Supersalone 2021 Lago Design: intervista a Daniele Lago

In occasione della Milano Design Week, abbiamo incontrato ed intervistato Daniele Lago, che ci ha raccontato le novità della collezione presentata in occasione del Salone del Mobile.

Supersalone 2021 Lago Design

Supersalone 2021 Lago Design – Nata come impresa artigianale, Lago (Lago.it) nel tempo ha saputo ritagliarsi una sua identità precisa diventando un marchio innovativo nel panorama del design italiano. Dal 2006 sotto la conduzione di Daniele Lago, fortemente orientata al design, l’azienda diventa una delle più interessanti rivelazioni degli ultimi anni.

La visione allargata del design come disciplina che produce senso e non solo prodotti, in grado di innovare tutta la filiera, ha reso possibile l’affermazione di Lago come azienda all’avanguardia, capace di proporre nuove visioni e modelli per l’abitare. Più che prodotti, l’azienda progetta alfabeti e chiama il fruitore finale a utilizzarli, creando un design partecipativo, bottom-up, che si arricchisce delle energie che provengono dall’utente finale.

Lago si propone di fare del design uno strumento di trasformazione sociale, per creare ambienti che entrino in risonanza con chi li vive, ne abbiamo parlato con Daniele Lago, CEO e Head of Design.

Supersalone 2021 Lago Design: intervista a Daniele Lago

Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale di Lago da sempre c’è innovazione e tanta ricerca. Ce ne vuoi parlare?

Parecchi anni fa abbiamo cercato di individuare una traiettoria, risultata poi innovativa, che puntava a coniugare il fare impresa con il generare significati, intraprendendo un percorso che fosse in equilibrio con il pianeta e che fosse in grado di rimettere le persone al centro. La vera innovazione, però, è stata cercare di riscoprire i motivi per cui facciamo questo mestiere. Il risultato è un documento del 2008 intitolato «La grande idea» che tracciava proprio questa rotta. Partendo da questo abbiamo poi innovato tutti gli ambiti aziendali, da prodotto al modello organizzativo, dal retail alla distribuzione.

Ci sono anche altri valori che guidano la vostra storia aziendale, come il design che agisce come innovatore sociale?

I nostri valori si basano sicuramente sull’intendere la vita come un esperimento, un’avventura, e sul rispetto a tutti i livelli, da come concepiamo la squadra a come cerchiamo di avere sensibilità quando proponiamo qualcosa di nuovo. Ne è un esempio il progetto gentilezza presentato alla Design Week del 2017. Ogni anno, infatti, al Salone portiamo avanti temi che hanno a che fare sia con il design sia con la società. Vogliamo essere diffusori di messaggi e, parlando a 25 milioni di persone, cerchiamo sempre di avere una sensibilità che possa migliorare il pianeta.

In che modo si sta evolvendo, oggi, il settore dell’arredamento, vista anche la pandemia di Covid-19, che ci ha fatto riscoprire l’importanza della casa durante il lockdown?

Abbiamo notato una ritrovata centralità dell’abitazione e una forte pressione che ha permesso alla digitalizzazione di subire una notevole accelerazione. In LAGO, avendo già quell’approccio da tanti anni, abbiamo colto la palla al balzo per mettere a terra progetti che avevamo in pancia, come le videocall con i progettisti. Questo accorciamento delle distanze ha sdoganato modalità di relazioni tra noi e consumatori, dealer e architetti. Comunichiamo in maniera diversa rispetto a prima, sicuramente più evoluta. La sfida vera credo sarà capire come rendere queste nuove comunicazioni empatiche.

Vi siete posti nuovi obiettivi in ottica green o nuove soluzioni eco-sostenibili?

Più che nuovi obiettivi, crediamo sia importante essere ancora più determinati sul tema green. In passato avevamo già identificato due assi strategici su cui muoverci: da un lato la circolarità e la sostenibilità a tutto tondo che perseguiamo sin dall’inizio con progetti come la bio fabbrica e il nuovo Campus, dall’altro l’intelligenza artificiale con tecnologie più evolute che permetteranno di evolvere i business model, le modalità di relazione e gli approcci. Sono due temi che come sempre dovranno essere l’aria che respiriamo e non un dipartimento distaccato dell’azienda.

Dopo la pandemia e il lockdown, quali sono le sfide del futuro che dovranno affrontare le aziende del settore design?

Sicuramente il tema ambientale e poi il tema più grande del settore design: la necessaria accelerazione della morte della cultura novecentesca. Il digitale ha sdoganato modalità diverse di governance e leadership. Vinceranno quelli che resteranno al passo e capiranno come strutturarli e ingaggiarli. Credo inoltre che le sfide a cui andiamo incontro abbiano a che fare tanto anche con le risorse umane. Sarà una sfida epocale.

Come sarà la casa del futuro secondo Lago?

Sarà una casa con tasso di flessibilità maggiore per darle la possibilità di diventare all’occorrenza luogo di lavoro e studio. Avrà spazi outdoor e giardini più ampi nell’ottica di mantenere un equilibrio sempre più saldo con il pianeta. Credo però che nei fondamentali non sia cambiata: la casa ha mantenuto lo stesso livello di comfort ed è capire di fare sentire bene chi la abita. In questo ultimo anno le persone si sono rese disponibili a investire in questo nido dove, per forza di cose, ci ritroviamo a passare più tempo. Sembra ci siano accelerazioni significative anche nelle seconde case.

Ci racconti le novità della collezione Lago?

Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo presentato pochi pezzi, ma a settembre lanceremo una nuova collezione molto corposa: ci saranno 30 nuovi prodotti di cui 4 in limited edition, realizzati ognuno in 100 pezzi numerati. È la prima volta che ci lanciamo in un progetto di questo tipo. Uscirà poi anche un nuovo catalogo di 300 pagine con tanta forza e tante novità.”

Quale sarà il concept dell’allestimento per la Design Week 2021?

“Noi abbiamo molto assecondato l’idea di mostra lanciata dal Supersalone, quindi abbiamo ridotto il numero di pezzi in esposizione. Ci saranno i 4 prodotti della limited edition il cui trait d’union sarà un materiale nuovo sviluppato su tecnologia XGlass che riprenderà il tema dell’intreccio dei materiali.

Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a tuo avviso sulla scena del design contemporaneo?

C’è qualche segnale interessante, a partire dalla revisione delle modalità con cui acquisteremo il design, con sperimentazione ad esempio dell’ecommerce e dell’affitto. Sul tema prodotti maggiore sensibilità al tema ambientale. Penso che la casa, a differenza di altri settori, non sia stata stravolta dalla pandemia. Ci saranno, invece, grandi stravolgimenti nelle relazioni tra aziende e stakeholder. Ad esempio, le aziende che sapranno ingaggiare maggiormente la proprio community avranno maggior futuro.

Una domanda che è anche un po’ una provocazione: esiste ancora uno stile italiano nel design?

Sì, perché pur avendo una globalizzazione potente, i brand italiani riescono ancora a dare contributi maggiori in termini di ricerca estetica e di design. Il collettore credo che sia da sempre il Salone del Mobile dove si riesce ancora a trovare una sottile linea comune che definisce la personalità del nostro Paese.