Affitti brevi, la cedolare secca aumenta al 26%: ecco cosa cambia
Stangata in arrivo sugli affitti brevi, la cedolare secca passa dal 21% a 26%: è quanto emerge dalla bozza del disegno di Legge di Bilancio 2024 che apporta modifiche alle locazioni brevi. Scopriamo cosa comporta il cambio di regime fiscale e chi va a colpire.

La bozza della manovra contiene delle modifiche alla disciplina fiscale sulle locazioni brevi e sulle plusvalenze in caso di cessione a titolo oneroso di beni immobili. Nel dettaglio, le novità riguardano gli affitti brevi (o turistici) e l’aumento della tassazione per coloro che hanno scelto la cedolare secca che salirà al 26%.
Ricordiamo che la cedolare secca è un regime facoltativo che consiste nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali e questa opzione implica la rinuncia alla facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone di locazione. Inoltre, dal 2021 l’applicabilità è prevista solo se nell’anno si destinano a questa finalità al massimo quattro appartamenti; oltre tale soglia, l’attività, da chiunque esercitata, si considera svolta in forma imprenditoriale. Dunque, se il testo dovesse essere approvato, dal 1° gennaio 2024 l’aliquota applicabile passerebbe dal 21% al 26%.
Cedolare secca al 26% sugli affitti brevi: le novità in manovra

Intanto, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, anticipa l’arrivo di nuove misure:
Sugli affitti brevi c’è un Far West. Vedrete che a breve, assieme e coordinandoci con i sindaci delle città metropolitane e con tutti gli assessori del turismo, arriveremo a una definizione. È un settore che ha bisogno di regolamentazione tenendo presente che per noi la proprietà privata è sacra, e quindi non criminalizzeremo, ma regoleremo.
Un’altra novità sugli affitti brevi riguarda la sentenza del Consiglio di Stato n. 9188 del 24 ottobre 2023 che ribadisce che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi.
Airbnb ha sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporta il corretto pagamento delle imposte degli host applicando il quadro europeo di riferimento sulla rendicontazione, noto come Dac7. In attesa della decisione finale da parte del Consiglio di Stato, continueremo ad implementare la direttiva Ue in materia
, si legge in una nota di Airbnb. Non è, poi, mancato il commento di Federalberghi:
Confidiamo che il pronunciamento del Consiglio di Stato metta la parola fine a una telenovela che si trascina da più di sei anni, durante i quali Airbnb si è appigliato a ogni cavillo pur di non rispettare le leggi dello Stato. Federalberghi è intervenuta nel giudizio al fianco dell’agenzia delle Entrate per promuovere la trasparenza del mercato nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.
In merito alla questione dei 500 milioni di euro di tasse non versate all’Agenzia delle Entrate, Federalberghi ha dichiarato:
Ci auguriamo che non si facciano sconti e che la web company americana venga invitata a pagare per intero le somme sottratte all’erario in questi anni, senza dimenticare sanzioni e interessi.
Cedolare secca: quanto si paga?
Ad oggi, l’imposta sostitutiva si calcola applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti.
È prevista un’aliquota ridotta al 10% per i contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni ubicate:
- nei comuni con carenze di disponibilità abitative. Si tratta, in pratica, dei comuni di Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia e dei comuni confinanti con gli stessi nonché degli altri comuni capoluogo di provincia
- nei comuni ad alta tensione abitativa individuati dal Cipe.