Venezia, Biennale Architettura 2025: Arsenale
Da poco inaugurata, la Biennale di Architettura 2025 (10 maggio – 23 novembre,) grande kermesse veneziana, dal nostro punto di vista. Data la densità dei contenuti, abbiamo diviso il reportage in due articoli: il primo dedicato alla grande mostra tematica e ai padiglioni dell’Arsenale e, il 22 maggio, la guida ai Giardini e agli eventi collaterali.

Andare oltre la sola mitigazione, la riduzione dell’impatto sul clima, per ricollegare l’architettura alla sua lunga storia di adattamento e ripensare il modo in cui progettare per un mondo, ahinoi, alterato. Sono le premesse necessarie alla visita di Intelligens. Natural. Artificial. Collective – curata da Carlo Ratti – che racconta come questo cambio di atteggiamento richieda un cambiamento fondamentale nella pratica architettonica che solo la collaborazione tra diversi tipi di intelligenza – tra i contributi non solo quelli di architetti e ingegneri ma anche di matematici e scienziati del clima, filosofi e artisti, cuochi e persino fashion designer – può davvero favorire.

Architettura per l’adattamento

Il percorso lungo le Corderie è denso e inanella una serie di installazioni ambientali che portano nel cuore delle tematiche più attuali: si entra da un ambiente surriscaldato appositamente per ricordarci come nei prossimi anni sia fondamentale lavorare sul comfort termico e il controllo dell’energia per raffreddare città e architetture (Terms and Conditions, a cura di Transsolar, Bilge Kobas, Daniel A. Barber).

Si continua con un focus sui materiali da costruzione con esempi che, utilizzando soprattutto scarti di origine organica, dimostrano come un approccio di circolarità, poeticamente riassunto dal diorama Circularity Handbook esposto, possa essere al contempo ecologico e creativo. Lo si evince dai rivestimenti lapidei ricavati da gusci di ostriche, le fibre di banana usate come materiali da costruzione, e altri nuovi materiali bio-based con cui immaginare architetture leggere, quindi trasportabili, e biodegradabili (VAMO).

Si ipotizzano, infine, futuri possibili attraverso il design speculativo, interrogando la scienza per creare habitat extraterrestri, in uno scenario da “Sci-fi” che mette insieme l’innovativo sistema di idratazione indossabile Fog-X, di Pavels Hedström, per raccogliere acqua dall’atmosfera fungendo anche da rifugio d’emergenza, alla serra orbitante e autonoma Space Garden, di Aurelia Institute, Heatherwick studio e Brent Sherwood, di supporto all’agricoltura d’avanguardia che ha le fattezze di uno chandelier futuristico.


I padiglioni nazionali all’Arsenale
Anche i padiglioni nazionali ospitati all’Arsenale, venticinque in tutto (gli altri 26 ai Giardini e 15 nel centro storico di Venezia), raccontano uno scenario di grande cambiamento riprendendo alcuni dei temi della mostra sommariamente sopra descritta.
Albania, la consapevolezza democratica passa anche attraverso l’architettura
Dopo il crollo del regime dittatoriale nel 1992, l’Albania ha deciso di rifiutare gli edifici simbolo di quell’epoca e di rivendicare gli spazi pubblici per trasformarli in luoghi rappresentativi della rinascita del Paese. Edi Rama, prima sindaco di Tirana dal 2000 al 2011 e oggi Primo Ministro al suo quarto mandato, è promotore di questa evoluzione che, a distanza di anni, è ancora in corso. Con la mostra Building Architecture Culture il padiglione racconta passato, presente e futuro del paesaggio architettonico albanese, illustrando come l’architettura abbia avuto e stia avendo ancora un ruolo importante nel processo di rinnovamento culturale e sociale. Da qui l’interesse internazionale per un luogo che si dimostra aperto alla sperimentazione edilizia, a volte forse troppo spettacolare e inutilmente ardita, ma sicuramente preziosa per la sua forza innovatrice.

Regno del Bahrain, il vincitore del Leone d’Oro
Curato da Andrea Faraguna, il padiglione del Regno del Bahrain con Canicola ha portato l’attenzione sul problema dell’aumento della temperatura globale. Ispirandosi alle tecniche di raffrescamento tradizionali del paese, il progetto architettonico consiste in un pavimento e un soffitto a sbalzo sostenuti da un’unica colonna centrale in grado di ricreare un microclima controllato. L’esperimento di Canicola a Venezia si dimostra rilevante per gli spazi di lavoro all’aperto e i cantieri nella regione del Golfo (dove le temperature estreme sono sfidanti da più punti di vista), conciliando clima, architettura ed equità sociale. Ha vinto pari merito con Canal Caffè il Leone d’Oro di questa edizione.

