Cedolare secca al 26%, gli affitti brevi ancora i più convenienti
L’aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21% al 26% sembra non aver intaccato il mondo degli affitti brevi che risultano in ogni caso più convenienti: è quanto emerge da uno studio condotto dal Sole 24 Ore. Vediamo quali città non risentiranno dell’aumento delle tasse da parte del Governo e chi, invece, costituisce un’eccezione.

La cedolare secca al 26% non va ad intaccare la convenienza degli affitti brevi che continuano a battere quelli lunghi: a confermarlo è lo studio condotto dal Sole 24 Ore che dimostra come nelle città d’arte risulti comunque più vantaggioso optare per un contratto di locazione breve. Ricordiamo che il disegno di legge di Bilancio ha apportato delle modifiche alla disciplina fiscale sulle locazioni brevi; nel dettaglio, è stata aumentata la tassazione per coloro che hanno scelto la cedolare secca che passera dal 21% al 26% a partire dal 1° gennaio 2024.
Cedolare secca in aumento: gli affitti brevi battono i lunghi

Grazie alle simulazioni elaborate dal Sole 24 Ore, è stato possibile dimostrare che l’affitto breve otterrà un rendimento maggiore rispetto al contratto di locazione 4+4. Il quotidiano ha preso in esame un bilocale situato a Roma del valore di 350mila euro. Il proprietario riscuote un canone annuo di 19.800 euro con il contratto di locazione a canone libero (1.620 euro al mese). Optando per la cedolare secca al 21%, il reddito corrisponderebbe a 13.976 euro , al netto dei costi (Imu e spese). La situazione cambia prediligendo l’affitto breve che farebbe salire l’incasso a 51.363 euro all’anno.
Dell’intero importo andrebbero tolte diverse spese come quelle di pulizia, i costi operativi, oltre alla cedolare secca. Nel caso in cui il proprietario possegga più di un appartamento a reddito con la locazione turistica, il reddito netto si ridurrebbe a 24.062 euro (con cedolare al 26%). Nonostante il rendimento inferiore, l’affitto breve risulta in ogni caso più conveniente di quello lungo.
L’unica eccezione è Torino, città in cui risulta più vantaggioso l’affitto lungo con la cedolare secca al 21%. Milano, invece, si divide tra il contratto 4+4 che ha un rendimento netto pari al 4,3% e l’affitto breve con il 4,4% di guadagno. Tuttavia, con due immobili in affitto breve e cedolare secca al 26%, il rendimento netto scenderebbe al 3,9%. Spostiamoci a Napoli dove viene confermata la convenienza dell’affitto breve. Nello specifico, l’affitto tradizionale offre un rendimento del 4,2% mentre il contratto di locazione breve permette il 4,8% di guadagno (dal 5,5% con cedolare al 21%).
Cos’è la cedolare secca sugli affitti e come funziona
È notizia di questi giorni che la nuova manovra dovrebbe portare ad un aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%. Ma di cosa si tratta e come funziona? Consiste in un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali. Inoltre, è possibile optare per la cedolare secca sia alla registrazione del contratto sia negli anni successivi, in caso di affitti pluriennali. In caso di proroga del contratto, è necessario confermare l’opzione della cedolare secca contestualmente alla comunicazione di proroga.