazioni culturali ereditate dal Modernismo per confrontarsi con attuali esigenze più naturali.

Condotti immediatamente a una scala di pensiero più alta, gli spettatori (inizialmente piuttosto spiazzati) si trovavano immersi in una platea in cui su diverse piattaforme erano distribuiti gli arredi che tra letture, canto e movimento convivevano con i giovani artisti (provenienti dalle accademie locali di arti performative, candidamente vestiti da Jil Sander) e la riproduzione di animali che entravano nello spazio domestico. “We are the animals. We are the animals. Be modern again with us” cantava ripetutamente il coro. Un lavoro straordinario diretto da Fabio Cherstich, basato su tre testi commissionati al filosofo Emanuele Coccia, all’architetto, scrittore e curatore Andres Jaque e all’architetto e artista Feifei Zhou (terriStories). Un modo inaspettato e molto apprezzato da chi ha potuto immergersi in questo spettacolo aperto al pubblico e replicato ogni due ore durante l’intera settimana del Design milanese, con una forza e una generosità encomiabili. Una riflessione sulle implicazioni ideologiche e materiali della modernità, sul confine tra ciò che è “umano” e “non umano”. Cosa succederà quando ci confronteremo con un’ecologia ampia, che include l’intero ecocosistema, oltre alla cultura, all’industria e alla tecnologia?
Maap di Flos, una luce imprevedibile

La nuova lampada Maap di Erwan Bouroullec per Flos è un esempio chiaro di come la progettazione possa andare oltre la luce stessa. Una struttura morbida e stropicciata, che sembra fatta di carta, ma è in realtà composta da un unico involucro in Tyvek, materiale tecnico leggerissimo. Una nuvola sospesa nello spazio capace di espandersi a quattro metri, un segno grafico capace di interagire e di catturare lo sguardo di chiunque si fermi ad osservarla. Affascina quindi l’equilibrio geometrico perfetto che si rivela come una micro-architettura e imprime in ogni ambiente un segno magico, leggero e quasi impalpabile. Scenografica, imprevedibile. Il futuro della luce.
Michael Anastassiades, visioni poetiche

Sempre in tema di luce, non è certo passata inosservata la mostra di Michael Anastassiades alla Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, che ha riaperto le sue porte dopo vent’anni per ospitare il lancio della nuova collezione di luci modulari del suo omonimo marchio. Per l’occasione, Anastassiades si è ispirato al lavoro di Bruno Danese, omaggiandone la visione e l’approccio progettuale. Ogni stanza, con un carattere proprio, accoglieva i nuovi elementi in modo discreto, ma con la volontà di lasciare un segno tangibile attraverso opere uniche. Come le lampade che evocavano gli aquiloni, riportandoci al nostro io bambino, capace di meravigliarsi di fronte a forme leggere, sospese nell’aria. Le creazioni, dal design essenziale, esprimevano così l’essenza stessa della luce, dando vita a un dialogo tra forma e funzione capace di rendere tangibile il linguaggio poetico che da sempre contraddistingue Anastassiades.
Romantic Brutalism, il sorprendente design polacco

Romantic Brutalism. Un viaggio in Polonia attraverso design e artigianato, presentata da Visteria Foundation con la curatela di Federica Sala, è stata tra le mostre più suggestive della Design Week milanese, riscuotendo un grande successo di pubblico. In un allestimento unico, all’interno di un appartamento d’epoca, ideato da Zuza Paradowska di Paradowski Studio che ha trasformato dieci stanze in una scenografia teatrale, creando un’atmosfera di grande suggestione. L’aspirazione della mostra era far conoscere il panorama del design polacco – per la prima volta in Italia – che, pur rimanendo profondamente radicato nelle proprie origini e nella propria storia, ha uno sguardo contemporaneo sul mondo della progettazione. Colpisce la straordinaria capacità artigianale di molti giovani designer, che sperimentando con materiali diversi — dal vetro al metallo, dal legno ai tessuti — esplorano le infinite possibilità creative. In ogni progetto si percepisce una ricercata estetica che trascende le forme classiche, proiettata verso nuovi mondi e scenari futuri. Ma soprattutto emerge una potente energia, che si manifesta nel desiderio costante di mettersi alla prova anche attraverso il confronto reciproco.

