Che cosa abbiamo visto a Edit Napoli 2025

Autore:
Mia Pizzi
  • Direttore editoriale
Tempo di lettura: 10 minuti

Il meglio di una manifestazione che a ogni edizione regala design sorprendenti facendoci scoprire luoghi inaspettati e palazzi storici straordinari

La settima edizione di Edit Napoli, la manifestazione indipendente dedicata al design d’autore ideata e diretta da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi, è stata ancora più ricca e coinvolgente che nelle passate edizioni. Dall’Archivio di Stato nel centro storico si è trasferita a La Santissima Trinità della Monache, ex Ospedale Militare, riaperto solo a dicembre 2024 dopo trent’anni di abbandono, ora hub di rigenerazione urbana temporanea che con Edit ha affinità elettive condividendo i concetti di creatività, cultura, rete e relazioni.  Per poi ampliarsi, con Edit Cult, nella verticalità del Vomero alla Certosa di San Martino, a Castel Sant’Elmo e a Villa Floridiana. Tutto godibilissimo.

Che cosa abbiamo visto a Edit Napoli 2025
Edit Napoli, La Santissima. foto Eller Studio

Ma in un report purtroppo bisogna fare delle scelte. I 12 progetti qui elencati – non certo classificati in ordine di importanza – sono quelli che più ci hanno colpito per la ricerca sottesa, l’estro, l’originalità, il contenuto sociale e culturale. Ai lettori la scelta.

CHIARA LIONELLO

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Chiara Lionello, Inserti, foto Carlo Di Pasquale

Sarà per la pulizia della forma – che con evidenza si ispira all’estetica giapponese – o per la coesistenza di due materiali apparentemente antitetici – la ceramica e la barra di alluminio importata dall’edilizia – o ancora per il concetto di interazione – la disposizione dei fiori – fatto sta che la collezione Inserti di Chiara Lionello ci ha convinto al primo sguardo. La superficie dei vasi è smaltata, liscia, i colori morbidi, nei toni pastello, con le imperfezioni autentiche che lascia il lavoro artigianale. Ma la combinazione con la finitura iridescente e colorata della piccola barra che regge i fiori – uno, tre, cinque, non di più – creano una ritmicità che era impossibile non notare. Meritatamente, il progetto si è aggiudicato il premio principale di Edit 2025.

ATELIER NUANDA

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Atelier Nuanda, Inro, ph. EllerStudio

La lampada Inro traduce l’estetica e la sperimentazione tecnologica che nel suo laboratorio Atelier Nuanda Cecilia Rinaldi sa ben padroneggiare. L’ispirazione viene dagli astucci indossati nel XV secolo dai giapponesi, ma il taglio laser – sovvertendo quello che è il comune risultato – conferisce una particolare finitura e decoro all’alluminio con cui la lampada modulare è realizzata, tanto da farla sembrare di primo acchito un etereo gioiello. I cavi di sospensione di acciaio risolvono l’alimentazione elettrica. Menzione speciale della giuria.

GIOEL MILANO

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Gioel Milano, Collezione Still, design Mario Trimarchi

Gioel Milano è lo spin-off della storica argenteria San Lorenzo che dagli anni ’70 propone una raffinatissima produzione di pentole in argento affidata ai grandi architetti e designer del calibro dei Vignelli e Albini-Helg, solo per citarne alcuni. Altrettanto raffinato il nuovo cammino che ora propone Gioel Milano con la Still & Sparkling Collection che utilizza l’alluminio anodizzato per oggetti per lo più pensati per la tavola, progettati dall’architetto e designer Mario Trimarchi. Realizzare queste leggerezze e queste forme richiede un processo di produzione indubbiamente elaborato, che include nanotecnologie e pratica artigianale, poi magnificato da una vivace palette cromatica oro, arancio e  fucsia.

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Gioel Milano, Fold Collection

E che si completa con la Fold Collection, tovagliette rigide – sempre di alluminio oro impreziosito dal tratto poetico in arancio e nero di Mario Trimarchi – con un intelligente risvolto al bordo che ne mantiene ferma la posizione.

