Bivacchi, presenze sicure per i più avventurosi o per chi fa semplicemente trekking in alta quota. Due progetti nuovissimi
Il bivacco contemporaneo rinasce dagli impervi percorsi alpini per iniziare (anche) nuove vite altrove o con altri scopi. Raccontiamo due casi che, in modi diversi, hanno declinato il comune amore per i rifugi ad alta quota.

Il tema è dibattuto: bivacchi nuovi sì o no? bivacchi di design sì o no? Da un lato i sostenitori della wilderness dura e pure, dall’altro le nuove generazioni che vedono nell’evoluzione del bivacco l’apertura verso nuovi fronti. Ciò che sta a cuore a entrambe le parti è il bene della montagna che, siamo tutti d’accordo, deve essere preservata non solo dai cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto dall’uomo poco consapevole e irrispettoso. Due esempi recenti dimostrano che se progettazione e tutela della montagna viaggiano insieme si possono ottenere ottimi risultati. Aprendo il bivacco anche a funzioni diverse da quelle strettamente di riparo in ambienti estremi.
Da padiglione urbano a bivacco alpino

Il bivacco firmato CRA-Carlo Ratti Associati, realizzato in collaborazione con il Salone del Mobile.Milano, è stato progettato per avere una prima vita come padiglione temporaneo a Milano, in concomitanza delle Olimpiadi invernali del 2026, dove sarà un avamposto che celebra la cultura alpina. Dopo l’evento, sarà trasportato in elicottero nella sua sede definitiva ad alta quota, dove vivrà una seconda vita al servizio degli alpinisti.
L’approccio progettuale di CRA ha voluto dissolvere il confine tra natura e strutture artificiali: il team ha creato un modello 3D del paesaggio molto preciso scansionando digitalmente le formazioni rocciose alpine, fornendo così l’ispirazione per il design del rifugio. Il risultato è una struttura a guscio realizzata in legno lamellare incrociato (CLT), aerogel e metallo.

Purtroppo, oggi i bivacchi sembrano spesso dirigibili atterrati sui nostri splendidi paesaggi alpini. In questo caso abbiamo adottato l’approccio opposto: una struttura che si integra il più possibile con l’ambiente circostante
ha affermato Carlo Ratti, professore al MIT e al Politecnico di Milano, co-fondatore del CRA e direttore della Biennale Architettura 2025.
Il grande architetto italiano del XX secolo Gio Ponti disse una volta che l’architettura è ‘come un cristallo’. In questo progetto abbiamo preso questa affermazione alla lettera, utilizzando la fabbricazione digitale per progettare un bivacco come se fosse parte delle formazioni rocciose naturali che modellano le Alpi.

Progettato per essere autosufficiente, il bivacco è dotato di un impianto fotovoltaico da 5 kW di picco con accumulo, che fornisce energia per tutte le esigenze energetiche, inclusa la connettività di rete. Un sistema di condensazione ad aria consente di produrre diversi litri di acqua potabile al giorno, garantendo ad alpinisti ed escursionisti l’accesso costante ad acqua pulita, anche in caso di emergenza. Per ridurne il più possibile l’impatto visivo, il rifugio si integra e confonde con l’ambiente; sarà una luce rossa brillante, attiva solo in condizioni di visibilità limitata, a consentirne l’individuazione.
Per il Salone, il bivacco di CRA-Carlo Ratti Associati veicola una visione di design che condividiamo: capace di fondere paesaggio, innovazione e rispetto. Parla di un futuro in cui l’architettura non si impone, ma si adatta, osserva e dialoga con l’ambiente, valorizzando il nostro materiale d’elezione, il legno, come emblema del dialogo con la natura. È un gesto che trasforma la ricerca in una forma di armonia con il mondo naturale e che, nel suo viaggio dalla nostra Milano alle Alpi, esprime i principi che condividiamo: un design circolare e responsabile
ha dichiarato Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano.
Un bivacco che è anche avamposto scientifico

Il primo Bivacco Frattini era stato collocato nel 1970, dopo due anni però venne distrutto da una valanga e, nel 1975, fu ricostruito in un luogo poco distante, in una posizione più sicura, lungo la cresta tra il Pizzo del Diavolo e il Pizzo Tendina. Le condizioni della struttura, col tempo, sono diventate sempre più usurate e inadeguate al suo scopo, per questo GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e la Sezione di Bergamo del CAI – Club Alpino Italiano hanno promosso il progetto per sostituirlo con una nuova struttura, inserendolo nell’ambito di Pensare come una montagna – Il Biennale delle Orobie, il programma che, sotto la direzione artistica di Lorenzo Giusti, approfondisce il rapporto tra arte, territori e comunità umane.
A firmare il progetto è EX., laboratorio di ricerca e progettazione fra Torino, Milano e Parigi che attraverso l’architettura concilia arte, paesaggio e tecnologia sostenibile. Situato a circa 2.300 metri di altitudine lungo l’Alta Via delle Orobie Bergamasche, in Val Seriana, il bivacco è immerso in un paesaggio particolarmente suggestivo per la sua natura incontaminata e la presenza di varietà di flora e fauna tipiche degli ambienti montani, oltre a trovarsi in un luogo di passaggio molto frequentato da escursionisti e alpinisti.

La struttura è concepita come un rifugio leggero, reversibile e tecnologico. Il suo design richiama la forma della tenda alpina, per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Realizzata in collaborazione con Ferrino, storica azienda italiana specializzata in attrezzature outdoor, è rivestita da una “pelle” tessile innovativa, resistente agli agenti atmosferici.
Si tratta della prima architettura tessile d’emergenza permanente in ambiente alpino, un prototipo sperimentale che unisce sostenibilità, rapidità di montaggio e ottimizzazione degli spazi. Può accogliere fino a nove persone, è dotato di panche perimetrali e letti pieghevoli ispirati ai portaledge alpinistici, convertibili in barelle d’emergenza.

Il sistema costruttivo, sviluppato ad hoc, consente l’installazione in contesti estremi grazie a un peso complessivo di soli 2.500 kg e a una superficie di appoggio ridotta, di circa 2,5 mq. Il rivestimento interno in sughero naturale garantisce l’isolamento termico e acustico dall’esterno. Infine, l’illuminazione zenitale crea un ambiente raccolto e immersivo.
Il nuovo Bivacco Frattini ha anche una seconda vita come avamposto scientifico. Equipaggiato con sensori ambientali, registrerà in tempo reale dati sull’ecosistema alpino circostante. I dati raccolti saranno trasmessi alla sede della GAMeC, attivando così un flusso di informazioni tra la montagna e la città.

Questa integrazione trasforma il bivacco in uno strumento attivo di monitoraggio e tutela ambientale, proponendo una nuova modalità di abitare l’alta quota: non per dominare, ma per ascoltare. Un gesto che è insieme sfida architettonica e riflessione culturale, in grado di aprire nuovi orizzonti sul ruolo dell’architettura e della creatività contemporanea nei paesaggi più remoti.