Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 6 minuti

Regista e videoartista, Bennet Pimpinella è autore di filmati originali realizzati intervenendo, come farebbe una sorta di artista-artigiano digitale, su singoli frame di pellicole analogiche che graffia, colora e disegna con un mix di tecniche e strumenti.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Abbiamo avuto modo di apprezzare la sua originale ricerca già dal 2024 quando è stato scelto da Foscarini per partecipare al progetto What’s in a lamp? attraverso il quale l’account Instagram del brand si è trasformato in una piattaforma espositiva per artisti di varia estrazione, chiamati a interpretare liberamente le lampade della collezione.

La sua tecnica incarna perfettamente il passaggio dal digitale al reale che Foscarini ha deciso poi di mettere letteralmente in scena nel proprio showroom con CAOS PERFETTO – Scratched stories of light di cui parliamo con l’autore.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto
Bennet Pimpinella, foto di G. Koren

Graffiando la pellicola: luce e immagine

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto
Spazio Monforte., Caos Perfetto, foto di G. Koren

Cresciuto in un ambiente familiare dove respira già da piccolo il mondo dell’arte, Pimpinella dopo gli studi all’Accademia Internazionale delle Scienze e delle Arti dell’Immagine scopre il mondo del cinema, una forma espressiva che trasforma a fondo la sua visione stessa dell’arte. Incontra nel suo percorso grandi maestri come Vittorio Storaro, entrando a far parte del suo team per dieci anni, dove impara soprattutto a maneggiare e prendersi cura della pellicola adottandola come mezzo espressivo.

La sua estetica deve molto alla scoperta del cinema diretto, senza macchina da presa, in seguito al quale Pimpinella sperimenta con il Super 8, graffiando, colorando e intervenendo direttamente sulla pellicola fortemente affascinato dalla ritualità della proiezione.

Questo è il tuo primo progetto insieme a un’azienda del design, pensato per comunicare la cultura della luce…

Si, infatti, per “What’s in a lamp?”, ho cercato di creare una connessione profonda con la luce diventata la mia guida, e da lì è nata l’ispirazione per sei mini-film che ho creato trasformando frammenti di un film graffiando la pellicola, aggiungendo colori e rendendo le lampade Foscarini parte della scena in modo un po’ surreale, per esempio sostituendo le teste dei personaggi-attori con alcune lampade

 

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto
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Ogni film risulta unico – continua Pimpinella – distinto per colore e tecnica, dove le lampade Foscarini sono diventate parte integrante della narrazione. Ho voluto fondere la materialità della pellicola graffiata e colorata con il surreale, creando un dialogo tra luce e ombra che raccontasse delle storie. Come succede spesso nei miei lavori ho usato come materiale la pellicola utilizzata per il trailer di un film, così come si può acquistare sul mercato. Ho scelto quel film per la presenza di diverse scene di interni con lampade e punti luce diversi, dove ho poi inserito quelle dell’azienda.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Un paziente lavoro di stratificazione

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

La ricerca di Pimpinella sul digitale e l’analogico dura da oltre vent’anni ma, come ci rivela, se può cambiare il supporto la tecnica del graffio rimane sempre invariata, tanto da diventare il suo segno di riconoscimento.

Nel processo è fondamentale il supporto: “decido se filmare del materiale nuovo e, una volta sviluppato, ottenere il positivo su cui graffiare e intervenire, oppure se lavorare utilizzando pellicole esistenti da manipolare”.

E qui entra in gioco l’aspetto artigianale, legato alla materialità. La scelta della pellicola è cruciale e dipende dal tipo di lavoro perché ne esistono molte variabili: il formato, le perforazioni, il fatto che sia già impressa o ancora non esposta, persino il marchio e l’età dell’emulsione.

È un lavoro che richiede una pazienza più che certosina…

Per fare un secondo di animazione ci metto anche dei giorni – confessa l’artista – e la meticolosità è essenziale: prima graffio i bordi e levo i volti degli attori sempre graffiandoli, una volta eliminata l’emulsione la luce può attraversare la pellicola e a questo punto lascio nel frame solo quel che mi interessa. Poi applico i Letraset (una collezione di trasferibili accumulata negli ultimi vent’anni, di ogni tipo e marca) oppure uso i retini applicandoli sul retro, come facevano gli architetti nei loro lucidi o i fumettisti, ritagliandolo dove serve per creare dei fondi. Infine, arriva il colore secondo un lavoro di stratificazione che potrebbe anche non finire mai e si interrompe quando mi dico: okay il frame è completo.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Per graffiare la pellicola posso usare punteruoli, aghi, kit da dentista; taglio, incollo e coloro utilizzando ogni tipo di materiale disponibile. Ogni colore mi da un risultato diverso, e variano dai pigmenti per vetro, in grado di dare trasparenza e una grande brillantezza, agli inchiostri a base d’acqua, fino ai colori indelebili o la china anche diluita con l’acqua per ottenere quell’effetto craquelé che nella proiezione ha un certo impatto visivo

Nel caso di CAOS PERFETTO – Scratched stories of light, nello showroom Foscarini, il risultato è stato polifonico: ci sono tre doppie proiezioni in vetrina (uno schermo verso l’esterno e l’altro verso l’interno), le pellicole inserite nei light box incorniciate come quadri di diverso formato, e sui tavoli i video del making off così come si possono vedere anche nei reels della sua pagina Instagram.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Rispetto al lavoro fatto per What’s in a lamp? qui la pellicola da 35mm è vergine, non impressionata; quindi, usata come una “tela bianca” dove l’ispirazione va all’arte del Novecento e all’astrattismo – afferma Pimpinella – tra Kandinskij, Pollock, Burri. C’è il prodotto finale, il video, e ci sono le pellicole, tagliate e assemblate, servite a produrlo per circa 14 mila frame esposti.

Si è trattato di un viaggio attraverso luce, materia e segno, dove il caos non e? disordine ma armonia – spiega Pimpinella – e crepe nel colore diventano ritmo, segnano il tempo e trasformano la superficie in un territorio vivo e mutevole. Le lampade si integravano nel racconto, in un’alternanza tra movimento e istanti sospesi, dando vita a un racconto visivo

A Ferruccio Laviani è stato affidato il compito di integrare il lavoro di Pimpinella negli ambienti di Corso Monforte e di trasformare l’installazione site specific dell’artista nel portale di accesso all’esperienza completa che, iniziando dall’esterno, con le vetrine, proseguiva al piano interrato, il tutto immerso in una colonna sonora originale composta da Carmine Calia già collaboratore del progetto precedente.

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto

Nella visione di Bennet Pimpinella i confini tra analogico e digitale sono sfumati e producono autentico incanto: foto e immagini

Ali Filippini
Ali Filippini, laureato in design al Politecnico di Milano, dottore di ricerca in Design, affianca all'attività didattica quella professionale in ambito editoriale collaborando come giornalista pubblicista per riviste di settore (Abitare, Auto&Design) e a progetti dedicati alla cultura del design. Per Pianeta Design i suoi contributi vertono maggiormente sui temi della tecnologia e dell’innovazione.