Meno restrizioni agli affitti brevi: la richiesta di CleanBnB
CleanBnB chiede alle istituzioni italiane meno restrizioni agli affitti brevi: l’operatore, tra i più grandi in Italia, lancia l’allarme e chiede una maggiore flessibilità, per evitare l’abusivismo ed elevare le locazioni brevi a standard sempre più alti e professionali. Ecco perchè, secondo loro, ci sono troppe restrizioni e vincoli.
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Gli affitti brevi in Italia sono ancora in una fase di boom, anche se il loro numero e l’impatto sui mercati immobiliari inizia a diminuire. La prospettiva di avere un guadagno extra dai turisti che vengono a visitare il Bel Paese ha allettato molti, e inevitabilmente l’offerta è esplosa. Questo ha generato una minore disponibilità di affitti standard sul mercato delle locazioni, e la progressiva diminuzione dei residenti nelle zone più centrali delle città italiane.
Le conseguenze sono state numerose, e hanno interessato più fronti:
- un sentimento negativo dei cittadini verso gli affitti brevi;
- l’innalzamento dei prezzi delle case in affitto;
- maggiori difficoltà nella vivibilità degli stabili e dei quartieri più turistici;
- vere e proprie proteste e la richiesta di maggiori restrizioni.
Le restrizioni sono poi arrivate, ma gli operatori degli affitti brevi chiedono clemenza, ecco perchè.
Meno restrizioni agli affitti brevi

Le restrizioni agli affitti brevi sono arrivate sia a livello nazionale che locale. In tutta Italia ora è infatti obbligatorio per i gestori di affitti turistici, esporre il CIN e rispettare tutta una serie di requisiti sulla sicurezza e l’abitabilità degli ambienti.
A livello locale, le singole amministrazioni hanno pianificato incentivi fiscali per chi rinunciava all’affitto breve in favore della locazione classica, sono stati introdotti divieti per i centri storici e ognuno, a proprio modo, ha portato avanti la propria lotta contro gli affitti brevi. I residenti sono stufi, chi cerca una casa non ne può più e lo stock immobiliare disponibile è talmente ridotto da essere critico.
Questa la situazione attuale, in cui però, si trova anche chi gestisce gli affitti brevi, e non intende rinunciarvi. In particolare, l’allarme arriva da CleanBnB, uno dei maggiori operatori italiani nella gestione degli affitti brevi (ne conta più di 3.100 su tutto il territorio italiano). Secondo il presidente Francesco Zorgno, le esperienze di Barcellona e New York, dovrebbero insegnare che una politica punitiva e un approccio restrittivo non risolvono nulla, ma anzi penalizzano i soggetti più virtuosi, che non solo rispettano tutte le regole, ma portano anche un importante plus all’economia del Paese.
La richiesta di CleanBnB

Secondo Zorgno:
“Serve equilibrio, non proibizionismo, perchè misure punitive rischiano di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato: più abusivismo, meno trasparenza, calo delle entrate fiscali e danni diretti all’industria del turismo”.
Che il mercato degli affitti brevi sia solido, è fuori dubbio: solo nei primi 6 mesi del 2025 CleanBnB ha generato 23 milioni di euro di incassi, e gli appartamenti attivi a livello nazionale sono circa 500.000. In alcune città gli affitti brevi stanno diminuendo, ma quelli che sopravvivono alle restrizioni dimostrano una qualità e una professionalità via via crescenti. Questa, secondo CleanBnB, è un’evoluzione positiva che va incentivata, e non frenata.
Quello che chiede CleanBnB sono norme trasparenti e coerenti, in grado di distinguere chi lavora bene da chi non lo fa. Inoltre, la società sottolinea anche l’importante opera di riqualificazione immobiliare operata da chi investe negli affitti brevi, che soprattutto nei centri storici porta efficientamento energetico e sviluppo urbanistico, facendo salire le quotazioni immobiliari. Le nuove regole che stanno nascendo rischiano di frenare tutto questo, e di creare un danno invece di trovare una soluzione.