Perfette imperfezioni

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 6 minuti

Dalla passione per l’architettura e le forme pure nascono le creazioni di Sara Bergami, designer d’interni e ceramista tra l’Italia e la Francia.

Perfette imperfezioni
Sara Bergami_credit Anne Charlotte Dagnaud

Laboratorio creativo presenta il lavoro di Sara Bergami, architetto e designer d’interni e ceramista, incontrata tra gli espositori dell’ultima edizione di Edit Napoli, dove le sue creazioni hanno catturato l’attenzione e il favore della critica.

Sara vive a Parigi da dieci anni e si è formata come architetto in Italia dove ha iniziato la professione tra progetti residenziali e commerciali come negozi. Dopo la laurea in architettura ha seguito un corso di alta formazione in Design, l’altra sua passione che spiega ulteriormente la scelta di dedicarsi anche alla più piccola scala.

Perfette imperfezioni

Pur avendo una formazione da architetto, spiega la designer, ho una propensione personale alla manualità che trovo terapeutica e che nel caso della ceramica agisce per me come una forma di canalizzazione dell’energia creativa. Tutto ha inizio circa cinque anni fa in coincidenza con la Pandemia che ha forzosamente imposto a tutti una revisione dei propri programmi e tempi di vita. Avevo seguito un corso professionale di ceramista e credo di avere unito in questa mia ricerca con la pratica artigianale le mie conoscenze di architettura, una forma di istinto relativo alle forme e gli equilibri. Le mie realizzazioni hanno una base molto stretta e si sviluppano poi allargandosi verso l’alto; sono forme un po’ architettoniche, volumetriche, quasi soffiate, dove la statica gioca un ruolo importante, e dove in qualche modo un mestiere parla con l’altro.

Perfette imperfezioni Perfette imperfezioni

Le tue collezioni hanno in comune la forma, che tu stessa definisci iconica – “è una forma pura che richiama l’anfora” – e che non cambia quasi mai, mentre sono i colori e gli effetti materici delle superfici a farlo, in una sorta di serie variata dove anche l’imperfezione ha un suo valore.

Le mie ceramiche sono realizzate in gres monocottura lisciate o meno e contengono dei messaggi discreti, delle frasi sempre diverse, a volte ispirate al pezzo stesso, che  trasferisco con piccoli timbri metallici. Parlano di temi sensibili perché l’arte non sia solo bellezza ma anche mezzo di comunicazione. Ogni opera è realizzata a mano attraverso la modellazione tradizionale a colombino, e si caratterizzano dal primo momento per la loro forma organica e femminile che sono il riflesso di ciò che sento: rotondità, bellezza, amore per tutto ciò che è perfetto senza esserlo. La ceramica mi ha insegnato la pazienza perché lavorare sulla centralità dell’oggetto, non è semplice. Devi mantenere le proporzioni che hai in mente che emergono dal processo manuale ma che non puoi controllare completamente. Eppure devono risultare armoniose anche nelle deformazioni finali.

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Parliamo di ispirazioni, hai dichiarato: amo le materie sincere e poco lavorate, i colori neutri per creare ambienti e oggetti sobri ed eleganti…

Sono ispirazioni legate a ciò che amo in termini di estetica dell’architettura, e fanno sì, per esempio che i miei pezzi siano apprezzati da interior decorator per valorizzare un certo tipo case dove i vuoti prevalgono sui pieni. Non smalto per scelta i pezzi preferendo quasi per sfida ricrearne l’effetto con le sole texture, rinunciando alla doppia cottura in forno e al relativo carico energetico che comporta. Lavoro con gres liscio o chamotté, queste ultime sono terre che contengono sassolini o pirite che, ad esempio, mi permettono di ottenere dopo la cottura delle finiture interessanti. Le varianti in nero (come il vaso N° 13 della serie) sono rifinite con l’uso di un cucchiaio per ottenere un effetto molto liscio tale da sembrare, appunto, smaltato. Il risultato dà un effetto metallizzato quasi imprevisto tanto che alla vista il materiale non sembra plasmato in ceramica ma forgiato in acciaio o ferro, per alcuni addirittura ricorda il cuoio, per la sua forma morbida e il colore.

Perfette imperfezioni

Ad un certo punto si affinano anche delle tecniche quindi…

Direi di si, anche se potrebbe sembrare eccessivo ammetterlo. Il pezzo bicolore che ho esposto come inedito a Napoli l’autunno scorso (N° 16) potremmo considerarlo come rappresentativo di un processo da me testato per ottenere degli abbinamenti cromatici in assenza di smaltature o di un colore vero e proprio. Ho applicato due gres diversi uno sull’altro: così il bianco che si vede, in realtà, è terra applicata in un momento particolare del processo di asciugatura. Adesso con questo sistema sto sperimentando l’applicazione della foglia d’oro avvalendomi dell’expertise di un’altra artigiana basata sempre a Parigi.

Perfette imperfezioni Perfette imperfezioni

Gli aspetti della comunicazione e della distribuzione sono altrettanto importanti pur per una piccola impresa come la tua, come li affronti?

Mi rendo conto che la commercializzazione è un mestiere a parte e difficile da portare avanti da soli, soprattutto per un artista. La mia modalità al momento è abbastanza varia, i canali sono diversi. Per ora mi sono molto avvantaggiata del passaparola: alle volte può essere un cliente privato, uno studio di architettura alla ricerca di pezzi da inserire in decor, qualche appassionato che mi contatta sui social…

Tutta la collezione precedente è stata venduta in un negozio a Parigi ma credo che anche per questioni di prezzo le mie ultime creazioni, sempre più grandi e complesse, siano più adatte a delle gallerie d’arte o di limited edition. Le opere che realizzo sono tute numerate ma indipendentemente dal modello. Posso rifare un modello più o meno uguale ma per me rimangono dei pezzi unici perché è impossibile rifarli identici. Anche per questo curo molto la loro confezione realizzando a mano delle pochette in cotone bianco su cui ricamo il numero, in rosso, a ribadire l’unicità dell’oggetto acquistato. Il tutto accompagnato da un certificato d’autenticità e il marchio “Fabbricato a Parigi”.

 

Non solo per questo, la Camera dei Mestieri e dell’Artigianato di Parigi li ha selezionati per una prossima mostra realizzata insieme all’omonima associazione berlinese per esporli prossimamente al Museo di Arti Decorative di Berlino.

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Perfette imperfezioni: foto e immagini

Ali Filippini
Ali Filippini, laureato in design al Politecnico di Milano, dottore di ricerca in Design, affianca all'attività didattica quella professionale in ambito editoriale collaborando come giornalista pubblicista per riviste di settore (Abitare, Auto&Design) e a progetti dedicati alla cultura del design. Per Pianeta Design i suoi contributi vertono maggiormente sui temi della tecnologia e dell’innovazione.