L’arte della ceramica siciliana: l’intervista a Antonio e Giuseppe Bevilacqua
Ceramica Bevilacqua: immersa nel suggestivo centro storico di Campofranco, a pochi passi dalla meravigliosa Valle dei Templi di Agrigento, sorge una piccola bottega d’eccezione. Ben lontano dall’itinerario delle ceramiche tradizionali, questo laboratorio è il cuore pulsante dell’arte e della creatività dei fratelli Bevilacqua.

Ogni oggetto plasmato è una vera opera d’arte, unica e irripetibile. Ciascun pezzo nasce interamente per mano dei maestri artigiani, dall’argilla che prende forma dalla lavorazione, decorazione e cottura. In questo antico processo artigianale, argilla, acqua, pigmenti, affidabilità e passione si fondono per dare vita a un autentico prodotto Bevilacqua (www.ceramicabevilacqua.com).
Scegliendo l’argilla bianca, il risultato si fa magico: i colori brillano di intensità e vivacità, raccontando storie di tradizione e innovazione. Ogni manufatto Bevilacqua è esclusivo, realizzato interamente in Sicilia con dedizione e maestria. La cultura della materia, la conoscenza delle tecniche di produzione, decorazione e cottura conferiscono a ogni oggetto una qualità indiscutibile.
Dai tavolini dalle forme geometriche alle teste di moro, dai delicati oggetti decorativi alle raffinate pigne, ogni pezzo è un’eccellenza artistica. Nell’arte Bevilacqua si manifesta l’autenticità nelle piccole imperfezioni, nelle discromie di ciascun manufatto. Ne abbiamo parlato con Antonio e Giuseppe Bevilacqua, co-Founder e proprietari dell’azienda.
Ci raccontate la storia di Ceramica Bevilacqua?
Giuseppe: Il Laboratorio nasce nel 1997 da un idea di nostra madre che, essendo docente di arte, ha sempre avuto la passione di dipingere. Nel 2007, io e Antonio decidiamo di iniziare un nuovo percorso commerciale: l’unico obiettivo che ci siamo prefissati era quello di riuscire a portare le nostre ceramiche fuori dal territorio siciliano. Non ci siamo mai posti dei limiti, ogni ostacolo era una nuova sfida da superare, anzi più grande era l’ostacolo più ci piaceva la sfida.
Antonio: Costanza, perseveranza, tenacità, curiosità guidati sempre da una forte passione, ci hanno permesso nel corso degli anni, di sperimentarci ed esprimerci su percorsi per noi nuovi che hanno aperto la finestra di quella piccola bottega sul mondo quasi; diciamo che il nostro scopo per il futuro e arrivare “lontano”.
Su quali valori si fondano l’identità e la filosofia produttiva di Ceramica Bevilacqua?

Giuseppe: Prima della nascita di ogni oggetto le domande che ci poniamo sono sempre basate su cosa e come vogliamo esprimere. L’identità siciliana è il punto focale delle nostre creazioni. Tutte le nostre opere testimoniano l’appartenenza ad un territorio che è denso di cultura, in una stratificazione di stili che derivano da tutte le nostre dominazioni. La corrente stilistica che preferiamo è però il Barocco, che emerge in molti modi: la tipica decorazione delle foglie d’acanto sulle teste di moro, ma anche nei rilievi nelle teste animalier. Il barocco e i colori brillanti sono una costante che si ripete nelle nostre realizzazioni. Cerchiamo di realizzare oggetti che siano eleganti e che parlino della Sicilia, ma in grado di inserirsi armoniosamente nelle case di tutto il Mondo, senza prevaricare ma facendosi notare nella loro unicità.
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Antonio: Non vorrei sembrare ripetitivo quando dico che la nostra filosofia è “andare lontano”, non solo superare i confini con i nostri prodotti, ma respirare idee oltre a essi, per riuscire a creare un melting pot ricco e pieno di suggestioni. Tutte le nostre creazioni sono frutto di storia e innovazione, cerchiamo sempre di attingere dalla tradizione ormai millenaria della maiolica siciliana e di raccontare la nostra identità culturale, ma se si riflette bene la sicilianità non è altro che una commistione tangibile tra le culture che l’hanno abitata, evidente nel nostro dialetto così come nell’architettura e ancora nelle tradizioni. Ogni nostro progetto vuole portare fuori ciò che abbiamo dentro, accanto a quelle che sono le tendenze che si vivono. Non è un caso forse che le nostre creazioni sono dominate dal colore della nostra terra, il blu intenso del suo mare, verde smeraldo come le colline dell’entroterra siciliano, e il nero intenso della lava dell’Etna.
