Spese condominiali in prescrizione: quando non si pagano più

Autore:
Raffaele Di Ciano
  • Laurea in Belle Arti
Tempo di lettura: 5 minuti

Spese condominiali in prescrizione: quali sono i termini di prescrizione di legge che autorizzano i condòmini a non pagare più le spese del condominio? Ecco cosa dice la normativa a riguardo, e quando è possibile non pagare più le spese condominiali più datate.

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Spese condominiali in prescrizione: quando non si pagano più
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Chiunque vive in un condominio ha, tra gli altri obblighi, quello di pagare regolarmente e per intero le spese condominiali. Spesso si pensa che queste non vadano mai in prescrizione, ma in realtà anche per loro la legge prevede termini di prescrizione trascorsi i quali è possibile non versare più nulla. Si tratta di una nozione utile da conoscere, soprattutto quando si ha a che fare con lavori straordinari oppure quando si eredita o si compra un nuovo immobile, che risulti essere gravato da spese arretrate.

Come ben si sa, le spese condominiali si pagano in relazione alle tabelle millesimali, che stabiliscono le quote di partecipazione di ogni proprietario in base ai suoi diritti sulle parti comuni dell’edificio, e si dividono tra spese ordinarie e straordinarie.

Nelle prime rientrano i costi per la pulizia delle scale, l’illuminazione nelle aree comuni e le riparazioni di routine, mentre nelle seconde si annoverano gli interventi di manutenzione o ristrutturazione più importanti. Ecco quando queste spese cadono in prescrizione e non si devono più pagare.

Spese condominiali in prescrizione

Spese condominiali in prescrizione: quando non si pagano più
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A regolare la prescrizione delle spese condominiali è l’articolo 2948 del Codice Civile, secondo cui il diritto del condominio a richiedere il pagamento delle spese condominiali si prescrive in tempi diversi in base alla tipologia della spesa stessa:

  • il termine di prescrizione è di 5 anni per le spese ordinarie;
  • il termine di prescrizione è di 10 anni per le spese straordinarie.

Entrambi questi termini si interrompono, però, se il condominio intraprende azioni formali per recuperare i crediti dei condomini morosi. Nel dettaglio, quindi, ad interrompere il periodo di prescrizione possono essere una lettera raccomandata con avviso di ricevimento che chieda il saldo dello scoperto, una notifica di decreto ingiuntivo o una qualunque azione giudiziaria che ha come finalità il recupero del debito. A questo punto, quindi, il condomino che dovesse ricevere tali ingiunzioni, non avrebbe più la prescrizione a cui appellarsi.

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Chi paga in caso di morosità?

Spese condominiali in prescrizione: quando non si pagano più
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Chi paga se il condòmino moroso non salda le spese condominiali? La domanda sorge spontanea, e la risposta non piacerà a molti. Secondo la legge, infatti, se il debito resta insoluto anche a seguito dei tentativi di recupero di cui sopra, a pagare dovranno essere gli altri condomini, sempre in maniera proporzionale alle proprie quote millesimale.

Trattandosi di una situazione che non piace a nessuno, in alternativa e con il consenso unanime di tutti i proprietari, si può istituire un fondo per far fronte a questo tipo di situazione, che è più frequente di quanto si possa pensare. Oppure, se presenti, si può ricorrere ai crediti condominiali.

Per quanto riguarda invece il caso di una compravendita, sia il venditore che l’acquirente sono corresponsabili delle spese condominiali non saldate per 1 anno dalla data del rogito, e per l’anno precedente.

A pagare le spese straordinarie deliberate prima del rogito, sarà quindi il venditore, mentre le successive spetteranno all’acquirente. In caso di affitto, invece, le spese ordinarie vanno a carico dell’inquilino, e hanno un termine di prescrizione di 2 anni a partire dalla richiesta formale del proprietario, termine che, come sopra, si può interrompere con una richiesta di adempimento e la costituzione in mora.

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