Stop vendita caldaie a gas dal 2029: cosa cambia

Autore:
Verdiana Sasso
  • Giornalista

Caldaie a gas, stop alla vendita a partire dal 1° gennaio 2029: è quanto previsto dalla bozza di revisione del regolamento Ecodesign. La discussione si terrà il 27 aprile durante un consultation forum della Commissione europea. Vediamo le ultime novità e cosa cambia.

Caldaia a gas
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La Commissione Europea ha reso note le le linee guida riguardanti il risparmio energetico relative al pacchetto RePower Eu. Dal 2029 non sarà più possibile vendere caldaie autonome a gas e nel giro di 7 anni ci sarà un declassamento delle caldaie a combustibile fossile nelle etichette sulla performance energetica. La Commissione intende aumentare la diffusione delle pompe di calore che saranno il futuro unitamente ai pannelli solari obbligatori per le abitazioni.

Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russi. Semplicemente non possiamo fare affidamento su un fornitore che ci minaccia esplicitamente

aveva dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante la presentazione del pacchetto REPowerEU.

Caldaie a gas, stop alla vendita dal 2029

Caldaia a gas
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Come anticipato, dal 2029 non sarà più possibile vendere caldaie a gas in nessun paese europeo, fatta eccezione per le caldaie con indice di efficienza al 115%. Il testo definitivo dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno, mentre per la pubblicazione bisognerà attendere il 2024. Si tratta di una notizia che ha messo in allarme il settore produttivo in quanto nessuna caldaia a gas, idrogeno o gasolio riuscirà a raggiungere la soglia minima di efficienza posta dalla nuova etichetta energetica. È doveroso precisare che ad oggi non è presente alcun divieto definitivo, ma bisognerà attendere il 27 aprile quando verrà discussa la bozza di revisione del regolamento Ecodesign. La Commissione europea potrebbe decidere di allargare le maglie ad un’alimentazione tramite combustibili non fossili.

Le reazioni del settore

La notizia ha scatenato un vero e proprio terremoto nel settore e non sono mancate le prime reazioni ufficiali:

La prescrizione che la Commissione europea si appresta ad approvare ponendo un indice di efficienza al 115% per le caldaie a gas rappresenta di fatto un divieto di immissione sul mercato di tutte le caldaie e non risulta coerente con il parere espresso dal Parlamento europeo lo scorso 14 marzo sulla proposta di Direttiva sulle prestazioni energetiche dell’edilizia

è quanto dichiarano Proxigas (l’Associazione che riunisce le imprese della filiera del gas naturale), Assogasliquidi (l’Associazione di Federchimica che rappresenta le imprese del comparto dei gas liquefatti), Assotermica (l’Associazione dei produttori apparecchi e componenti per impianti termici), Federcostruzioni (Federazione delle costruzioni), Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili) e Applia Italia (l’Associazione dei produttori di apparecchi domestici e attrezzature professionali).

Le sei Associazioni sono preoccupate per gli orientamenti della Commissione Europea in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento.

Nel merito, pur condividendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni e l’importanza di un impegno comune a livello europeo per realizzare i target ambientali, esprimiamo forti perplessità rispetto all’approccio adottato nel declinarli a livello legislativo

evidenziano Proxigas, Assogasliquidi, Assotermica, Federcostruzioni, Ance e Applia Italia.

L’approccio è basato su divieti che non tengono conto delle prospettive di sviluppo delle tecnologie e dei vettori energetici e, soprattutto, non considerano le specificità dei singoli Stati Membri. Per il nostro Paese, dove il gas è centrale nel settore domestico si prospettano ricadute sulla competitività dell’industria, sulla sostenibilità economica e sociale per le famiglie, sulla stabilità e sulla resilienza del sistema energetico. Criticità che rischiano di compromettere anche l’attuazione concreta del percorso di decarbonizzazione e che richiedono una attenzione specifica delle nostre Istituzioni per modificare sostanzialmente l’approccio della nuova regolamentazione

, concludono le associazioni.