6:AM, un viaggio alla scoperta del vetro

Una narrazione profonda e coinvolgente quella che emerge dalla mostra Two-Fold Silence dello studio di design 6:AM, alla sua prima esperienza espositiva, ambientata negli storici ex bagni pubblici della Piscina Cozzi di Milano, ha offerto un percorso a metà fra design e installazione artistica. Oltre alle collezioni più conosciute del brand – come Sistema, Paysage e Float – sono stati presentati anche sculture, vasi e nuovi oggetti come il Palo Santo Burner. La debuttante collezione di lampade [quadrato] si caratterizza per le linee essenziali e il design ispirato alle forme geometriche delle lampade industriali degli anni Venti con accenni di Bauhaus, realizzata in vetro soffiato a Murano. Interessante e affascinante il contrasto fra le trasparenze e i bagliori del vetro con le atmosfere oscure e decadenti della location, il seminterrato della piscina Cozzi, costruita tra il 1934 e il 1935 in stile modernista. Una mostra che ha regalato che ha regalato momenti di contemplazione, sospesa tra passato e presente.
Hermès, la purezza del bianco

Come ogni anno, Hermès ci sorprende alla Pelota con una scenografia d’impatto. Quest’anno con What Makes an Object, concepita da Charlotte Macaux Perelman, architetto e direttrice artistica delle collezioni Hermès per la casa, insieme ad Alexis Fabry. Un allestimento total white ed etereo, che sembrava evocare un sogno: elementi trasparenti proiettavano cerchi di luce sul pavimento, mentre gli oggetti si rivelavano all’interno di nicchie silenziose. A rendere davvero unica l’esposizione era la sensazione di perdersi in un labirinto capace di svelare, a ogni passo, materiali inediti, colori inaspettati e forme essenziali ma profondamente evocative. Il pubblico sussurrava, non parlava, in un’atmosfera di sacralità museale.
Mooi, una casa da sogno

Scenografico, teatrale, con quell’aria divertita e divertente che ha fatto di Moooi il brand dell’eleganza eccentrica tout court: il nuovo e primo showroom milanese del brand olandese non poteva che essere così. Un inno al design che trasforma la dimensione domestica in una perenne installazione, tra meraviglia, fascino e sogno. Marcel Wanders e Casper Vissers, fondatori di Moooi nel 2001, hanno scelto di aprire le porte del loro mondo immaginifico in via Turati 2, in collaborazione con Bredaquaranta, firma di rilievo nel settore dell’arredamento e della progettazione di interni. Noi ci siamo stati e abbiamo scoperto, all’istante, che qui l’effimero si fa tangibile e la percezione dell’abitare diventa visionaria, con corpi che si intrecciano in abbracci aggrovigliati e “fuori – anzi senza testa”, mobili iconici che fanno coppia con proposte inedite di designer eclettici (da IDEO a Nika Zupanc a Andres Reisenger) e fragranze tutte da personalizzare grazie alla macchina “fabbrica profumi”. Come ha detto lo stesso Marcel “in Moooi non creiamo solo oggetti, ma esperienze che sorprendono, deliziano e trasformano gli spazi in qualcosa di straordinario”. Tra lusso inaspettato, atmosfere oniriche e quell’immancabile effetto sorpresa che diventa stile.
Aedo di Adrenalina, progettare oltre le classiche visioni

Il progetto di Adrenalina (anticipato nella nostra video intervista) ha coinvolto nella progettazione del divano Aedo persone non vedenti, e ipovedenti, permettendo loro di esprimere la propria visione di funzionalità e le loro sensazioni, ‘concretizzata’ dalla mano di Debonademeo Studio. Un esempio straordinario di come il design possa sia linguaggio universale, inclusivo, profondamente umano, capace di parlare a tutti. Aedo non è solo un oggetto d’arredo, ma un’esperienza sensoriale, un racconto intessuto di mani e percezioni, che mette al centro la persona e la sua unicità (Thought the Humans era il claim del Salone del Mobile). Un progetto che apre nuovi orizzonti nel modo di concepire l’estetica e l’utilizzo. La collaborazione con il Museo Tattile Omero e l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna rappresenta il secondo progetto curatoriale e culturale di Adrenalina, inaugurato nel 2024 e della durata di cinque anni, il cui obiettivo è approcciare diverse forme espressive e scoprire luoghi straordinari e figure emblematiche.
I top 8 della Milano Design Week: foto e immagini.