7 lampade da tavolo che hanno fatto la storia del design

Lampade da tavole: 7 modelli iconici che hanno fatto la storia del design. I designers che le hanno realizzate, le aziende che le producono, caratteristiche e curiosità.

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Poter lavorare fino a tarda sera alla scrivania di casa o in ufficio, oppure godersi in tutta comodità la lettura dell’ultimo romanzo di successo del vostro autore preferito, aiutati da un fascio di luce adeguato e senza sforzare la vista non è un semplice comfort ma un’esigenza da rispettare.

Siccome ogni attività, sia per piacere che per dovere  va comunque fatta nella maniera migliore e più confortevole, ecco che una di questa lampade che hanno fatto la storia dell’illuminazione potrebbe fare al caso vostro.

Tizio di Artemide, designer Richard Sapper, 1970

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Progettata da Richard Sapper, tedesco di nascita ed espressione della scuola di design ed architettura Bauhaus che ha compito il secolo di vita nel 2019, la lampada da tavolo Tizio fu una delle sue opere più importanti. Se il progetto è datato 1970, la sua messa in produzione, da parte di Artemide, è di appena due anni, nel 1972.

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Oltre ad essere una delle lampade più famose, è tuttora uno dei modelli che ha riscosso maggior successo, tanto da risultare nella classifica delle vendite ai primissimi posti.

Il modo in cui nacque rimane originale, in quanto fu studiata per soddisfare un’esigenza personale dello stesso Sapper che desiderava una lampada da disegno avente un ampio raggio di movimento e che al tempo stesso fosse poco ingombrante.

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Tante e particolari di questa lampada che meritano di essere citate. Innanzitutto la struttura illuminante è rettangolare e con dimensioni ridotte, potendolo orientare la fonte luminosa verso la direzione desiderata.

Mancano del tutto i cavi elettrici, in quanto la corrente passa attraverso i bracci che svolgono la funzione di conduttore. La sua snodatura è incredibile, proprio in virtù del fatto che venne concepita per facilitare il lavoro.

E’ composta da circa 100 pezzi uniti fra di loro senza l’uso di viti: si tratta di poussoirs, ovvero una particolare tipologia di bottoni automatici. Infine, la collocazione del trasformatore all’interno di una base cilindrica conferisce assoluta stabilità alla lampada stessa.

Bulb di Ingo Maurer, designer Ingo Mauer, 1966

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La storia di questa lampada è legata a doppio filo con la biografia del designer tedesco Ingo Maurer, appassionato della lampadina come oggetto e che volle realizzare un elemento che fosse legame perfetto tra tecnica e poesia. Ideata nel 1966, la lampada Bulb fu la sua prima creazione.

Le leggende tramandate nel corso degli anni fanno risalire la sua nascita ad un momento di riposo del creativo, quando in vacanza in una pensione a Venezia, rimase colpito dal dondolare della lampadina dal soffitto della stanza.

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Bulb è una lampada da tavolo, composta da un paralume in cristallo trasparente soffiato e una base in metallo cromato lucido nella quale è stata collocata una lampadina tradizionale.

Uovo di FontanaArte, designer Ben Swildens, 1972

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Una lampada icona nel mondo del design, distinguendosi per la sua forma davvero particolare ed unica, simbolo, con la forma del guscio, di leggerezza.

Realizzata in vetro soffiato bianco satinato, si caratterizza per il fatto di diffondere in maniera uniforme una luce calda e avvolgente. Presenta una montatura in metallo verniciato bianco.

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Uovo nasce nel 1972, grazie ad uno schizzo recuperato dall’archivio storico dell’azienda Luigi Fontana, industria produttrice di lastre di vetro per usi edilizi nata a Milano nel lontano 1881.

