Agenzia delle Entrate ti rimborsa l’affitto: perchè non sfruttare l’occasione?
Come scaricare le spese per la locazione nel modello 730 o nel modello Redditi PF. Ecco quando una parte del canone di affitto lo rimborsa l’Agenzia delle Entrate all’inquilino.
Una delle voci più importanti se si parla di modello 730, dichiarazioni dei redditi e detrazioni IRPEF è l’affitto. Eppure è una delle voci più “dimenticate” dai contribuenti, che omettono di inserirlo nella loro dichiarazione dei redditi perdendo soldi e pagando più tasse di quanto invece dovrebbero.
Una parte del canone di affitto lo rimborsa l’Agenzia delle Entrate, ma molti non sfruttano l’occasione. Infatti una parte del canone di affitto che un contribuente ha versato l’anno precedente quello in cui si presenta la dichiarazione dei redditi, sia essa tramite il modello Redditi Persone Fisiche o il Modello 730, viene recuperato come sgravio fiscale.
E come tutti sanno lo sgravio spesso porta ad un rimborso fiscale. Ma come si inserisce il canone di affitto pagato da un inquilino per la casa di abitazione del suo nucleo familiare nella dichiarazione dei redditi e cosa si recupera effettivamente?
Spese di affitto detraibili, ma non tutti lo sanno
Il contribuente che presenta la dichiarazione dei redditi difficilmente dimentica di inserire spese sanitarie, interessi per il mutuo, spese di assicurazione o di ristrutturazione. Sono queste le detrazioni più comuni usate dai contribuenti per pagare meno IRPEF sui redditi. Le spese come il reddito, deve essere quello dell’anno di imposta precedente. Il canone di affitto pagato da un contribuente che vive in locazione con il suo nucleo familiare invece, spesso viene omesso nella dichiarazione dei redditi.
Anche perché la procedura di inserimento, per esempio nel modello 730, è particolare. Ed anche la detrazione è particolare. Con il modello 730 quindi, è possibile scaricare dalle tasse dovute, quanto pagato l’affitto. In primo luogo la detrazione è ammessa per gli inquilini che, come detto, hanno nella casa oggetto dell’affitto, la loro residenza. Quindi la prima casa in affitto da diritto alla detrazione.
Tutto come previsto dall’articolo 16 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che è l’apparato normativo da prendere a riferimento per tutti gli oneri detraibili ma non solo.
Cosa recuperare sul canone di affitto e perché una parte la rimborsa l’Agenzia delle Entrate
Naturalmente parliamo di contratto di locazione regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate. La detrazione fruibile varia da 150 a 300 euro. Ed è commisurata al reddito complessivo del contribuente. Ma se il contratto di affitto ha una forma particolare, la detrazione va da 247,90 a 495,80 euro.
Parliamo di contratto di affitto in regime convenzionale, cioè basato su accordi a carattere locale. Se invece il contribuente che vive in una casa in affitto è un giovane fino a 31 anni non compiuti, la detrazione sale tra i 991,60 ed i 2.000 euro.
Prima casa, ma anche la casa dove un lavoratore si sposta per motivi di lavoro
La detrazione per il canone di affitto per la casa principale del nucleo familiare non è l’unico vantaggio fiscale che offre il TUIR. Perché una parte del canone di affitto lo rimborsa l’Agenzia delle Entrate anche ai contribuenti che sono lavoratori dipendenti che trasferiscono la residenza fuori sede per motivi di lavoro.
In questo caso l’importo della detrazione spettante è tra i 495,80 e 991,60 euro e sempre commisurata al reddito complessivo del contribuente. L’inserimento dell’onere detraibile non è sulla falsariga di spese sanitarie e di tutti gli altri oneri classici.
Infatti c’è un apposito rigo dove bisogna indicare la tipologia di detrazione che si richiede tra quella ordinaria, quella in regime convenzionale o quella per i giovani under 31. Nel modello 730 l’area di interesse è il quadro rigo E71 per la prima casa e rigo E72 per i lavoratori fuori sede. Mentre nel modello Redditi il rigo di riferimento è l’RP71.