POP POT

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Pop Pot, Archeopop

Lo studio romano Pop Pot, fondato dagli architetti e designer Arabella Rocca e Giacomo Sanna, continua nella sua ispirazione classica pop. Archeopop è quindi l’evoluzione ironica e piacevolmente originale della famosa anfora romana (per cui siamo tutti impazziti) di cui mantiene la lavorazione in stampa 3D di grande formato e il materiale utilizzato, PLA biobased compostabile e PTG riciclato per l’outdoor. Una colonna che dà luce (da 75 a 300 cm) o un semplice complemento di arredo, che parla di sperimentazione/sostenibilità/ tecnologia, inglobando l’AI come parte del processo progettuale.

ABUSE

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Abuse, 1000L, ph. EllerStudio

Abuse è uno studio di progettazione con falegnameria dal nome stravagante e dalla progettazione interessante, fondato nel 2021 da Michele Chille, Andrea Favalli, Sara Vaccari e Michele Zadra. La loro produzione è interna, la lavorazione è artigianale, i legni controllati perchè provengono dai boschi di Lombardia e Piemonte. La libreria componibile 1000L, progettata con Pietro Servalli, avrebbe sicuramente meritato almeno una menzione per l’intelligenza della costruzione, per il sistema di profili, montanti e sezioni che reggono le lunghe mensole di legno massello. Ma Edit esige rigorosamente l’inedito e la libreria era già stata presentata al FuoriSalone di Milano.

CHROMA

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Chroma Composites, Debonademeo Studio, Collezione Due Sicilie

Consapevole e etico, il brand beneventano Chroma® ha chiamato a sé 12 designer chiedendo di realizzare una collezione di arredi e oggetti nel suo ormai famoso materiale. Attraverso l’esclusivo processo Mersus®, i frammenti eterogenei di pietre, quarzo e marmo sono fusi e inglobati nella materia rigenerabile e trasformativa di Chroma®, che si rifà concettualmente all’opus incertum. Nella collezione Le Forme del Possibile ogni pezzo assume la connotazione del multiplo d’arte. Così, con Due Sicilie, i designer Debonademeo rievocano nei loro complementi le geometrie e i cromatismi del patrimonio storico-artistico del Regno delle Due Sicilie.

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Premiata, Studio Lievito, courtesy Studio Lievito

Mentre Studio Lievito con Premiata cita ironicamente i tradizionali trofei trasformandoli in lampade e sottilmente ponendo accento e critica sul concetto di autocelebrazione.

INCALMI

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Allegretto, Incalmi, ph. EllerStudio

La designer e set designer Valentina Cameranesi Sgroi è intervenuta su Maniera di Incalmi con Allegretto, riconfigurando il sistema modulare con il suo alfabeto di forme e colori frutto della ricerca su materiali, finiture e superfici portata avanti con la curatela di Annalisa Rosso e con il brand, noto per l’apertura verso i nuovi linguaggi sperimentali. Il risultato è una “stanza rifugio” fisica e inconscia, un gioco di equilibri e di materiali – rame smaltato, ceramica, vetro, paglia di Vienna – accavallati, distesi, accartocciati, con i tanti rimandi alla creatività della designer e al concetto di fragilità e di temporaneità.

EDIT CULT alla Certosa di San Martino, al Castello di Sant’Elmo, a Villa Floridiana  

POLTRONOVA

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Poltronova x Bethan Laura Wood, ph. EllerStudio

Terrazzo Quarry di Bethan Laura Wood segna un momento storico per il Centro Studi Poltronova che per la prima volta edita un progetto del tutto nuovo e non proveniente dall’Archivio storico. Nell’installazione alla Loggia del Priore alla Certosa di San Martino, curata dal direttore creativo Donatello D’Angelo, il sistema di sedute imbottite formava un paesaggio immaginario rivestito di un tessuto esclusivo che si rifà al seminato veneziano. “Un paesaggio superfake” come è definito dalla stessa designer britannica. Coloratissimo, eccentrico, coerente con la sua filosofia progettuale. 

