Un fine dialogo tra arte e design

Autore:
Daniela Giambrone
  • Giornalista

A Barcellona, l’interior designer Alex March firma un interno sontuoso fra arte e suggestioni etniche, su uno sfondo dai toni mediterranei raffinatissimi.

Un fine dialogo tra arte e design
Foto Daniel Schäfer

Siamo a Barcellona, quella riservata e residenziale delle vie vicino al Parco Turó, poco distante dall’elegante quartiere di Gràcia. Qui Alex March, noto designer spagnolo che ha realizzato molti progetti esclusivi in città, ha curato l’interior di una casa di 260 metri quadri trasformandola in un luogo senza tempo, sofisticato e accogliente al tempo stesso.

Desiderio della proprietaria, appassionata d’arte, era quello di rinnovare l’appartamento avendo cura di preservare gli elementi preesistenti della location originaria, una masseria degli anni Venti. Il designer ha mescolato abilmente pezzi d’arte con suggestioni etniche calde ed esotiche, in un mix dove il colore ha il ruolo significativo di filo conduttore.

Suggestioni artistiche e vibrazioni etniche

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Foto Daniel Schäfer

La nota mediterranea in questa casa è molto accentuata. Colori solari che spaziano dal bianco all’oro passando per i toni naturali della terra e della sabbia, materiali caldi come il legno e la lana costruiscono insieme il perfetto scenario per elementi più spiccatamente etnici che richiamano l’Africa. Le numerose opere d’arte rendono l’atmosfera sofisticata e sontuosa.

Arte figurativa, surrealismo, espressionismo si alternano a pezzi di artigianato e di design unici. Autori oggi quasi sconosciuti si affiancano a quelli più noti, così come nomi rappresentativi della penisola iberica si affiancano ad autori europei del XX secolo. Alcune lampade sono pezzi unici ed esclusivi, disegnati appositamente per questa casa da Omar Sherzad di Omalight. La maggior parte dei quadri porta la firma dell’artista contemporaneo Iñaki Moreno. Tappeti in lana iraniana (Turkestan) e piante di Casa Protea aggiungono il tocco di comfort informale che scalda l’ambiente.

Echi surrealisti per il living

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Foto Daniel Schäfer

Il pezzo forte del living è proprio disposto a centro stanza: la grande scultura da tavolo Leda, disegnata da Salvador Dalí, di BD Ediciones. Si tratta di un grande tavolino lungo 190 cm in ottone, con piede sagomato a mano e gamba a scarpa col tacco, su cui spicca un uovo in marmo di Carrara. La scultura riprende un particolare tratto dal dipinto di Dalì Femme à tête de roses del 1935.

Sulla parete centrale, una coppia di quadri in bianco e nero della serie Viento di Iñaki Moreno regala all’ambiente un tocco leggero e rarefatto. Da un lato, il divano è stato posizionato strategicamente controluce per creare un effetto intimo e accogliente. Accanto, il tavolino basso bianco, pezzo unico disegnato dallo stesso Alex March, offre un appoggio per la lampada da tavolo della serie Bach, disegnata nel 1970 dalla coppia di architetti Federico Correa e Alfonso Milá.

Di fronte al divano, il raffinato Cabinet disegnato dall’architetto e designer francese Charlotte Perriand nel 1958, acquisito in Antigues Matèries. Un pezzo notevole, che fa da coprotagonista nel living, cui si è scelto di abbinare solo due complementi: un quadro realizzato con pezzi originali di Piero Fornasetti e una scultura di Julio Bono. Infine, il tocco comfort arriva dal tappeto di lana iraniana che riprende le venature del parquet in legno naturale.

Linee pulite per la sala da pranzo

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Foto Daniel Schäfer

La zona pranzo si caratterizza per uno stile più lineare. A fare da collegamento tra i due ambienti è un altro pezzo incredibile: la panca Batlló è una riproduzione fedele e numerata di uno dei mobili che Gaudí disegnò originariamente per la sala da pranzo principale di Casa Batlló, prodotto da BD Ediciones. Sopra è stato appeso un dipinto degli anni Settanta, di autore ignoto, che dialoga con tutto l’ambiente grazie alle cromie perfettamente in armonia.

Le linee si semplificano nel tavolo da pranzo in legno naturale, un pezzo degli anni Sessanta a firma di Jordi Vilanova che contrasta con le forme astratte e il bianco delle sedie Houdini, disegnate da Stefan Diez. Notevoli anche i complementi, come la lampada da terra Omalight e i tre vasi uniti di gres smaltato in tre diverse finiture: oro 24 carati, platino e un ingobbio beige (Is-Dher di HE Shk. Hind Majid Al Qassimi per BD Barcelona).

L’importanza dei dettagli

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Foto Daniel Schäfer

Anche negli ambienti di servizio il tocco elegante di Alex March si ritrova nella scelta dei complementi. Nel bianco ottico della cucina portano tocchi di colore acceso i vasi Explorer di Jaime Hayon. Mentre in bagno, una lampada di La Vela e un quadro tipografico del 1800 acquisito presso Antigues Matéries, El Tinell, rendono ricercato il bianco di sfondo.

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Foto Daniel Schäfer

Estetica di sintesi in camera da letto

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Foto Daniel Schäfer

Un cambio di registro evidente per la camera da letto: si abbandona l’opulenza degli ambienti comuni per entrare in una dimensione intima e raccolta. L’assenza di tende, oltre a ricreare un’estetica molto naturale, si adatta all’abitudine dei proprietari di sfruttare la luce del sole per svegliarsi.

Qui la palette si semplifica, spaziando dai toni bianchi e grezzi alle diverse sfumature del legno naturale. Non mancano i richiami alla cultura africana con pezzi come la lampada da terra in legno Phare, di Omalight, e una scultura di José Berlanga (1981). Classico intramontabile del design del Novecento, la poltrona di Charlotte Perriand Bauche 1946, in legno e paglia, aggiunge il tocco rustico alla stanza, insieme a uno sgabello in legno massello degli anni Cinquanta.

Lo chic secondo Alex March: guarda le immagini