Irruzione di forze dell’ordine per un sospetto infondato: spetta il risarcimento?

Autore:
Carabelli Ennio
  • Esperto legale, Giornalista

Cosa accade quando le forze dell’ordine entrano in un domicilio privato per un errore o per un sospetto infondato. Il proprietario potrà chiedere il risarcimento danni? Ecco la pronuncia della Cassazione.

Irruzione di forze dell’ordine per un sospetto infondato: spetta il risarcimento?
Autore: fsHH / Pixabay

Le forze dell’ordine nel corso delle indagini, al fine di compiere atti a sorpresa, non possono violare la “sacralità” della proprietà privata salvo i casi di mandato fornito dal giudice.

Il mandato non è richiesto solo nei casi di flagranza di reato, ma anche nella circostanza in cui vi sia un fondato sospetto che, all’interno dell’abitazione, si nasconda un evaso o una persona ricercata per reati di associazione per delinquere, spaccio di sostanze stupefacenti.

Cosa accade, invece, quando le forze dell’ordine entrano in una proprietà privata, facendo irruzione sena mandato e per errore o sospetto infondato?

Irruzione delle forze dell’ordine per errore o sospetto  infondato: cosa può accadere

Secondo la Corte di Cassazione, all’esito di una vicenda che vide protagonista una coppia di coniugi, entrambi legittimati attivi nella richiesta di risarcimento danni formulata a carico del Ministero della Difesa per un trauma psicologico provocato da un fatto increscioso (irruzione di Carabinieri all’interno della propria casa, ritenendo, per errore che nella stessa ci fossero le prove di un grave reato), l’irruzione in abitazione privata dei Carabinieri non è ammissibile per errore ovvero  la perquisizione effettuata in assenza di requisiti legali, per colpa grave o imperizia, consente al cittadino di poter lamentare in giudizio il risarcimento danni.

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L’onere della prova contraria spetta al cittadino, dovendo quest’ultimo, dimostrare che l’autorità intervenuta  abbia agito con leggerezza e superficialità, derogando dall’ordinaria diligenza che avrebbe potuto evitare di fare irruzione sulla scorta di sospetti ex ante rivelatisi infondati.

Pertanto, secondo la Corte di Cassazione(civ. sez. VI,  ord., 26 ottobre 2022, n. 31633.), l’errore commesso nell’irruzione in abitazione privata, da parte delle forze dell’Ordine, non è espressione di per se di una condotta colposa.

L’errore può essere colposo o non colposo come nel caso di intervento dopo aver udito degli spari provenire dall’appartamento in cui si fa irruzione, al fine di evitare la consumazione di un delitto che induce le forze dell’ordine a sfondare la porta dell’abitazione salvo poi scoprire che la pistola sia stata utilizzata solo per gioco.

L’errore, in tal caso, sussiste nella percezione del fatto, ma non deriva da una negligenza, imprudenza o imperizia degli agenti, bensì da un intervento scrupoloso.
Pertanto non occorre solo l’errore, ma è, altresì, necessario che l’intervento delle forze dell’ordine sia dovuto ad errore evitabile per diligenza media, addebitabile a grave negligenza nell’agire.

La prova della colpa dell’agente e non solo dell’errore, è alquanto complessa e gravosa, risultando essere in capo al privato che faccia valere istanza di risarcimento del danno in giudizio.

Di fatto, risulta alquanto arguto, riuscire a dimostrare che il danno lamentato e di cui si chiede il risarcimento, sia imputabile non solo all’errore degli agenti intervenuti, bensì dovuto a colpa grave o negligenza degli stessi al momento dell’irruzione in un’abitazione privata.

Intervenire, entrare in un’abitazione per la percezione di un reato che, invero, risulta essere solo per errore, non imputabile agli agenti non basta per far valere l’azione risarcitoria a danni.

Occorre, infatti, che tale errore sia condizionato da colpa grave o imperizia degli agenti, evitabile attraverso la media diligenza con l’onere della prova, alquanto complessa, gravante tutta in capo al richiedente.