Una bio-macchina che respira per migliorare la qualità dell’abitare. Il caso del progetto Fabbrica dell’Aria

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 6 minuti

Nei progetti del collettivo PNAT, tra Firenze e Venezia, gli studi condotti sul comportamento delle piante aprono nuovi orizzonti alla tecnologia verde per gli spazi collettivi e privati.

Una bio-macchina che respira per migliorare la qualità dell’abitare. Il caso del progetto Fabbrica dell’Aria

Il design biofilico è oramai una realtà. Nella progettazione degli interni viene in aiuto per aumentare la connessione degli utenti con l’ambiente naturale, attraverso la presenza della natura nello spazio abitativo, utilizzato a diverse scale per portare benefici alla salute e all’ambiente.

Un perfetto esempio di questo approccio è offerto dal collettivo PNAT Project Nature fondato dal neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, pioniere della neurobiologia vegetale, come spin-off dell’Università di Firenze e formato da designer, architetti e scienziati.

Dal loro impegno è nato il progetto di Fabbrica dell’Aria, un dispositivo per la bio-filtrazione botanica attraverso un elemento di design biofilico che amplifica la capacità delle piante di depurare gli interni dall’inquinamento.

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Stefano Mancuso

Una serra intelligente dalla facile manutenzione

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Fabbrica dell’Aria si presenta come una grande teca vetrata, simile a una serra da interni, che racchiude piante e componenti tecnologici per il funzionamento.

La struttura in alluminio ha un’anta apribile per consentire un facile accesso alle piante e ai sistemi tecnici integrati. Dal comparto inferiore, l’aria viene aspirata e distribuita uniformemente nel substrato di crescita, dove si purifica entrando in contatto con le radici e con il microbioma, trasformando l’inquinamento in nutrimento per le radici. Il tutto grazie al sistema brevettato di diffusione dell’aria Stomata©.

L’illuminazione crea un ambiente ottimale per le piante e armonioso per le persone, imitando la luce naturale del sole. Grazie a un serbatoio per l’irrigazione, l’acqua viene distribuita automaticamente per diverse settimane. Le piante utilizzate sono specie sempreverdi, quasi esclusivamente di origine tropicale e disposte nelle vasche all’interno del box creano strati filtranti su diversi livelli.

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Modularità e flessibilità per spazi diversi

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sede PNAT Firenze presso Manifattura Tabacchi, foto Giulio Boem

Dal punto di vista progettuale è indubbio che la modularità con cui è stata pensata la serra offra una grande versatilità di utilizzo in ambienti diversi. I moduli che la compongono possono essere uniti per creare unità di dimensioni diverse, quindi possono fungere da divisori, creare partizioni e delimitare spazi come sale riunioni e aree comuni. Il loro impiego è ideale per uffici, negozi ma anche per strutture pubbliche come scuole e ospedali come nella recente installazione presso l’Ospedale Careggi di Firenze, dove due sistemi di filtrazione botanica dell’aria sono stati integrati in due aree che presentato grandi afflussi di personale e pazienti.

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Il team di Fabbrica dell’Aria collabora strettamente con gli studi di progettazione per sviluppare soluzioni personalizzate.

Per l’architetto Antonio Girardi, cofondatore di PNAT è il designer di Fabbrica dell’Aria:

Fabbrica dell’Aria dimostra come ricerca scientifica e design possano convergere in un’unica tecnologia vivente: un’architettura in cui le piante non sono semplice decorazione, ma infrastruttura attiva, capace di rigenerare l’aria e migliorare la vita delle persone. La nostra sfida è tradurre la complessità dei processi naturali in un dispositivo semplice, bello e misurabile: un ponte tra laboratorio e design.

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La ricerca applicata al design biofilico e alla progettazione ecosistemica

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Fabbrica dell’aria negli uffici Jins, Tokyo, 2023, foto Takumi Ota

Cristiana Favretto, architetto e co-fondatrice di PNAT, ci illustra meglio come è organizzato il lavoro:

La nostra attività di ricerca applicata è distribuita tra le sedi di Firenze e Venezia, che lavorano in modo integrato. A Firenze si concentra maggiormente la parte scientifica e sperimentale, mentre a Venezia sviluppiamo la progettazione architettonica, paesaggistica ed ecosistemica. La collaborazione costante tra i due uffici permette di tradurre in pratica i risultati della ricerca.

 In questo momento il team sta lavorando su progetti sia in Italia che all’estero, dove la depurazione biofilica viene applicata in ambienti dedicati ospedalieri o dedicati alla salute. L’idea di base sta nel pensare che la qualità dell’aria in questi luoghi possa fare veramente la differenza.

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PNAT negli uffici Facopel, Pistoia, 2024, foto Giulio Boem

Da quante persone è formato lo studio e su quali consulenze/progetti lavorate?

PNAT è composto da 13 professionisti con competenze complementari: architetti, agronomi, designer e ingegneri ambientali.Operiamo in tre ambiti principali: progettazione biofilica e e sviluppo di tecnologie nature-based; il monitoraggio ambientale e sviluppo di sensoriprogetti urbani e paesaggistici orientati alla resilienza climatica. Spaziamo quindi dalla scala dell’edificio a quella del masterplan, con un forte orientamento all’integrazione tra natura, dati e design.

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Fabbrica dell’Aria.2: l’evoluzione del sistema

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Fabbrica dell’Aria.2, Biennale di Venezia, foto G. Boem

Al primo modello di Fabbrica dell’Aria sviluppato da PNAT, spesso di grandi dimensioni e da realizzare con progetti su misura, è seguita la versione stand-alone Fabbrica dell’Aria.2 (di 175 cm di altezza e 58 cm di diametro massimo) facile da collocare in qualsiasi ambiente abitativo e di lavoro senza la necessità di allacci idrici, per portare la natura e i suoi benefici in ambienti dal design contemporaneo.

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Fabbrica dell’Aria.2, Biennale di Venezia, foto G. Boem

Il nuovo modello dava il benvenuto ai visitatori della 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, alle Corderie dell’Arsenale, chiusa da pochi giorni, con una dimostrazione di bio-filtrazione botanica. I visitatori sono stati testimoni di un esperimento scientifico che così rivelava nel corso dei mesi, in tempo reale, il lavoro svolto dai vegetali per la rimozione delle sostanze nocive. Con i dati che alla fine nel corso di un interessante e seguito workshop dedicato, hanno evidenziato una capacità di abbattimento del 70% degli inquinanti presenti nell’aria come composti organici volatili, formaldeide, particolato fine, muffe e allergeni.

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il workshop alle Corderie della Biennale

Una bio-macchina che respira per migliorare la qualità dell’abitare. Il caso del progetto Fabbrica dell’Aria: foto e immagini

Ali Filippini
Ali Filippini, laureato in design al Politecnico di Milano, dottore di ricerca in Design, affianca all'attività didattica quella professionale in ambito editoriale collaborando come giornalista pubblicista per riviste di settore (Abitare, Auto&Design) e a progetti dedicati alla cultura del design. Per Pianeta Design i suoi contributi vertono maggiormente sui temi della tecnologia e dell’innovazione.