PET LAMP

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Alvaro Catalan de Ocon, Gurunsi PET Lamp, ph. EllerStudio

Nel Chiostro dei Procuratori, Alvaro Catalán de Ocón ha esposto Gurunsi, il più recente lavoro del progetto PET Lamp che segue dal 2012. Artigianato per eccellenza, indiscutibile. Ma anche ricerca antropologica, attenzione, generosità, dialogo, forza sociale, cultura… Perché il progetto si sposta ogni anno nel mondo coinvolgendo gli abili artigiani delle più remote parti del pianeta e facendo loro utilizzare come materia prima le bottiglie di PET. Quest’anno le tessitrici ghanesi FraFra hanno tessuto la plastica con erba elefante, trasformando un rifiuto in un tappeto, una lampada sospesa, un arazzo il cui disegno riproponeva l’architettura di un villaggio Gurunsi.

AZUCENA

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Azucena, ph. EllerStudio

Nel Refettorio della Certosa, Azucena ha chiamato ben due interior designer – Cetty Grammatica e Giuliano Andrea Dell’Uva – a rappresentare l’atemporalità e l’universalità degli arredi di Luigi Caccia Dominioni nell’installazione Unseen Visions. Nella sala, divisa in due parti speculari, nel Salotto di Musica e Letteratura, con Concerto a due voci Cetty Grammatica ha ritessuto il dialogo tra la purezza degli arredi di Azucena e alcuni pezzi d’antiquariato del Sud Italia: un pianoforte Steinway & Sons a coda circondato dalle sedie Catilina, la lampada Imbuto, uno scrittoio antico…

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Azucena, Unseen Visions, ph. EllerStudio

Con Timetable 2025, Giuliano Andrea Dell’Uva si è invece confrontato con il tema della convivialità. Recuperati tre tavoli Cavalletto di Caccia Dominioni li ha reinterpretati in una lucida superficie blu, richiamando il colore della pavimentazione della sala. La collaborazione con Fishbacher 1819 per i tessuti dei tendaggi, Polo delle Arti Caselli Palizzi per i piatti in porcellana su disegno dello Studio e WonderGlass per i complementi in vetro fuso ha dato vita a un’installazione che unisce arte, materia e luce. Altrettanto encomiabile il lavoro fotografico di Luciano Romano.

OFFICINE TAMBORRINO

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Officine Tamborrino, Nomadaria, ph. Gianluca Laneve

Nel sontuoso parco di Villa Floridiana, l’artista e designer Elena Salmistraro ha reinterpretato il modulo abitativo House Tree – ideato da Paolo Scoglio/The Ne(s)t per Officine Tamborrino – rendendo omaggio al paesaggio e all’architettura vernacolare campana, ovviamente tradotta nel linguaggio decorativo contemporaneo che le è proprio. E rendendo così comprensibile “ l’ispirazione al Mediterraneo attraverso il filtro del design contemporaneo”. La casa mobile Nomadaria presenta colori vivi ma desaturati, archi sovrapposti a geometrie rigide, arredi e complementi in vimini e midollino. Una micro architettura nomade, libera, autonoma, sostenibile, ma casa a tutti gli effetti.

RANIERI

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Ranieri, Diego Rivero Borrel, Ph. EllerStudio

Per vedere Ranieri bisognava salire a Castel Sant’Elmo dove con l’artista e architetto messicano Diego Rivero Borrell di TANAT ha presentato Paisaje de Reflejos curato da By, Galeria de Arquitectura. Il progetto vuole essere terreno di incontro tra Napoli e Città del Messico, culture affini che si riconoscono nel linguaggio della lava.  Tre torri monolitiche di nera lava erette su uno spalto del forte nascondevano all’interno microarchitetture scolpite in lava smaltata con evidenti riferimenti al vulcano e alla città partenopea, trasformando il paesaggio in un compendio di frammenti.  Visionario, concettuale, drammatico.

Che cosa abbiamo visto a Edit Napoli 2025: foto e immagini