Al Madrid Design Festival il PET Lamp: 10 years weaving stories
Alla manifestazione madrilena il designer spagnolo Álvaro Catalán de Ocón ha presentato un’installazione che riassume dieci anni della sua attività nel tentativo di utilizzare la plastica in modo etico ed ecologico per realizzare delle lamapde.

Uno dei problemi ecologici più grandi legati alla produzione è, senza alcun dubbio, l’uso eccessivo di plastica. Il problema potrebbe essere arginato attraverso una drastica diminuzione dell’utilizzo di questo materiale e, soprattutto, il suo riciclo. Una necessità cui ha risposto il designer spagnolo Álvaro Catalán de Ocón, utilizzando proprio bottiglie di plastica per produrre lampade intrecciate.
Un impegno lungo dieci anni che ha mostrato al Madrid Design Festival grazie all’installazione PET Lamp: 10 years weaving stories. Qui sono stati messi in mostra anche disegni esclusivi creati con artigiani locali provenienti da Ghana, Etiopia, Cile, Colombia, Tailandia, Giappone e Australia. L’installazione, però, ha incluso soprattutto lampade di una vasta gamma di forme e dimensioni, mostrando come le diverse comunità regionali abbiano ciascuna i propri stili e tradizioni di tessitura.
Nascita del progetto PET

Questa attività ha mosso i primi passi nel 2012. Tutto si deve ad un metodo sviluppato da Catalán de Ocón per trasformare una bottiglia di plastica in un telaio per la tessitura di cesti.
In sostanza i tessitori esperti applicano quindi le proprie tecniche sulla struttura, creando un paralume intrecciato per un apparecchio di illuminazione a sospensione.
“Prendiamo bottiglie locali e le tagliamo a strisce come un telaio, poi le comunità indigene di tessitori intervengono con le loro fibre locali”, ha detto Catalán de Ocón. “Noi creiamo il metodo, quindi scelgono i colori e i motivi da applicare”.
La realizzazione di Eperara Siapidara

La prima lampada PET è Eperara Siapidara, ed è nata da una collaborazione con artigiani di Bogotà, in Colombia. Insieme a loro Catalán de Ocón ha sviluppato un design in cui s’intrecciano fibre tinte di “paja tetera”, prese da piante di palma o yucca, attorno alla struttura in plastica PET. Ogni lampada, quindi, è un pezzo unico anche se tutte incorporano motivi preispanici.
Nel 2014, poi, la collaborazione si è spostata nella capitale etiope Addis Abeba. Grazie ai suoi influssi culturali è stata realizzata una serie di lampade che utilizzano un metodo di avvolgimento. A Kyoto, invece, sono nate delle creazioni intrecciate di bambù. Per finire, la collaborazione più recente ha portato il designer ed artista a Bolgatanga, in Ghana.
Qui è stato prodotto un grande disegno attorcigliato intrecciato in erba elefante. Tutte attività e collaborazioni, dunque, che non solo hanno il pregio di mettere in evidenza le culture locali e il suo artigianato ma, soprattutto, dimostrano come un design sostenibile sia possibile.