Vi siete posti nuovi obiettivi in ottica green o nuove soluzioni eco-sostenibili?
Giuseppe: Siamo consapevoli di essere un’azienda energivora, la nostra produzione necessita di grandi quantità di energia per la doppia o tripla cottura della ceramica. Il primo passo che abbiamo fatto per ridurre l’ impatto ambientale è stato quello di dismettere i forni a gas e acquistare, con un investimento impegnativo, nuovi forni elettrici nell’ottica di alimentarli con energia che possiamo produrre. A questo punto, abbiamo quantificato i consumi e abbiamo iniziato le procedure per installare un impianto fotovoltaico che, a pieno regime, coprirà per intero i nostri bisogni. Del resto in Sicilia il sole non ci manca! Inoltre, abbiamo ri-progettato il nostro packaging, il 95% delle nostre confezioni è di cartone certificato, non usiamo più confezioni in pvc o simili e abbiamo ridotto al minimo l’uso della plastica.
Antonio: Ci piace pensare che se vogliamo che tutto rimanga come la natura lo ha donato a noi umani, è necessario che tutto cambi. In quest’ottica di riciclo, la nostra azienda si avvale di imballi con materiali riciclati. Non è da trascurare, inoltre che nel processo di produzione gran parte dei residui di argilla vengono nuovamente inserite nel circuito di produzione. Le nostre creazioni oltretutto sono progettate e prodotte in modo da poter durare nel tempo, proprio anche in supporto della sostenibilità.
Com’è nata la collaborazione sui Frigoriferi d’Arte con Dolce&Gabbana e Smeg?
Giuseppe: La prima esperienza lavorativa con Dolce&Gabbana è stata decisamente più tradizionale rispetto ai Frigoriferi d’Arte: avevamo prodotto delle ceramiche classiche per alcuni eventi. Poi, un giorno ci hanno chiamato chiedendoci se fossimo interessati a un nuovo progetto, totalmente diverso da quello che avevamo fatto fino ad allora, un progetto che anche per Dolce&Gabbana era nuovo e che mai nessuno aveva fatto prima: decorare dei frigoriferi come se fossero dei quadri. Dovevano essere delle opere d’arte! L’idea degli stilisti era quella di portare l’arte del carretto siciliano sulle scocche dei frigoriferi della Smeg. All’inizio, non lo neghiamo, ci siamo chiesti se davvero fossimo all’altezza del progetto, però gli stilisti ci avevano scelto e di certo noi non potevamo rifiutare una occasione simile! Ci ha un pò rassicurato l’idea che il tema fosse molto calzante per noi: esprimere la vivacità, l’esplosione dei colori e delle tradizioni della Sicilia. In totale ci sono stati affidati 14 frigoriferi su 100, siamo stati gli unici, tra i vari decoratori, a realizzarne così tanti.
Antonio: È stato forse un salto nel buio in cui il nostro desiderio di crescita, quella voglia di sperimentarsi, si è tuffato e si è sposato con quel progetto “made in Italy” così simile alla nostra filosofia: portare sulle nostre opere ciò che siamo tracciando nuove vie. Ci siamo ritrovati a far parte di un progetto di cui condividiamo a tutt’oggi forti valori e le tradizioni che gli hanno dato vita: le origini, come appartenenza al territorio, la memoria delle tradizioni e la capacità creativa di contaminare epoche discipline e culture.
Ci raccontate alcuni progetti recenti su cui avete lavorato?

Giuseppe: L’ultimo progetto importante è stato la realizzazione del pavimento della Fondazione “PG5 cuori” a Polizzi Generosa. Un’idea di Domenico Dolce e della sua famiglia, realizzata nel loro paese natale, un dono alla città, un centro culturale dove incontrarsi per scambiarsi idee e progetti. I decori del pavimento si ispirano alla storica tradizione delle maioliche siciliane, le mattonelle sono state realizzate a mano al 100%: abbiamo scelto il vecchio mattone siciliano, fatto con sagome di legno, mettendo l’argilla a mano dentro le fustelle con una lavorazione centenaria senza uso di mezzi meccanici. Le decorazioni sono state studiate sulla planimetria dell’edificio, adattandole agli spazi. Quello che non manca sono i colori! Il visitatore viene travolto dal giallo intenso, dal blu mare e dall’arancione entrando così in un ambiente che è il riassunto della nostra terra.
