L’industrial design a Edit Napoli
A Edit Napoli, all’interno dell’Archivio di Stato, non solo artigianato e autorialità, ma anche le interessanti ricerche portate avanti da note aziende del design. In città, il circuito delle sorprendenti installazioni di Abet Laminati, Alcantara, Alpi, Cassina, Allegra Hicks, Incalmi, Thirtyone Management.

Alla sesta edizione di Edit Napoli, agli Archivi di Stato – roccaforte della sperimentazione, dell’artigianato e del design d’autore – un minuto drappello di noti brand del design hanno esposto il risultato del loro appassionato e continuo lavoro. A dimostrazione di quanta parte di serissima sperimentazione e ricerca è alla base del prodotto industriale.

INCALMI
Quasi un veterano per Edit Napoli, presente per la terza edizione, Incalmi ha proposto due contenuti tra loro molto differenti.
All’Archivio di Stato, il coffee table Koya che a uno sguardo frettoloso può apparire semplicemente un prodotto ben risolto. Ma dietro all’appeal estetico c’è la ricerca puntuale e intensissima sulle fibre naturali e sulll’intreccio di Federica Biasi che in Koya somma la tecnica giapponese a quella italiana (ereditata dalla scuola veneta di Barbisano).

Manualità raffinatissime a cui si aggiunge l’altrettanto interessante ricerca sulla colorazione delle fibre con pigmentazioni naturali. Lunghi e diversi i passaggi necessari, raccontati in un libro che la Biasi – sempre più affascinata dalla cultura giapponese – ha raccontato, fotografato, illustrato con nipponica tenacia.
Mentre nella Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, in tutt’altro afflato, l’artista Caterina Roppo con Galateo Ancestrale metteva in scena la ricerca sul tessile e il metallo sviluppata con Incalmi e ispirata al tema del respiro.

Due vasi e due opere luminose – Prana e Savasana – perfette per una location che lasciava senza fiato.

“Le collaborazioni con progettisti e artisti nascono dalla curiosità e dal desiderio di sperimentare che caratterizzano da sempre il dna di Incalmi – afferma Patrizia Mian, CEO del brand – Ogni anno, chiediamo a un designer di proporci un progetto, una sfida, che richieda uno sforzo creativo e produttivo da parte nostra, portandoci a scoprire lavorazioni, forme, tecniche e materiali sempre nuove. Il nostro obiettivo è quello di divulgare un’attenta sensibilità verso il saper fare italiano e la manifattura, coinvolgendo le eccellenze italiane nel campo dell’artigianato attraverso il design”.
DE MARCHI VERONA
Si definisce “laboratorio industriale”, questo brand di cui non si può che ammirare la competenza, l’originalità, la qualità e la continua evoluzione. Utilizzare la porcellana come superficie da rivestimento è cosa complessa, ma la passione e l’attenta direzione artistica di Giacomo Totti hanno dotato l’azienda di una caratteristica di esclusività difficilmente replicabile.

Quest’anno De Marchi Verona ha proposto Numen, un progetto di Doriana e Massimiliano Fuksas. Due elementi – uno a forma quadrata ma non ortogonale, e uno a croce – formano una superficie suggestiva, dinamica e tridimensionale, che vuole essere un tributo alla bellezza della natura.

ph. Eller Studio
OFFICINE TAMBORRINO
Brand pugliese specializzato in elementi di arredo in metallo, Officine Tamborrino si è occupato di arredare il chiostro di Edit con la cabanette Allaria, disegnata da Marco Imperatori, e i tavoli Let’s Talk di Sara Mondaini.

Mentre nella magnificenza della Sala Catasti, abbiamo avuto la sorpresa di trovare Dedalo, una libreria vivace – non solo per il colore – autoportante, mossa e circolare che vede la firma di Alessandro Guerriero e di Licio Tamborrino, rivisitazione del progetto Prima. Per l’occasione si è resa orto botanico ospitando piccole campane di vetro con ramoscelli di piante autoctone del territorio pugliese.

OIKOS
La cucina Zero ideata da Debonamedeo Studio per Oikos è un progetto più che lungimirante perché scardina i metodi tradizionali di costruzione delle cucine proponendo una struttura capace di adattarsi alle diverse esigenze dimensionali, utilizzando i materiali e i colori più svariati. La versione monolitica che abbiamo visto a Edit è stata prodotta in esclusiva con un materiale composito costituito da fibre di canapa riciclata post-consumo e resine di nuova generazione, VOC- free e prive di solventi. A fine vita le singole componenti possono essere reimmesse nel processo produttivo in un approccio circolare che non solo riduce l’impatto ambientale, ma anche i rifiuti.

Alla componente di sostenibilità, si aggiunge la non replicabilità, la certezza del pezzo unico, per la possibilità di personalizzazione con inserti di scarti in pietra o marmo di recupero. Menzione d’Onore alla manifestazione.

DE CASTELLI
30 opere di rame e ottone dei più noti designer hanno raccontato in Sala Filangieri l’esito della straordinaria ricerca sulla tecnica dell’erosione su metallo che l’azienda veneta porta avanti da qualche tempo. In Ornamentum l’incisione non avviene in maniera meccanica, ma attraverso morsura metallica, tecnica che trasforma la lastra stessa di ottone o di rame, proponendo sempre linguaggi nuovi.

Siamo partiti da lontano – spiega il Ceo Albino Celato – dalla tecnica incisoria indiretta dell’acquaforte, dai lavori degli orafi svizzeri del Cinquecento, per reinetrpretarla in dialogo con il nostro know-how”

MARCO RIPA
Questione di feeling. E soprattutto di voglia di sperimentare. Conosciutisi a una passata edizione di Edit Napoli, Marco Ripa e Emanuele Ferraro hanno progettato India, una famiglia di tavoli trasformisti in alluminio riciclabile. Spessori minimi, forme morbide, quattro gambe curvate a freddo, in grado di sostenere i top di diverse lunghezze. Il che ne determina la sostenibilità e la flessibilità: la base è sempre la stessa, si può sostituire nel tempo il piano che l’azienda ritira, per poi reintegrarlo nel ciclo produttivo.
