Fuorisalone 2021 BAM Design: intervista ad Andrea e Vittorio Bruno
Fuorisalone 2021 BAM Design: abbiamo incontrato ed intervistato Andrea e Vittorio Bruno, fondatori e titolari di Bam Design con cui abbiamo parlato delle novità presentate in occasione della Milano Design Week.
Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale di BAM Design da sempre c’è la commistione di artigianato, design ed arte. Ce ne volete parlare?
“La lavorazione del metallo è il fil rouge della nostra famiglia da oltre un secolo: ogni generazione è stata sostanzialmente diversa, interpretando a proprio modo il mestiere del fabbro. Il nostro bisnonno a metà dell’Ottocento era un ramaio e a creava e aggiustava oggetti di uso quotidiano, nostro nonno ha avuto un’intuizione: spostare la bottega dal paese Orani alla città di Nuoro, una rivoluzione incredibile per quei tempi. Nostro padre alternava la bottega con l’insegnamento dell’arte, con una produzione artigianale di rottura e sperimentazione e una contaminazione culturale molto forte. Poi siamo arrivati noi, con un imprinting ancora diverso dovuto alla nostra esperienza universitaria a Milano, capitale del design. La storia familiare è un bagaglio che sarà sempre con noi, ma la fondazione di Bam Design nel 2008 segna il momento del distacco: l’artigianato non è più l’elemento portante fine a sé stesso, ma al contrario, viene inserito in una produzione di design contraddistinta da linee pulite, cura del dettaglio e lavorazioni creative uniche, capace di spaziare a 360 ° sia nei materiali che nei concetti. Lo racconta la nostra ultima creazione, il tavolino Mare: le linee stilizzate realizzate in tondino d’acciaio, reggono una sorprendente superficie dalle suggestive colorazioni cangianti, ottenuta tramite una colata di metallo cristallizzata dalla resina epossidica, materia in apparente movimento che lascia trasparire la profondità degli abissi con screziature simili alle ombre lunari. Le sue nuance blu, smeraldo e bianco, hanno texture sempre diverse e casuali, che rendono i tavolini Mare dei pezzi unici che non possono mai essere uguali uno all’altro.”
In che modo si sta evolvendo, oggi, il settore dell’arredamento, vista anche la pandemia di Covid-19, che ci ha fatto riscoprire l’importanza della casa durante il lockdown?
“Crediamo che la pandemia Covid-19 abbia reso più intenso il rapporto di ciascuno con la propria casa, diventata sempre più un luogo di protezione e rifugio, ma anche lo specchio dei nostri sogni e desideri. In questo senso, credo che il cambiamento premierà una produzione come quella di BAM: oggetti “significanti” frutto del dialogo con i progettisti e con le mani esperte del nostro territorio, realmente capaci di realizzare cose irrealizzabili e di portare in tutto il mondo l’immaginario legato alla natura, i valori della tradizione e della famiglia e il savoir-faire propri della nostra isola.”
Vi siete posti nuovi obiettivi in ottica green o nuove soluzioni eco-sostenibili?
“Assolutamente, la nostra è sempre stata una produzione ecosostenibile a 360 gradi, fatta su piccola scala sulla base degli ordini dei clienti, impiegando materiali naturali e autoctoni, lavorazioni manuali e una filiera locale. Lavoriamo molto non solo sulla sostenibilità ambientale ma anche su quella sociale: il progetto di BAM si inserisce nel tessuto manifatturiero della nostra isola, creando un legame tra le sue eccellenze produttive, perpetuando tradizioni che rischiano di scomparire. I nuovi contenitori Tonie e Teh, ad esempio, sono una reinterpretazione della classica cassapanca sarda, dove i motivi decorativi tipici della nostra terra vengono purificati e stilizzati e inseriti in forme pulite e contemporanee.Tutti gli elementi di metallo sono realizzati da BAM Design, che affida ad una falegnameria e ad intagliatori locali la lavorazione delle parti in legno, occupandosi poi dell’assemblaggio finale. C’è poi un’attenzione per la storia di un oggetto: i nostri sono pezzi fatti per essere seconda vita, per essere riparati e sostituiti, generando altri prodotti: da sempre cerchiamo di lavorare con questa sinergia e strategia.”
Dopo la pandemia e il lockdown, quali sono le sfide del futuro che dovranno affrontare le aziende che producono design?
“L’operazione che abbiamo fatto noi è stata quella di riscrivere un po’ quella che era la proiezione aziendale: prima lavoravamo con un determinato obiettivo e certezze che con la pandemia sono cadute. La sfida credo sia stata cogliere l’opportunità del silenzio causato dalla pandemia per capire realmente cosa serve produrre, ricercando nuove alternative. Il silenzio della pandemia ci ha donato il tempo per ragionare sul senso di tutto, anche della vita produttiva. Fondamentalmente per noi è stato un momento di riorganizzazione completa dando molto più valore al prodotto.”
Come sarà la casa del futuro secondo Bam Design?
“La casa sarà sempre più essenziale, mi auguro, funzionale ed efficace: un nido protettivo e su misura dove si circonda solo di oggetti realmente significanti. La casa per noi di BAM Design non è solo la casa dove viviamo, ma un qualcosa di più ampio, il nostro territorio. Noi viviamo la nostra casa che è la nostra isola, un luogo dove ci rifugiamo e ci sentiamo nella nostra comfort zone, non solo con gli oggetti ma anche con le persone e i luoghi, che restituiscono quell’energia e quella condizione di serenità di cui si ha bisogno per vivere ogni giorno.”
Ci raccontate le novità che presentate alla Design Week?
“Durante il Fuorisalone 2021 parteciperemo alla quinta edizione del progetto “Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato”, presentato da Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship. Il progetto di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte con Living, il magazine di interiors, design e lifestyle del Corriere della Sera, fa lavorare insieme progettisti di diversi Paesi europei e maestri artigiani italiani: noi siamo stati chiamati a collaborare con i designer olandesi Odd Matter, realizzando una chaise longue in due pezzi, composta da seduta ed elemento poggiapiedi, realizzata in acciaio inossidabile e lamiera forata. Elemento di arredo dalla forte personalità, dalle linee e dai volumi decisi, rappresenta una sorta di manifesto delle possibilità tecniche ed espressive del metallo.”
Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a suo avviso sulla scena del design contemporaneo?
“Un tema su cui si sta realmente lavorando molto è il design artigianale: è un argomento che sta conquistando sempre più peso e coinvolgimento anche tra chi non si è mai interessato di artigianato. Nasce da un’idea progettuale umana, legata alla ricerca della persona, più che del prodotto iconico. Ci sarà sempre il bisogno di un oggetto di rappresentanza, ma sta nascendo anche il desiderio di un design fatto di autoproduzioni, di oggetti unici fatti da artigiani che lavorano sull’unione sinergica di due saperi, tecnologia e manualità: è la ricetta del futuro.”
Una domanda che è anche un po’ una provocazione, esiste ancora uno stile italiano nel design?
“Sì esiste. Sicuramente il Made in Italy è stato globalizzato anche da altre contaminazioni, ci sono designer italiani che lavorano con aziende estere, e viceversa, ma lo stile italiano è un concetto evidente che continuerà ad esistere. Esiste nel racconto che quel design vuole trasmettere, abbiamo dei riferimenti troppo alti per non considerarli. E poi nei materiali: siamo produttori di materiali di altissima qualità ed efficienza.”