Italia, uno sguardo al mare

Al padiglione italiano Terrae Aquae. L’Italia e l’Intelligenza del Mare è l’esposizione che riflette sulla centralità del rapporto tra acqua e terra, infrastruttura e paesaggio, città e costa. Con l’obiettivo di mettere in risalto quanto questo rapporto incida sull’identità del nostro Paese e di evidenziare la necessità di tutelare e ri-progettare i delicati equilibri tra ambiente, uomo, cultura ed economia. In un allestimento imponente, non sempre coinvolgente, fra i vari contributi multidisciplinari presenti vi segnaliamo in particolare Mare mosso di Luigi Filetici, un report costituito da video (che accoglie all’ingresso) e foto (in esposizione alle pareti) che racconta i nodi strategici, i porti, le strutture industriali marittime nella zona del Mediterraneo.
Kosovo, fra territorio, tradizione e olfatto
Ad accoglierci nel padiglione è una stanza dove cumuli di terra, proveniente da due importanti pianure del Kosovo, sono co-protagonisti insieme a un sistema di tubi che rilasciano odori elaborati dalla smell artist Sissel Tolaas. Sembra un’installazione artistica ma in verità al centro del progetto di Lulebora nuk çel më. Emerging Assemblages è un innovativo calendario olfattivo, utile all’agricoltura. L’ispirazione arriva dalla consapevolezza che il cambiamento climatico ha un impatto sulle colture agricole e che il sapere antico degli agricoltori è messo a dura prova dai nuovi assetti ambientali in configurazione. L’originale calendario utilizza suolo e odori, ovvero elementi sensoriali e materiali che resistono alla catalogazione dei modelli predittivi. Una riflessione coinvolgente su più temi, dal clima, all’agricoltura, dal recupero di antichi saperi fino alla capacità di trovare nuove soluzioni in un mondo in transizione.

Turchia, il modello della terra
Anche nel padiglione turco la terra è al centro della ricerca. Grounded – Con i piedi per terra è un invito a considerare il suolo come parte integrante della vita che ci circonda, non solo come una superficie sotto di noi o una risorsa da sfruttare. I tanti contributi multidisciplinari raccolti riflettono sulle opportunità possibili che offre un’attitudine diversa verso un elemento che è invece dotato di intelligenza ed è un modello di relazione, oltre che un custode di memoria.

Fuori percorso: un caffè speciale e pedalate sull’acqua
Una delle novità della 19 Biennale è offrire una visione di Venezia come laboratorio vivente: la città stessa – una delle più esposte e vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici – si offre come sfondo per installazioni, prototipi ed esperimenti sparsi tra i Giardini, l’Arsenale e altri quartieri. Tra questi catturano l’attenzione due progetti, a firma di note archistar, di fatto una parentesi per una edizione che sembra accantonare l’idea di un’autorialità esibita a tutti i costi.
Un polo di trasporto per Venezia

Così, e a proposito di scenari possibili, negli spazi esterni dell’Arsenale è approdata Gateway to Venice’s Waterway, un’installazione dell’architetto britannico Lord Norman Foster (il progetto è di Norman Foster Foundation e Pors,che) come possibile risposta alle attuali sfide che Venezia si trova ad affrontare in materia di trasporti quindi dedicato al cambiamento urbano sostenibile. Si tratta di un leggero ponte percorribile in alluminio, lungo 37 metri, che funge da porta d’accesso alla presentazione della mobilità elettrica dei nuovi mezzi di trasporto su acqua e terraferma sviluppati con i designer della casa automobilistica tedesca. Tra questi figurano le Schiller Bikes, per pedalare a zero emissioni nell’acqua, testate con successo e divertimento dal pubblico durante la settimana di apertura della Biennale.

Un caffè con l’acqua di laguna

Visionario ma con un happy ending assolutamente pratico. Canal Cafè parte da un’idea semplice: fare il caffè utilizzando l’acqua dei canali di Venezia. Un sogno che lo studio Diller Scofidio + Renfro è riuscito a realizzare, dopo quasi vent’anni di lavoro, collaborando con un team multidisciplinare (fra cui anche lo chef stellato Davide Oldani). Grazie a questa collaborazione a più mani, durante la Biennale verrà servito nel retro dell’Arsenale un caffè sicuro da bere tramite un sistema che svetta proprio sulla riva. Il progetto si è aggiudicato il Leone d’Oro pari merito con il Bahrain con la motivazione che “è una dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere sull’acqua, offrendo al contempo un contributo concreto allo spazio pubblico veneziano”.
Venezia, Biennale Architettura 2025: Arsenale: foto e immagini

