Una foresta privata
Un attico a Palermo. La risposta progettuale dell’architetta verte sul dialogo continuo ed essenziale tra interno ed esterno. Mutevole, protettiva, contemplativa, piccola giungla urbana ritagliata su misura per chi la abita.

Il paesaggio, l’aria, la luminosità degli spazi e soprattutto la generosità del verde hanno fornito l’abaco all’architetta Flavia Schiavo – nuovo appuntamento della rubrica Trasite! Antologia dello spazio domestico – nell’ideazione progettuale della sua abitazione palermitana. Piante e fiori determinano scenari sempre mutevoli, in un rapporto quotidiano che genera felicità.
Home Jungle
Ho ideato la mia casa tra il 1989 e il 1990, subito dopo la laurea, seguendo i lavori mentre aspettavo il mio primo figlio.
Ricordo il mio gioioso desiderio di realizzare uno spazio vitale dove entrasse il sole e dove l’aria potesse circolare in vigorose correnti rinfrescanti, soprattutto d’estate. Immaginando un luogo “alchemico” ricco di luce naturale, dove piantare semi e coltivare piante, dove poter studiare in silenzio, dove mio figlio potesse sentirsi protetto ma non troppo contenuto, dove piccole zone d’ombra riparassero dalla calura, dove gli spazi chiusi dialogassero con le due terrazze, traboccanti di piante, aperte sulla città.
La casa, un attico, non nasce da un progetto strettamente formale. È pensata come un luogo poroso, stratificato e sedimentario, caratterizzato da un forte dialogo tra esterno e interno, dove, a volte aggiungendo, spesso togliendo, i corpi e manufatti hanno mirato, negli anni, a un’armonia eterogenea, policroma e mutevole.
La casa è stata pensata come uno spazio articolato e discontinuo – dischiuso alle belle vedute: il mare, l’anfiteatro di monti che racchiude la Conca d’Oro, il Monte Pellegrino, la Zisa, la città intera – da strutturare progressivamente, in armonia con le evoluzioni, le vicende della vita e gli umori. Così gli arredi e i colori, non la distribuzione o le finiture, sono via via cambiati, i rossi, oggi dominanti, hanno sostituito i blu, gli angoli e le pareti sono stati arricchiti da oggetti, da mobili o quadri di famiglia, da mobili acquistati nel tempo o disegnati, come la solida e chiara libreria in soggiorno, costituita da pannelli che scorrono, dove arrampicarsi per prendere i volumi più in alto.
Seguendo quanto suggerito da Vita Sackville-West, nel suo Un giardino per tutte le stagioni: “La natura dovrebbe sollecitare anche noi col suo coraggio”, ho sparpagliato e appeso piante e semi dappertutto, in accordo con le aperture da cui passa il sole, a volte filtrato, a volte lasciato fluire prepotente, e pensando specifiche “dimore”, come lunghe mensole, tralicci, o “cavità” dove alcune specie possano prosperare. Tra queste le orchidee, di cui ho una piccola collezione, che fioriscono da aprile a luglio. Osservare i boccioli trasparenti che risplendono è un rito quotidiano che dà pace e felicità. Per quei fiori sensuali e carnosi ho progettato una umida nicchia tutta di vetro affacciata sulla terrazza, un piccolo giardino caotico, che fa tutt’uno con la cucina. Di fronte quella giungla addomesticata, tra esterno e interno, una poltrona rossa, dove gli amici e le amiche si siedono, spesso in un silenzio contemplativo.
Anche lo studio è denso di piante dalle foglie grandi e vivide. Esse mi circondano, quando scrivo o studio; il riverbero verde contrasta con il colore acceso e forte del soffitto blu violaceo intenso, come se la stanza abdicasse alla copertura, lasciando intravedere la sfumatura del cielo al tramonto. In tutta la casa non è protagonista la luce artificiale, nessun oggetto, pur prezioso, è messo in evidenza, per non togliere forza all’energia della natura, a cui la mia casa fatta di aria, terra e acqua, dà voce.
Flavia Schiavo è architetto, architetto del paesaggio e PhD in Pianificazione territoriale e urbana. È docente associata presso la Università degli Studi di Palermo, dove insegna Urbanistica e Laboratorio di Urbanistica1 (Corsi di Laurea in: Urban Design Per La Città In Transizione; Architettura). Ha pubblicato numerosi saggi e varie monografie in italiano, spagnolo e inglese.
Fa parte dei Comitati scientifici di prestigiose collane editoriali e di Riviste del settore. Ha organizzato seminari, simposi, meeting, convegni nazionali e internazionali e ha condotto lunghi periodi di ricerca in Italia e all’estero, in Europa (UAB, Barcellona) e recentemente negli Stati Uniti (Columbia University, New York City).
schiavo@architettura.unipa.it