A ribbon and a prayer: dal laico al sacro
Presso la sede di Binario49 a Reggio Emilia viene presentata la mostra fotografica di Massimiliano Camellini sulla trasormazione urbanistica e sociale di posti laici in luoghi sacri. Un’indagine interessante per vedere il legame che esiste tra le mutazioni antropologiche e quelle legate all’architettura e all’uso di questa.

Dal 28 aprile all’11 giugno a Reggio Emilia avrà luogo la mostra A ribbon and a prayer – da spazi laici a luoghi sacri, presso lo spazio Binario49. Si tratta di un progetto fotografico realizzato da Massimiliano Camellini e curato da Andrea Tinterri e Benedetta Incerti. Il suo fino è quello di andare ad indagare e testimoniare come i cambiamenti culturali e sociali abbiano portato posti precedentemente dedicati al lavoro, all’abitazione, al commercio, al tempo libero, ad essere luoghi di culto.
Si tratta di piccoli magazzini, capannoni industriali, laboratori, fattorie. Tutti edifici che hanno dovuto cessare la loro attività a causa del cambiamento di paradigmi economici e sociali. Il loro riscatto, però, è avvenuto attraverso delle comunità religiose, spesso composte di migranti, che li hanno trasformati in luoghi di preghiera, dando loro una nuova prospettiva.
Un processo che lascia spazio a un dibattito complesso, sulle cicatrici del capitalismo e dell’Occidente che vengono occupate, come fossero voragini fisiche, da comunità religiose, quasi sempre extraeuropee La dimensione del lavoro è uno spettro che appare sotto forma di dettagli, residui alle pareti, la stessa configurazione dei soffitti, dei pavimenti. Dove prima c’era un banco di lavoro ora si materializza un altare carico di simboli e oggetti necessari al rito.
ha spiegato Tinterri.
Le immagini di Camellini

Al centro di questa indagine sociale e urbanistica, dunque, ci sono tutte le diverse professioni religiose. La macchina da presa di Camellini svela piccoli mondi invisibili ai più. Un tempio indù dietro i locali poco invitanti di un magazzino abbandonato, paia di scarpe accuratamente allineate all’ingresso di una sala di preghiera musulmana in un ex edificio industriale, l’iconostasi riccamente decorata e il lampadario in ottone di una chiesa moldava dietro le persiane di un’ex macelleria.
Il progetto fotografico, iniziato nel 2017, al momento si è concentrato esclusivamente sul territorio europeo ma ha l’obiettivo di toccare i diversi continenti. In questo modo cerca di realizzare l’ambizioso progetto di una rappresentazione globale delle religioni. Uno scopo che ha come fine ultimo una ricerca urbanistica ed antropologica attraverso le immagini. Al centro dell’indagine, ovviamente, l’evoluzione di spazi e oggetti comuni in luoghi di adorazione.
A ribbon and a prayer, il significato

Il ribbon, ossia, il nastro ha il compito di evocare sia gli oggetti utilizzati a ornamento di luoghi sacri per evocare la memoria e la fede, sia il drappo o la tenda. Questi sono spesso visibili nelle immagini, che metaforicamente, sono in grado di trasformare un luogo “pagano” in sacro. Lo stesso Binario49 appare come luogo di confine, visto che ha vissuto un’evoluzione da commerciale a culturale.
É anche simbolo, però, di riscatto sociale, tanto che nel 2019 Sebastiao Salgado lo ha scelto per la prima tappa italiana del suo progetto “Africa”. L’oscurità che avvolge le immagini e le loro installazioni, per finire, conduce lo spettatore alla preghiera, appunto prayer, e suggerisce l’inizio di un altro racconto.