L’intelligenza ecologica del lino
Materiale naturale che si fa interprete di un’antica tradizione, ma che guarda al futuro grazie a processi innovativi e macchinari d’avanguardia pensati per perfezionarne le prestazioni.

Nasce dalla tradizione, dalla creatività, dall’amore per la bellezza e per il territorio la storia del Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè, a una decina di chilometri da Bergamo. Tutto iniziò nel 1873, quando l’imprenditore Andrea Ponti ebbe l’idea di unire gli opifici tessili di Fara Gera d’Adda e di Cassano e, successivamente, nel 1920, di aggiungere quello di Villa d’Almè. Nacque così la più importante azienda italiana per la lavorazione della canapa e del lino. Oggi l’azienda, oltre alla presenza in Italia possiede numerosi terreni in Italia (principalmente nei dintorni di Bergamo, Prato e Padova) e impianti anche in Tunisia e in Lituania.

Durante la Seconda Rivoluzione Industriale, la lavorazione del lino e della canapa era diffusa nell’intera la Valle Padana fino alla Romagna, utilizzando metodi tradizionali tramandati da generazioni nelle comunità rurali. Ponti colse l’opportunità offerta dal progresso tecnologico per creare un sistema industriale. La straordinarietà del Linificio e Canapificio Nazionale risiede proprio nella sua capacità di replicare la lavorazione artigianale nelle innovative macchine per la filatura. A Villa d’Almè ha sede infatti il più importante Centro di Ricerca e Sviluppo Liniero al mondo, dove vengono progettati e realizzati non solo filati innovativi e di grande bellezza, ma anche i macchinari tessili linieri e canapieri più avanzati, grazie alla divisione interna LINIMPIANTI. Questi macchinari, coperti da brevetti aziendali, permettono di produrre filati dal forte “carattere italiano”, altamente personalizzabili e con un alto contenuto moda.
Il lino, una fibra naturale totalmente sostenibile

La lavorazione del lino è un processo affascinante e virtuoso che fonde natura, tecnica e tradizione. Tutto prende vita dai campi, dove la pianta cresce fino a raggiungere il giusto stadio fenologico. Raccolta e confezionata in rotoballe – in modo più ordinato di quanto accade con frumento o mais – viene poi trasferita nello stabilimento, dove ha inizio un viaggio meccanico su un lungo “tapis roulant”. Una serie di macchinari ritmici separa le parti più corte e leggere della fibra – le pagliuzze – dalla fibra lunga. Nulla viene sprecato: anche i residui – normalmente vissuti come scarti – trovano mille impieghi, dall’impiego in edilizia e nell’agrotecnica (e persino nell’imbottitura dei bottoni!)
La maggior parte del lino che entra nei nostri impianti è già sotto forma di nastro pettinato, perché il nostro core business è la produzione di filati -destinati per l’80% all’abbigliamento, e per il resto all’arredamento e ad applicazioni tecnicheì, racconta Clara Dughetti, l’agronoma che ogni giorno di impegna con grande passione a monitorare il lavoro con gli agricoltori che seguono precisi schemi di produzione e con cui condivide ogni fase del processo.
Nulla può infatti essere lasciato al caso. L’arrivo del raccolto segna l’inizio della raffinazione meccanica: il materiale viene allungato, stirato e progressivamente ridotto di diametro con delicatezza, utilizzando battitori in legno d’acero canadese (l’attenzione sui materiali da utilizzare nel processo produttivo è a 360 gradi) per preservare integrità e morbidezza della fibra. Il nastro viene poi ordinatamente disposto su una macchina detta “banco a fusi”, che forma uno stoppino: un filo primordiale, leggermente ritorto, che garantisce ordine e compattezza per le fasi successive. Segue quindi una fase cruciale: la bollitura. Lo stoppino viene immerso in acqua calda per 6-8 ore per rendere le fibre più morbide, compatte e resistenti. In alternativa, si può optare per la candeggiatura, che rende la fibra bianca e pronta alla tintura. La filatura avviene “a umido”: lo stoppino viene leggermente bagnato, poi tirato fino a formare un filo continuo e sottile, con una torsione minima. Dopo l’asciugatura a raggi infrarossi, il filo viene avvolto in rocche da 1 kg. Il controllo qualità è l’ultima, ma non meno importante, fase. Un sistema di visione ottica individua eventuali difetti nel filo, per garantire continuità e uniformità al prodotto.
Una pianta etica

Senza dimenticare che Il lino è una fibra naturalmente sostenibile: non produce scarti, poiché ogni sua parte viene utilizzata per un’ampia gamma di applicazioni, non è forzato con OGM o fitofarmaci, e non deve essere irrigato artificialmente. Il che significa totale risparmio idrico a differenza di quanto avviene per la coltivazione del cotone che richiede grandi quantità d’acqua. È una pianta resiliente, generosa, capace di restituire fertilità al terreno: le sue radici poco profonde rigenerano il suolo, migliorando la resa delle colture successive. Insomma, indubbiamente dotato di un’intelligenza etica.
Questo lino autenticamente italiano, pronto per essere utilizzato dai top fashion brand e dalle migliori aziende di arredamento, è simbolo virtuoso di filiera corta, fatta di innovazione, cura e rispetto per l’ambiente, certificato MASTERS OF LINEN®, garanzia di completa tracciabilità europea del prodotto, coltivato e lavorato esclusivamente in Europa occidentale, e conforme agli standard più alti in termini di resistenza, solidità del colore, stabilità dimensionale e trasparenza chimica.
Grazie ai suoi attenti processi produttivi e all’impegno nella ricerca, Il Canapificio e Linificio Nazionale non ha mai rinunciato alla vocazione sostenibile, lavorando secondo i principi dell’economia circolare. Nel 2022, insieme alla francese Terre de Lin – con cui da sempre collabora proficuamente – il Linificio e Canapificio Nazionale ha avviato un percorso di tracciabilità totale del filato 1873 – The Ould Linen, basato sulla tecnologia blockchain. Un progetto innovativo che consente di identificare con precisione ogni passaggio della filiera, dal seme fino al filato finito, garantendo trasparenza e affidabilità.
La canapa, una pianta altrettanto virtuosa
Come il lino, anche la canapa cresce senza pesticidi né irrigazione, con un ciclo produttivo breve e altamente efficiente. Ha una fibra robusta, utilizzata per la maggior parte in edilizia perché la sua leggerezza, resistenza e capacità di assorbire le vibrazioni la rendono una risorsa preziosa per chi cerca materiali alternativi, funzionali e a basso impatto ambientale.

Etica a 360 gradi
Nel dicembre 2021, l’azienda ha modificato il proprio statuto per diventare Società Benefit, integrando nel proprio oggetto sociale non solo obiettivi economici, ma anche la volontà di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Tra i progetti più significativi spiccano il “Bosco del Linificio”, con 1.000 alberi piantati nella Sila Piccola (area UNESCO per la Biodiversità), il sostegno a Marevivo per la rimozione dei rifiuti dai fondali marini, la coltivazione del lino in Italia e la semina di piante mellifere accanto ai campi di Astino per incentivare la biodiversità.