Antonio: L’ultimo frutto delle nostre “fantasie” ha dato vita ad una nuova linea di prodotti che abbiamo chiamato “jungle design lovers”. Dove pigne, teste di Moro narrando una leggenda d’amore millenaria, vestono stili e cromie 2.0, seguendo le inclinazioni e le tendenze con una palette di colori fresche e nuova; lasciando poi spazio a nuove forme, a “teste” che vivono nel nostro laboratorio, quelle imponenti di tre animali: il puma, l’orango e la nostra capretta tipica delle nostre zone, idealizzate nelle cromie bianco e nero nella versione sia lucida che Matt. Attraverso queste vogliamo oggi sottolineare l’importanza della materia e la sua capacità di prendere forma in nuove configurazioni ma sempre con un occhio dedicato all’eleganza da vivere nel quotidiano.
Com’è la casa del futuro secondo Ceramica Bevilacqua?
Giuseppe: Sicuramente, in seguito alla pandemia abbiamo rivalutato la casa, i suoi spazi e i suoi arredi, abbiamo scoperto di aver trascurato il luogo dove passiamo il nostro miglior tempo. Il nostro obiettivo è quello di progettare e realizzare oggetti che hanno una storia, che possano rendere le nostre case più colorate, calde, con forme e colori che ci diano uno stato di benessere.
Antonio: La casa cambia come chi la vive, ma è anche il posto dove ci sono i ricordi, le cose, le persone care; racconta di sé, ma è quel luogo dove l’essenzialità e la praticità si affiancano al timeless che ognuno di noi ricerca e che noi cerchiamo di imprimere nei nostri oggetti. Quello di oggi è un nuovo modo di vivere la casa, come dimensione di sé, riscoperta a fronte della pandemia in seguito della quale si è riportato alla luce l’amore per il lato estetico. Una casa dove chi la abita vuole essere protagonista, ed è per questo che cerchiamo con le nostre collezioni e con il nostro mix di colori di essere sposati agli stili di design più diversi.
Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a vostro avviso sulla scena del design contemporaneo?
Giuseppe: Sicuramente il design sta cercando l’essenza delle cose, provando a trovare un equilibrio tra oggetto e natura, tra tradizione e innovazione. Dall’inizio alla fine del processo di ideazione e realizzazione si cerca di essere il più possibile ecosostenibili, fermando la corsa all’accumulo di oggetti dozzinali e aprendo alla ricerca di piccole opere d’arte.
Antonio: Oggi si dà maggiore importanza alla capacità di sapersi evolvere, di saper uscire dagli schemi e sperimentare, senza mai allontanarsi completamente dalla tradizione. Penso che la vera innovazione muova dalla consapevolezza, dalla conoscenza e da ciò di cui si è padroni. Si respira oggi un grande ritorno all’artigianalità, al fatto a mano, al ricercato, per soddisfare quell’esigenza di unicità che è stata riscoperta. Assistiamo infatti ad un ritorno della manualità, nei settori più diversi, quell’artigianato che rappresenta un grande patrimonio italiano.
Una domanda che è anche un po’ una provocazione esiste ancora uno stile italiano nel design?
Giuseppe: Lo stile italiano è inconfondibile, esiste ed è pieno di vitalità. Una prova è che il Salone del Mobile è ogni anno in crescita, con visibilità internazionale e buyers di tantissime nazionalità. Questo dimostra che siamo ancora pionieri del design a livello mondiale. Lo stile italiano è molto richiesto all’estero, e soprattutto il nostro artigianato è sopraffino, dovremmo salvaguardarlo maggiormente.
Antonio: La globalizzazione ha aperto non solo le frontiere, ma uno sconfinamento di idee e stili.Bisogna però sottolineare che l’innovazione cresce in armonia o meglio ancora pone le sue radici nella tradizione, questo sapersi evolvere fedele a se stessa, è l’italianità. Lo stile italiano è progettualità, è creatività, è innovazione, è uso sapiente dei materiali, che oggi sta germogliando nella ricerca di nuove strade, si lascia contaminare, ma senza tagliare le sue radici.
Cosa significa per voi il concetto di Made in Italy?

Giuseppe: Il concetto di Made in Italy racchiude tutto quello che è storia, cultura, capacità e artigianalità italiana. La capacità di tramandare le tradizioni e di contemporaneamente innovarle ci distingue da tutti gli altri. Il Made in Italy è un marchio che esprime l’ingegno e l’eccellenza nel fare le cose ed è una garanzia per chi lo acquista.
Antonio: Il Made in Italy, spesso si traduce nel fatto a mano, nella capacità di andare oltre gli schemi; si caratterizza per l’abilità progettuale e di lavorazione dei materiali, elementi distintivi e linfa per la creatività. È la capacità di rinnovarsi partendo da ciò che è noto, traendo ispirazione anche da altre culture con cui si mescola senza lasciarsi attraversare, per questo conosciuto al di là dei suoi confini. Il “made in Italy” è unicità, ed è per questo che è ricercato, invidiato, emulato in tutto il mondo.