Controlli sui cantieri del Superbonus: frodi per 9,3 miliardi
I controlli sui cantieri del Superbonus hanno smascherato frodi per 9,3 miliardi di euro. A dirlo sono i dati della Guardia di Finanza, in sinergia con l’Agenzia delle Entrate, che svelano così un sottosuolo di corruzione e illeciti enorme di cui, purtroppo, potrebbero pagare il conto i cittadini inconsapevoli che hanno dato il via libera ai lavori.
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Nelle ultime ore non si fa che parlare delle frodi del Superbonus, soprattutto dopo l’articolo de Il Sole 24 Ore che ha rivelato i dati congiunti della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate riguardo proprio l’ammontare degli illeciti. La somma, che è di poco inferiore ai 10 miliardi di euro, fa impallidire e preoccupa enormemente le forze dell’ordine, ma ancora di più i contribuenti che, in buona fede e all’oscuro di tutto, hanno dato il via libera ai lavori e ora, con ogni probabilità, dovranno pagare di tasca propria.
Quello che c’è all’orizzonte per chi ha a che fare con i cantieri non completati o irregolari, infatti, è la perdita del diritto alla detrazione e, di conseguenza, l’obbligo di restituire quanto già ricevuto e di saldare per intero quanto ancora da terminare. Ecco il quadro generale, e lo schema operativo delle frodi, che si concentrano sui cantieri ancora aperti e che fanno entrare nel mirino della Guardia di Finanza i lavori ancora da terminare.
Controlli sui cantieri del Superbonus

Mai come in questo periodo, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate sono a lavoro per attuare controlli a tappeto su tutto il territorio italiano per smascherare le frodi legate al Superbonus. Nel mirino delle verifiche ci sono principalmente i cantieri ancora aperti poichè, dai dati raccolti finora e dalle evidenze riscontrate, sono proprio quelli che, con maggior probabilità, celano frodi e illeciti. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di truffe risalenti a prima della stretta normativa del 2021, che ha da un lato definito il perimetro del numero delle cessioni e il profilo soggettivo dei cessionari, e dall’altro ha limitato la possibilità di accedere allo sconto in fattura o alla cessione del credito d’imposta.
Il modus operandi è il seguente: le cosiddette società cartiere (amministrate da prestanome o teste di legno) hanno emesso fatture per lavori inesistenti, da rigirare ad altri soggetti per dedurre costi mai sostenuti, abbattere imponibili ai fini IVA o maturare crediti d’imposta non reali. La società, quindi, fa da intermediario sia per generare i crediti d’imposta che per cederli a terzi. Con questo modus operandi si è arrivati, attualmente, ad illeciti pari a ben 9,3 miliardi di euro, una cifra affatto irrisoria e che potrebbe ricadere, tra gli altri, anche sui cittadini inconsapevoli di tutto.
Conseguenze per i cittadini

Come anticipato, la principale conseguenza per le frodi è la perdita del diritto alla detrazione, che purtroppo potrebbe ricadere sulle spalle dei cittadini che ne hanno usufruito, anche in buona fede, oltre che sui colpevoli della truffa, che sicuramente pagheranno conti molto più salati. Chi inconsapevolmente ha dato il via libera ai lavori, rischia infatti di trovarsi invischiato se:
- si riscontrano cantieri non completati,
- ci sono irregolarità nelle asseverazioni,
- la valutazione degli stati di avanzamento dei lavori non è corretta.
Dopo una serie di strette alla misura, avvenute nel corso degli anni passati, il Superbonus tornerà nel 2026 solamente per alcuni casi specifici, tra cui rientrano le aree terremotate. Non si parlerà più, quindi, di Superbonus nella forma classica con lui lo si è conosciuto, ma si avrà una versione ridotta e semplificata, anche con lo scopo di ridurre le frodi di cui sopra. Inoltre, si intensificheranno anche i controlli a livello catastale, per regolarizzare tutte quelle situazioni ancora in sospeso.