Pelle, su pelle

Autore:
Mia Pizzi
  • Direttore editoriale
Tempo di lettura: 4 minuti

A Palermo, un ex residenza di artista è trasformata in un’abitazione che alterna con equilibrio luci e ombre. Dove si respira quell’atmosfera di calore, di conforto e di comodità che solo una casa ”vera” sa comunicare.

Pelle, su pelle
Courtesy of Francesca Italiano

Ci sono case che assorbono e restituiscono energie positive perché piene di luce e di verde o perché abitate da creativi, o ancora, perché semplicemente amate da chi le abita. Così è per l’abitazione dell’architetta Francesca Italiano, primo appuntamento di maggio della nostra rubrica Trasite! Antologia dello spazio domestico. Un sentimento che – come tutti i veri amori – perdura nel tempo e che riempie la vita della progettista, capace di fermarsi e di gioire dei piccoli, preziosi dettagli.

Pelle, su pelle

“Vieni a vedere una casa in vendita? So che non ci serve ma sono sicuro che ti piacerà!… “

Tutto è iniziato così: con una casa che non stavamo cercando.

A volte mi sveglio prestissimo la mattina e mentre gli altri abitanti della casa dormono, io vago, annuso le luci dell’alba e cerco riparo tra le pieghe della sua pelle, tra i ricordi, i racconti, le proiezioni future di quello che diventerà. Tutto questo sentire insieme, mi coccola e mi fa sorridere, mi lascia immaginare. Le parlo, le parlo spesso, la saluto e lei mi veste, mi avvolge.

Ci fa essere Casa a casa.

Poco prima che arrivassimo noi, a viverla, ad abitarla come studio d’artista, sono stati Alessandro Bazan, Francesco De Grandi, Andrea Di Marco e Fulvio Di Piazza, un gruppo di pittori conosciuti come “La Scuola di Palermo*”. Questa è una casa che, dal 1927 ad oggi, ha ospitato tante altre storie, altri amori, altre energie, e per questo riceve ancora affetto da persone che non la abitano più e da chi l’ha solamente attraversata.

Ecco perché queste mura sono una pelle che ha tatuato addosso tanto e allo stesso tempo sfiora la nostra pelle che la viviamo ogni giorno.

Ho avuto la fortuna di progettarne, ascoltandola, la sua nuova veste. I primi giorni qui sono stati bicchieri di vino, quadri dappertutto appoggiati alle pareti, pile di libri, coperte per terra e niente arredi.

Ma ancora oggi mi emoziono per la luce di taglio sulla parete in marmo di Carrara della doccia, per quella scala che è sempre stata lì, prima nascosta, e che mi piace accarezzare ogni giorno. Mi emoziono per il gelsomino che si arrampica sul terrazzo, come per l’odore del caffè mentre lo bevo la mattina, guardando la tazza, e dove, in secondo piano, ci sono le cementine a pavimento che sono parte della mia pelle, anzi un vestito. Le ho volute fortemente e sono state motivo di condivisione, accordi e disaccordi.

Questa casa ha due tempi: uno lungo ed uno veloce. Il tempo lungo e lento è quello del nostro viverla ogni giorno. Il tempo veloce è il tempo che raccoglie le tante storie nella Storia di questa casa. Che insieme coesistono e si intrecciano, come strati della stessa pelle. E tra gli strati c’è anche quello dei miei ricordi: quelle luci, quelle macchie, quella storia della quale mi sono innamorata a prima vista.

Amo il mio mestiere perché posso dimostrare, o almeno ci provo, che gli spazi che ci circondano sono terapeutici. Questa casa lo è.

*”La Scuola di Palermo” mostra curata da Sergio Troisi e Alessandro Pinto. Come sottolineato dal curatore:

la Scuola di Palermo ha individuato il punto di convergenza e irradiazione dei quattro percorsi nell’idea stessa della pittura, della sua materia e della sua stratificata memoria, come luogo di esplorazione del sentimento contemporaneo.