Quando l’unione fa la forza. Le collettive di designer funzionano

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 8 minuti

Tra le modalità di promozione dei designer di tutta Europa, le mostre collettive possiedono una loro peculiarità nel sostenere idee e persone.

Quando l’unione fa la forza. Le collettive di designer funzionano
Belgium Is Design-Alcova-Photo EW

L’unione, si sa, fa la forza, e quella delle mostre collettive dove più giovani designer, scelti da un apposito comitato o da un curatore, è una modalità più che interessante. E’ più efficace, infatti, portare un messaggio o dei concetti legati al fare progettuale se convogliati sotto lo stesso statement per rafforzarne anche la comunicazione.

Lo fanno da tempo, ma con continuità, diversi paesi europei e spesso la sede più rappresentativa è la Design Week milanese dove confluiscono mostre preparate nei rispettivi paesi, magari riguardate e potenziate, o in occasione della quale se ne allestiscono ex novo, da mettere in circolo.

Un tratto comune ai designer emergenti degli ultimi vent’anni è l’aver frequentato, anche se per brevi periodi, i corsi all’estero in prestigiose scuole – da Eindhoven a Londra passando per Ginevra…- dove nutrirsi di linguaggi e tecniche a volte poco diffuse nel proprio paese. Se questa globalizzazione favorisce scambi e livella inevitabilmente il gusto, al contrario le collettive dei diversi paesi sono portatrici sane di ricerche autoctone e modalità legate, come nel caso dei designer polacchi o belgi citati in questo articolo, peculiari della storia del loro paese.

Anche per questo le collettive hanno un ruolo culturale, ribadiscono le differenze negli approcci e nei punti di vista, in un’ottica di pluralità d’espressione.

Quando l’unione fa la forza. Le collettive di designer funzionano
BelgiumisDesign_Bold Dualities, Designers

Una piattaforma internazionale per il Belgio

Quando l’unione fa la forza. Le collettive di designer funzionano
Belgium Is Design-Alcova-Photo EW

Dal 2011 il progetto BELGIUM IS DESIGN promuove internazionalmente la creatività dei suoi designer attraverso tre istituzioni: Flanders District of Creativity, MAD Brussels e Wallonie-Bruxelles Design Mode. Quest’ultima già da vent’anni è attiva anche in Italia nel promuovere le industrie creative del paese.  È grazie a questi sforzi congiunti se i designer belgi ci appaiono molto meno sconosciuti di un tempo, cosa che ha favorito le collaborazioni anche con le nostre imprese.

È l’italiana Giovanna Massoni ad aver curato negli ultimi quindici anni alcune delle mostre collettive più interessanti per cogliere il fenomeno dei nuovi designer belgi. A partire dalle meno recenti ma importanti Perspectives e The toolbox, alla Triennale di Milano, rispettivamente nel 2012 e 2013. Fino alle più recenti Bold Dualities –  dell’anno scorso con oltre trenta designer e studi riuniti in un’unica mostra per la prima volta della piattaforma – e Women Whispers, ospitata da Alcova lo scorso aprile e ora al CID – Centre of innovation and design, Site du Grand-Hornu.

Quest’ultima poneva l’accento sul tessile, con una nutrita presenza femminile, per mettere in evidenza la sperimentazione e la ricerca sui materiali, con una selezione di 17 designer e studi. Un omaggio alla ricca storia tessile del Belgio, con una varietà di creazioni, che spaziavano da pezzi artigianali unici a oggetti prodotti industrialmente e destinati a una distribuzione su larga scala. Tra lampade gonfiabili realizzate anche con intestini di maiale come Pumpkin di Xavier Servas, arazzi realizzati a mano in feltro di Morevi Studio o un tappeto progettato con guaine plastiche riciclate. Le tecniche ancestrali sono reinventate, e gli strumenti digitali sono applicati ai processi artigianali per ottenere l’inedito esplorando i limiti del telaio.

Una piattaforma internazionale per il Belgio: foto e immagini

Design e nuovo artigianato in Polonia

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Federica Sala, curator + Katarzyna Jordan, founder of Visteria Foundation

Hanno scelto Milano per raccontarsi e soprattutto perché “ospiti” di La Visteria Foundation, costituita di recente da Katarzyna Jordan, prima di spostarsi nella loro Varsavia e nella storica Villa Gawro?ski, sede permanente della Visteria Foundation e museo privato dedicato ad arte e design.

