Direttiva green: mutui più difficili?
Direttiva Green europea: preoccupazione per l’Abi per il provvedimento che potrebbe rivelarsi un duro colpo per i patrimoni delle famiglie italiane.

Non bastava il timore per le famiglie italiane di dover programmare una serie di interventi per ristrutturare casa ed attenersi alla direttiva Case green. L’intervento normativo europeo rischia infatti di impattare pesantemente anche sui mutui, riducendo le possibilità per chi avrà intenzione di comprare o riqualificare la propria abitazione, dovendola adeguare ad una classe energetica migliore.
A suonare il campanello d’allarme è l’Abi, il cui direttore generale, Giovanni Sabatini, nella giornata di giovedì 16 in audizione presso la commissione Politiche dell’Unione europea della Camera, ha espresso i suoi timori. Già a partire dall’articolo 1 della direttiva, dove si parla di “norme sul portafoglio ipotecario”, ovvero
di aumentare la prestazione energetica mediana del portafoglio di edifici coperti dai loro mutui ipotecari.
La norma, scritta in questo modo, obbligherebbe le stesse banche ad intervenire sugli immobili e quindi a migliorare la loro efficienza, anche quando non sono di loro proprietà.
L’effetto potrebbe essere davvero impattante. Come espresso dallo stesso Sabatini
le banche sarebbero necessariamente obbligate – nell’impossibilità di migliorare la qualità degli immobili già assunti in garanzia – a orientare le proprie scelte di finanziamento verso immobili che hanno migliori performance energetiche, riducendo le possibilità di accesso al credito per l’acquisto/riqualificazione degli immobili di minore qualità.
Per le abitazioni che allo stato attuale dovrebbero venire adeguate, la possibilità di ottenere un mutuo si ridurrebbe drasticamente.
Direttiva case green: mutui impossibili per le abitazioni energivore?

Si passerebbe così ad avere la necessità di interventi privati che, per alcune famiglie, potrebbero essere difficili da sostenere. Il timore dell’Abi è che
Le banche potrebbero avere difficoltà a erogare finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso merito creditizio, posto che il processo di finanziamento deve basarsi necessariamente su una solida valutazione del merito di credito, ai sensi di quanto è previsto dalla disciplina di vigilanza bancaria, nonché dalla direttiva sul credito immobiliare ai consumatori, per evitare fenomeni di sovraindebitamento.
Per lo Stato quindi, dopo il Superbonus, potrebbe essere obbligatorio intervenire direttamente in favore delle famiglie meno abbienti. Ma i guai, per le banche, non finiscono qui. Se direttamente, la svalutazione del patrimonio immobiliare sarebbe pressoché immediata, un minor valore degli immobili in possesso delle famiglie costituirebbe un abbassamento del patrimonio e dunque più difficoltà ad avere accesso al credito.
Ecco perché l’associazione si augura che a livello europeo, nei prossimi passaggi, si tenga conto dello scenario, in maniera da apportare modifiche, soprattutto per quanto riguarda i termini entro cui approntare le riqualificazioni, classe E entro il 2030 e D entro il 2033.