L’intreccio nell’arredo non è solo tecnica ma struttura, decoro, racconto.

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 6 minuti

Una lunga consuetudine lega l’arte dell’intreccio, eseguito prevalentemente a mano, al mondo del design, dove prende forma nel mobilio, nei rivestimenti, nelle facciate, trasformando le superfici in narrazioni materiche.

L’intreccio nell’arredo non è solo tecnica ma struttura, decoro, racconto.
Intreccio, Eligo Studio, foto Delfino Sisto Legnani

La tecnica dell’intreccio eseguito, ad arte, con le fibre o con altri materiali gode di ottima salute e lo si coglie dalla relativa sperimentazione delle aziende e dei progettisti. Un’attenzione che riguarda a ben vedere non solo nuovi campi applicativi ma anche nuove ecologie valoriali con il recupero di filiere produttive spesso d’antica tradizione. Il messaggio arrivava chiaro anche nella bella installazione titolata Intrecci, composta di otto totem da cesti in fibre diverse provenienti da altrettante regioni italiane, creata da Eligo Studio per la Fondazione Cologni, al Museo Bagatti Valsecchi in occasione delle recenti Giornate dei Mestieri d’Arte.

In particolare, come si vedrà in questo servizio, coniugare con estro lo studio delle caratteristiche fisico meccaniche dei materiali con la tecnica dell’intreccio, tra interior-design, design di prodotto e textile-design, può favorire la creazione di nuove tipologie e il rinnovamento dei linguaggi espressivi.

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Cesti luminosi per creare atmosfere

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AMPM, L’Art de la Maison

Intrecciare ma rigorosamente a mano, con la memoria alla cesteria – e qui le sfumature tra oriente e occidente son sottili – per creare delle luci d’atmosfera, come i paralumi bicolore, in rattan o bambù naturale o in cordoncini di carta bianchi e neri, della collezione Nomad Escape, di Otto – Paola Navone per AMPM, L’Art de la Maison, del gruppo La Redoute. La direzione artistica è di François Bernard, persuaso che “l’intreccio è gesto, ritmo, vita. È una mano che lavora e un pensiero che prende forma” come nelle dimensioni generose del lampadario in vimini Titou dove l’intreccio contribuisce a diffondere una luce graziosamente soffusa.

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Tribe, OTTO Studio, AMPM,

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Virtuosismi per la camera da letto

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Alto Letti Tesisli, Ortodosso

Abbandoniamo per un attimo le fibre naturali per il cuoio: nel letto Ortodosso di Alto Letti Tessili è la testata, alta e scenografica, a colpire rivestita com’è da una trama intrecciata a mano di cuoietto cinta a taglio vivo. Per amore di dettaglio le alette oblique laterali ospitano cinture portariviste e persino pouf e comodini coordinati sono realizzati con la stessa lavorazione intrecciata.

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Trittica in OfficineTamborrino, Nomadaria_EDIT Napoli_ph. Gianluca Laneve_

Elena Salmistraro, già all’attivo come designer per Bottega Intreccio, in occasione della settima edizione di EDIT per l’installazione “Nomadaria” di Officine Tamborrino ha presentato la scenografica testata Trittica e l’appendiabiti Gruccio, che entrerano a far parte del catalogo Bottega Intreccio 2026. Entrambi rappresentano bene il frutto della sapienza del distretto dell’intreccio di Mogliano, testimonianze concrete del saper fare italiano.

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Gruccio, Bottega Intreccio

Intrecciando corde e fibre per un outdoor performante ed elegante

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Eben, Desiree, di Matteo Thun & Antonio Rodriguez

 

Questi arredi sono destinati a muoversi tra terrazze, logge e giardini raffinati dove una certa cura del dettaglio si deve sposare a resistenza e perché no comfort garantito. A tal fine la poltrona Eben outdoor per Desiree, di Matteo Thun & Antonio Rodriguez, ha una struttura in legno massello di iroko, interamente realizzata a mano, dove invece l’intreccio avvolgente dello schienale è in corda di poliestere per conferire resistenza all’usura per l’utilizzo in esterni.

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Teodora, Ethimo

Il guscio della poltroncina Teodora di Ethimo, dalla struttura in teak naturale, è realizzato invece in fibra intrecciata e corda, in un gioco di linee romboidali che non solo crea un pattern tessile ma conferisce al contempo tridimensionalità alla seduta.

Quando l’intreccio ha la forza di un’opera tessile

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Filet, UnPizzo, Roda

Per il paravento Filet di Roda di UnPizzo di Agnese Selva e Bettina Colombo, laboratorio tessile e studio di Cantù specializzato nell’intreccio per l’arredo e la moda, è riduttivo parlare solo di un complemento d’arredo e già il nome porta con sé la memoria del fatto a mano ispirato all’antica tecnica di ricamo e uncinetto.

Realizzato a mano, combina cinghie di diverse dimensioni, di un unico colore o di due, e la sovrapposizione sugli elementi metallici della struttura genera una trama tridimensionale d’effetto.

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Erice, Roda, Luca Pevere, dettaglio

Nella seduta che invece ne porta il nome perché ispirata ai famosi tappeti di Erice, realizzati da donne abili nell’intrecciare su telaio strisce di tessuti di scarto su una serie di fili paralleli, Luca Pevere, sempre per Roda, crea una sorta di telaio che guida le operazioni di intreccio dove, passando attraverso i fori ricavati dal taglio laser, le cinghie disegnano una trama.

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Misha, Trame, Paola Lenti

Similmente, la carta da parati Trame di Misha – eccellenza italiana nel mondo delle carte da parati di alta manifattura – per Paola Lenti, un progetto capsule Salone 2025, è un intreccio visivo e sensoriale, dove sono le mani degli artigiani a tradurre l’essenza del tessile in materia murale, così che è la parete a trasformarsi in tessuto. Realizzata con fibre di rafia, seta o fibre naturali, può essere impiegata come un tessuto o come carte da parati.

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Riscrivere la tradizione: l’incontro tra artigianato e design

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Gervasoni_ALLU, Paola Navone

Nella sedia Allu di Gervasoni, di Paola Navone la struttura in alluminio dona leggerezza e diventa cornice per valorizzare il gioco materico dell’intreccio realizzato a mano in pergamena naturale o grigia.

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Belvedere, Palomba+Serafini, Kartell

Una velata citazione all’iconica texture del rivestimento ottocentesco in paglia di Vienna che nella sedia Belvedere, di Ludovica Serafini e Roberto Palomba, per Kartell si abbina sorprendentemente alla plastica riciclata, mentre nel sistema di imbottiti modulari Ellipse di Chiara Andreatti, per Gebrüder Thonet Vienna, la paglia incornicia gli schienali e i braccioli del divano, anche in pelle intrecciata a mano.

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Gebruder Thonet Vienna_Ellipse by Chiara Andreatti_ph Carlo Mossetti

L’intreccio nell’arredo non è solo tecnica ma struttura, decoro, racconto: foto e immagini