Nuovo codice appalti, cosa cambia da oggi in avanti?
Nuovo codice appalti approvato dal consiglio dei ministri, cosa cambia? Il testo prevede che gli appalti potranno essere assegnati senza gara fino a 5,3 milioni di euro, e potranno essere realizzati più in fretta. Diamo un’occhiata alle ultime novità sul Codice dei contratti pubblici.

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo codice appalti in vigore dal 1° aprile 2023 mentre dal 1° luglio 2023 è prevista l’abrogazione del dlgs 50/2016 e l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.
Il nuovo codice approvato dal Cdm
significa appalti più rapidi, con un risparmio di tempo, più autonomia agli enti locali con particolare riferimento ai piccoli comuni, corsia preferenziale per le forniture italiane ed europee, digitalizzazione con risparmio di carta e incombenze burocratiche. Per gli appalti fino a 500mila euro le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Taglio dei tempi notevole soprattutto per quei piccoli comuni che debbano procedere a lavori di lieve entità che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità.
Nuovo codice appalti, le novità

Le novità principali riguardano la digitalizzazione dell’intero ciclo di vita dell’appalto, ovvero la creazione di una banca dati dei contratti pubblici e di un’interconnessione di tutti i soggetti e le stazioni appaltanti che in Italia gestiscono procedure per lavori, servizi e forniture. Il testo tocca anche altre tematiche come l’illecito professionale che nel testo originario prevedeva ampi poteri discrezionali affidati alla pubblica amministrazione per escludere le imprese dagli appalti.
L’articolo 50 del nuovo codice appalti, invece, prevede un sistema di procedure per l’affidamento ben diverso rispetto a quello precedente: limiti più alti per gli affidamenti diretti e un sistema semplificato.
Fondazione Inarcassa: rischio passo indietro
Il nuovo Codice dei contratti pubblici, presenta alcuni elementi positivi in tema di digitalizzazione e di organizzazione della pubblica amministrazione ma non possiamo non rilevare un passo indietro per la platea degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti. Rispetto al vecchio codice (D.lgs. 50/2016), il nuovo testo presenta aspetti molto critici che mettono in secondo piano il lavoro e le competenze dei progettisti. Non è stata accolta nessuna delle proposte di modifica suggerita sia da noi sia da altri professionisti della progettazione”,
è il commento del Presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta.
“Ci aspettavamo un provvedimento equilibrato e attento alla fase progettuale in grado, nel lungo periodo, di poter accompagnare il paese nel processo di riqualificazione del territorio, messa in sicurezza del patrimonio edilizio e soprattutto di cantierizzazione delle nuove opere fondamentali ai fini della crescita e comunque in linea con gli obiettivi del PNRR,
conclude il Presidente.
Cos’è il Codice Appalti
Per codice degli appalti o Codice dei contratti pubblici si intende quella normativa in grado di disciplinare i rapporti tra la pubblica amministrazione e le società incaricate a svolgere determinate opere pubbliche. Rappresenta il riferimento normativo quando si tratta di opere pubbliche, in particolare di lavori, forniture e servizi svolti attraverso un contratto di appalto.
Le norme devono garantire 3 principi fondamentali: il rispetto della trasparenza, della concorrenza e della meritocrazia tra i vari operatori coinvolti.