Vicini rumorosi: la sentenza che fa tremare i condomini

Autore:
Raffaele Di Ciano
  • Laurea in Belle Arti
Tempo di lettura: 5 minuti

Una recente sentenza della Cassazione mette fine ai risarcimenti dei vicini rumorosi che, durante la notte, disturbano la quiete altrui. Secondo quanto deciso, infatti, per ottenere il risarcimento sarà necessario provare concretamente l’intollerabilità delle immissioni: ecco come funziona il tutto.

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Vicini rumorosi: la Cassazione dice stop ai risarcimenti
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Una delle regole auree della convivenza in condominio è il rispetto del vicinato. Se è vero che ognuno in casa propria può fare quello che vuole, infatti, è altrettanto vero che quando si vive in un condominio si deve tenere conto anche degli altri.

Per questo, in condominio vigono regole specifiche per quando si può fare rumore, cosa è permesso e cosa no, soprattutto in termini di immissioni notturne. In poche parole, quindi, non si possono fare rumori molesti nelle ore del riposo, poichè questi disturbano il vicinato.

Pena? Risarcimento del danno, ma non sempre. A dirlo è la Cassazione, che con una recente sentenza mette sottosopra quanto si è sempre creduto a questo riguardo. In base alla sentenza, infatti, per riuscire ad ottenere il risarcimento da un vicino rumoroso che non ci fa dormire la notte, è necessario provare in maniera concreta l’intollerabilità del rumore. Ecco come la Cassazione spiega la sua scelta e cosa prevede per chi vuole essere risarcito di un danno simile.

Vicini rumorosi

amministratore di condominio
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Avere dei vicini rumorosi è uno degli incubi di chiunque vive in un condominio. Avere a che fare con immissioni moleste a livello sonoro, soprattutto se costanti o in orari notturni, è uno dei fastidi più insopportabili con cui convivere. Una recente sentenza della Cassazione interviene proprio su questo argomento e chiarisce che, per ottenere un risarcimento del danno da parte di un vicino che fa rumore, è necessario provare in maniera concreta, seria e oggettiva l’intollerabilità del rumore stesso.

La sentenza n. 31021/2025, che riguardava una lite ventennale, deriva dall’ascolto di decine di testimoni, dall’analisi di verbali della Polizia municipale e anche da una consulenza medica. Tutti elementi che hanno permesso di stabilire l’intollerabilità dei rumori provenienti dall’appartamento del piano di sopra. Questi, infatti, secondo i proprietari del piano di sotto erano insopportabili e consistevano in:

  • schiamazzi e voce alta,
  • movimenti di sedie,
  • docce a tarda notte.

Addio risarcimento

Vicini rumorosi: la Cassazione dice stop ai risarcimenti
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L’articolo n. 844 del Codice Civile istituisce il principio di soglia della normale tollerabilità, che definisce quando un rumore, un odore o un’immissione proveniente da un altro immobile supera i confini della civile convivenza. In base a questo articolo, è possibile agire nei confronti di vicini fastidiosi che non tengono conto del regolamento, affinché un giudice riconosca un danno non patrimoniale per lo stress e il disagio ripartiti nel tempo. Per farlo però, è necessario portare in giudizio la prova dell’intollerabilità delle immissioni oggetto del contenzioso, e non più solamente denunciare gli atti in sé.

Lo dice la Cassazione con la sentenza n. 31021/2025, in cui si specifica che il risarcimento è subordinato alla dimostrazione di un pregiudizio serio e concreto, tale da incidere su un diritto costituzionalmente rilevante della persona, secondo i noti principi delle Sezioni Unite del 2008 sui danni non patrimoniali. In buona sostanza, quindi, per ottenere un risarcimento si deve provare che l’immissione sia effettivamente intollerabile e che abbia prodotto una conseguenza pregiudizievole accertabile. Come? Con video, immagini, testimonianze e prove concrete che quanto denunciato sia realmente grave e leda realmente al diritto alla quiete condominiale. Inoltre, si specifica che anche se il regolamento condominiale presenta regole più stringenti rispetto all’articolo 844 del Codice Civile, questo di per sé non basta a garantire il risarcimento.

Vicini rumorosi: la Cassazione dice stop ai risarcimenti