Una bio-macchina che respira per migliorare la qualità dell’abitare. Il caso del progetto Fabbrica dell’Aria
Nei progetti del collettivo PNAT, tra Firenze e Venezia, gli studi condotti sul comportamento delle piante aprono nuovi orizzonti alla tecnologia verde per gli spazi collettivi e privati.
Il design biofilico è oramai una realtà. Nella progettazione degli interni viene in aiuto per aumentare la connessione degli utenti con l’ambiente naturale, attraverso la presenza della natura nello spazio abitativo, utilizzato a diverse scale per portare benefici alla salute e all’ambiente.
Un perfetto esempio di questo approccio è offerto dal collettivo PNAT Project Nature fondato dal neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, pioniere della neurobiologia vegetale, come spin-off dell’Università di Firenze e formato da designer, architetti e scienziati.
Dal loro impegno è nato il progetto di Fabbrica dell’Aria, un dispositivo per la bio-filtrazione botanica attraverso un elemento di design biofilico che amplifica la capacità delle piante di depurare gli interni dall’inquinamento.

- Una serra intelligente dalla facile manutenzione
- Modularità e flessibilità per spazi diversi
- La ricerca applicata al design biofilico e alla progettazione ecosistemica
- Fabbrica dell’Aria.2: l’evoluzione del sistema
- Una bio-macchina che respira per migliorare la qualità dell’abitare. Il caso del progetto Fabbrica dell’Aria: foto e immagini
Una serra intelligente dalla facile manutenzione
Fabbrica dell’Aria si presenta come una grande teca vetrata, simile a una serra da interni, che racchiude piante e componenti tecnologici per il funzionamento.
La struttura in alluminio ha un’anta apribile per consentire un facile accesso alle piante e ai sistemi tecnici integrati. Dal comparto inferiore, l’aria viene aspirata e distribuita uniformemente nel substrato di crescita, dove si purifica entrando in contatto con le radici e con il microbioma, trasformando l’inquinamento in nutrimento per le radici. Il tutto grazie al sistema brevettato di diffusione dell’aria Stomata©.
L’illuminazione crea un ambiente ottimale per le piante e armonioso per le persone, imitando la luce naturale del sole. Grazie a un serbatoio per l’irrigazione, l’acqua viene distribuita automaticamente per diverse settimane. Le piante utilizzate sono specie sempreverdi, quasi esclusivamente di origine tropicale e disposte nelle vasche all’interno del box creano strati filtranti su diversi livelli.
Modularità e flessibilità per spazi diversi

Dal punto di vista progettuale è indubbio che la modularità con cui è stata pensata la serra offra una grande versatilità di utilizzo in ambienti diversi. I moduli che la compongono possono essere uniti per creare unità di dimensioni diverse, quindi possono fungere da divisori, creare partizioni e delimitare spazi come sale riunioni e aree comuni. Il loro impiego è ideale per uffici, negozi ma anche per strutture pubbliche come scuole e ospedali come nella recente installazione presso l’Ospedale Careggi di Firenze, dove due sistemi di filtrazione botanica dell’aria sono stati integrati in due aree che presentato grandi afflussi di personale e pazienti.
Il team di Fabbrica dell’Aria collabora strettamente con gli studi di progettazione per sviluppare soluzioni personalizzate.
Per l’architetto Antonio Girardi, cofondatore di PNAT è il designer di Fabbrica dell’Aria:
Fabbrica dell’Aria dimostra come ricerca scientifica e design possano convergere in un’unica tecnologia vivente: un’architettura in cui le piante non sono semplice decorazione, ma infrastruttura attiva, capace di rigenerare l’aria e migliorare la vita delle persone. La nostra sfida è tradurre la complessità dei processi naturali in un dispositivo semplice, bello e misurabile: un ponte tra laboratorio e design.
La ricerca applicata al design biofilico e alla progettazione ecosistemica

Cristiana Favretto, architetto e co-fondatrice di PNAT, ci illustra meglio come è organizzato il lavoro:
La nostra attività di ricerca applicata è distribuita tra le sedi di Firenze e Venezia, che lavorano in modo integrato. A Firenze si concentra maggiormente la parte scientifica e sperimentale, mentre a Venezia sviluppiamo la progettazione architettonica, paesaggistica ed ecosistemica. La collaborazione costante tra i due uffici permette di tradurre in pratica i risultati della ricerca.
In questo momento il team sta lavorando su progetti sia in Italia che all’estero, dove la depurazione biofilica viene applicata in ambienti dedicati ospedalieri o dedicati alla salute. L’idea di base sta nel pensare che la qualità dell’aria in questi luoghi possa fare veramente la differenza.

Da quante persone è formato lo studio e su quali consulenze/progetti lavorate?
PNAT è composto da 13 professionisti con competenze complementari: architetti, agronomi, designer e ingegneri ambientali.Operiamo in tre ambiti principali: progettazione biofilica e e sviluppo di tecnologie nature-based; il monitoraggio ambientale e sviluppo di sensori; progetti urbani e paesaggistici orientati alla resilienza climatica. Spaziamo quindi dalla scala dell’edificio a quella del masterplan, con un forte orientamento all’integrazione tra natura, dati e design.
Fabbrica dell’Aria.2: l’evoluzione del sistema

Al primo modello di Fabbrica dell’Aria sviluppato da PNAT, spesso di grandi dimensioni e da realizzare con progetti su misura, è seguita la versione stand-alone Fabbrica dell’Aria.2 (di 175 cm di altezza e 58 cm di diametro massimo) facile da collocare in qualsiasi ambiente abitativo e di lavoro senza la necessità di allacci idrici, per portare la natura e i suoi benefici in ambienti dal design contemporaneo.
Fabbrica dell’Aria.2, Biennale di Venezia, foto G. Boem
Il nuovo modello dava il benvenuto ai visitatori della 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, alle Corderie dell’Arsenale, chiusa da pochi giorni, con una dimostrazione di bio-filtrazione botanica. I visitatori sono stati testimoni di un esperimento scientifico che così rivelava nel corso dei mesi, in tempo reale, il lavoro svolto dai vegetali per la rimozione delle sostanze nocive. Con i dati che alla fine nel corso di un interessante e seguito workshop dedicato, hanno evidenziato una capacità di abbattimento del 70% degli inquinanti presenti nell’aria come composti organici volatili, formaldeide, particolato fine, muffe e allergeni.