L’obiettivo del progetto è sostenere la creatività dei designer e degli artisti polacchi aiutandoli a ottenere riconoscimenti a livello internazionale. E quale miglior occasione del centenario dalla partecipazione della Polonia all’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925, per rimettere al centro la relazione tra l’alto artigianato e il design polacco d’avanguardia.

 

L’ambizione di questa mostra dal titolo Romantic Brutalism. Un viaggio in Polonia attraverso arte e artigianato – ha dichiarato la curatrice Federica Sala – è quella di presentare il ricco patrimonio del design polacco, andando oltre i nomi più famosi per rivelare la genealogia che collega il passato al presente.

 

Ventitré designer enfatizzavano dunque il ruolo dei materiali, come il legno, usato da Anna Bera per una collezione di specchi dalle cornici antropomorfe, il vetro soffiato con le poetiche creazioni di Aleksandra Zawistowska, così come la ceramica, l’acciaio, oltre a merletti e tessuti, che nell’insieme sposano la tendenza al collectible design che attraversa l’Europa ultimamente.

 

Design e nuovo artigianato in Polonia: foto e immagini

L’avanguardia olandese sorprende ancora

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Masterly25_Artwork_©Jasper-Abels-X-Masterly-2025, Palazzo Giureconsulti

Da nove anni la ricca compagine del design olandese, sotto la guida della promotrice e curatrice Nicole Uniquole, sceglie Milano per presentare il frutto del proprio lavoro. Si tratta del progetto Masterly-The Dutch – quest’anno nuovamente nella cornice storica e centrale di Palazzo Giureconsulti.

 

Il programma è sempre ricco, con singole installazioni o mostre collettive, dove apprezzare le creazioni di designer, artisti, artigiani, ma anche aziende e istituti di formazione, attentamente selezionati. Certamente qualcosa di più di una collettiva ma lo spirito è il medesimo: fare squadra, raccontare le linee di ricerca, innescare relazioni.

 

Quest’anno in particolare Masterly-The Dutch ha accolto la mostra nella mostra Roots curata da Simone van Es, un bel progetto tutto dedicato ai temi della sostenibilità e del riuso. Lì si è messa in scena una sorta di Ultima Cena, su suggestione del noto affresco meneghino, dove forse si sono viste le cose più interessanti sul versante dell’eco-design, tra scarti dell’agroalimentare ­– come la lampada tubolare in terra compressa di Studio Tom Schoonhoven – e gli oggetti realizzati in stampa additiva con plastiche di riciclo di Dirk van der Kooij, o in vetro stampato, da alghe, di Klarenbeek and Dros Del resto, l’attenzione all’ecodesign è un leit motiv degli olandesi dopo i primi ruggiti del collettivo storico Droog Design nei Novanta.

 

L’avanguardia olandese sorprende ancora: foto e immagini

Un progetto corale per i designer indipendenti italiani

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Magnificat

E gli italiani? Una buona rappresentanza di studi emergenti o singoli professionisti sono stati riuniti recentemente dal giornalista e curatore Paolo Casicci con Magnificat. Alchimie e devozione nel nuovo design, che cela dietro al titolo evocativo un invito alla materia, al processo creativo, al mestiere stesso del progettare.

Il gruppo eterogeneo, composto da venticinque designer, è nato per mettere in scena il cosiddetto design indipendente, raccontando perciò un repertorio personale fatto di sperimentazioni ricercate e, anche in questo caso, di materiali innovativi o usati in modo alternativo, dove nella quasi totalità dei manufatti presentati prevaleva la componente artigianale. Una sorta di camera delle meraviglie che mostrava il lato certamente non nascosto ma ancora poco noto della ricerca nel nostro paese (tra i designer Debonademeo, Martinelli Venezia, Millim Studio insieme ad altri meno noti) ospitata presso lo Spazio Vito Nesta, anch’egli persuaso che una selezione collettiva serva «per continuare a coltivare lo spirito collaborativo del progetto, che può salvarci in un momento storico difficilissimo».

I designer, gli artisti e i marchi di Magnificat sono stati scelti secondo un filo preciso – spiega il curatore – sono tutte figure che uniscono alla craftmanship più avanzata, e alla dedizione che questa esige, un livello di consapevolezza dello stare al mondo da progettisti con una vocazione e un senso preciso, esatto.

 

Puntualizzando che la mostra non è il frutto della caccia all’inedito usuale:

Da giornalista, osservo continuamente progetti apparire a mostre, fiere e rassegne per essere sostituiti alla mostra, alla fiera e alla rassegna successive da nuove proposte. Un automatismo che ha trasformato il flusso di creazioni in rumore di fondo.

 

Un progetto corale per i designer indipendenti italiani: foto e immagini

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