In commercio, tuttora è disponibile in tre versioni:

  • piccola (Ø 18 cm – H 28 cm)
  • media (Ø 27 cm – H 44 cm)
  • grande (Ø 43 cm – H 62 cm)

Pippistrello di Martinelli Luce, designer Gae Aulenti, 1965

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Dalla matita della designer italiana Gae Aulenti, che volle realizzarla per il marchio italiano Martinelli Luce, Pippistrello doveva essere molto di più di un semplice elemento utile a fare luce. La sua creazione doveva avvenire in maniera armoniosa con il contesto storico nel quale era sta concepita.

Nota per essere un’artista eclettica e che amava stupire il mondo del design, Gae Aulenti volle pensare a Pippistrello, nome scelto non a caso trattandosi di un animale notturno, come ad una lampada che avesse una forma esotica, ma che fosse, oltre che bella da guardare, altamente funzionale.

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La sua versatilità è perfettamente espressa nel fatto di poter estendere il suo braccio telescopico in acciaio inossidabile che la rende un’opzione anche per sistemarla al suolo. Dai 66 centimetri di partenza, può essere steso il suo collo, come fosse quello di una giraffa, fino ad 82 cm. Il peso di 12 kg la rende perfetta per una posizione salda sulla scrivania o su di un comodino.

Tolomeo di Artemide, designer Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, 1987

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La storia della lampada Tolomeo è molto più recente, essendo stata disegnata da Michele De Lucchi con Giancarlo Fassina nel 1987, diventando però ben presto uno dei pezzi da novanta del marchio italiano Artemide, che ha poi provveduto a declinarla in molteplici versioni.

Tolomeo si ispira alle classiche lampade a molla, pur essendo una proposta che si è rivelata fin da subito moderna.

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La fonte luminosa è molto semplice nel concetto: si tratta di una lampadina a incandescenza, spostabile facilmente in varie direzioni grazie ai lunghi bracci, quasi fosse un compasso ad ampio raggio. nei vari punti per mezzo dei suoi lunghi bracci, come una sorta di grande compasso ad ampia apertura.

Venne concepita con l’intento di essere versatile. Grazie ad una base, un morsetto o un supporto fisso si possono ottenere varie versioni: Tolomeo sospensione, Tolomeo terra, Tolomeo parete, Tolomeo faretto.

Nesso di Artemide, designer Giancarlo Mattioli, 1967

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Disegnata nel 1967 grazie all’intuito creativo di Giancarlo Mattioli, Nesso con la sua caratteristica forma a funga è una delle lampade più belle ed anche più elementari della storia del design.

Venne presentata per la prima volta al Salone del Mobile di Milano del 1965, vincendo subito il primo premio del concorso lanciato da Artemide e dalla celebre rivista Domus. La stessa azienda italiana iniziò la produzione in serie impiegando un polimero termoplastico noto con l’acronimo ABS.

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Disponibile in due colori, bianco e arancione, il concetto base era di diffondere luce calda senza che le lampadine ad incandescenza fossero visibili. Versatile, il suo collocamento sopra un tavolo o direttamente sul pavimento, divenne ben presto un’icona del design degli anni 70.

Bourgie di Kartell, designer Ferruccio Laviani, 2004

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All’opposto dei modelli finora proposti, la lampada Bourgie è di recente progettazione, solo 2004, ma sembra calata molto indietro nel tempo. E’ costituita da un mix fra stile e materiale che sembra fatto apposta per confondere le idee.

Secondo il concetto che il designer italiano Ferruccio Laviani volle regalare a questo modello, era la coniugazione di forme borghesi e classiche con un materiale contemporaneo e versatile come il policarbonato.

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La sua struttura consente di avere ben 3 differenti altezze, precisamente 68, 73 e 78 centimetri, in questa maniera modificabili secondo le esigenze. Il diametro è pari a 37 cm mentre il peso è pari a 3.4 kg. Presenta l’accensione mediante dimmer mentre i colori disponibili sono davvero tanti: Cristallo, Nero, Argento, Multicolor Titanio, Multicolor Fucsia, Multicolor Azzurro, Oro, Bianco-Oro e Rame.