La mia casa sono io

Autore:
Mia Pizzi
  • Direttore editoriale
Tempo di lettura: 4 minuti

Un grande appartamento in un edificio degli anni Quaranta. Qui l ’architetta Patrizia Amico ha
attuato un intervento conservativo senza modificare il layout. Ma ha colmato gli interni di oggetti
che parlano al cuore, li ha caricati di libri e popolati di amici e di sorrisi
.

La mia casa sono io

Questo grande appartamento a Palermo – quarto per la nostra rubrica Trasite! Antologia dello spazio domestico – è stato volutamente lasciato (quasi) intatto nella distribuzione degli spazi. L’architetto Patrizia Amico, che lo ha scelto e lo abita, ha infatti ritenuto più importante conservarne la storia e  mantenerne gli spazi ampi per ospitare amici e affetti. Autentico, e come tale, fatto di stratificazioni, di oggetti raccolti nel corso della vita e da cui è difficile separarsi, di libri letti e discussi, di fotografie che rallegrano il cuore perché legate ai momenti più piacevoli della vita. 

La mia casa sono io

La mia casa sono io, è il racconto della mia vita, una vita bella fatta di amici, tanti viaggi, molti affetti e un grande amore.

Tante fotografie e tantissimi libri.

L’abitazione non è nata da un progetto ben definito: l’appartamento molto grande, al sesto piano di un edificio degli anni ’40 del Novecento, ha un lungo corridoio vetrato, che ti accompagna nei vari ambienti dai soffitti altissimi, così come alte sono le porte con il sopraluce e le specchiature di vetro smerigliato. I pavimenti sono a scacchi, con mattoni di graniglia bianchi e verdi. Si è conservata l’atmosfera della casa, la distribuzione degli ambienti non è stata modificata, sono stati ritinteggiati gli infissi interni, in colore avorio con le belle maniglie squadrate di ottone, nello stile proprio di quegli anni. 

Gli infissi esterni sono stati sostituiti con elementi moderni colore grigio “canna di fucile”. L’unica parte dove si è intervenuto radicalmente è stata quella destinata ai servizi, ad eccezione del bagno padronale, dove siamo riusciti a conservare il pavimento a mosaico, così particolare con le piccole piastrelle avorio e nero.

Ma nonostante tutto questo, quando l’impresa mi ha riconsegnato l’appartamento, ho visto solo un contenitore, un luminosissimo contenitore e nient’altro.

L’ho riconosciuta come mia casa solo quando ho rivisto i miei mobili, lasciati per diversi mesi in deposito in un magazzino e che il trasportatore aveva ammassato piuttosto disordinatamente.

E’ vero che gli oggetti che ci accompagnano nel nostro cammino sono “cose”: oggi ci sono, domani non più. Ma sono queste cose che segnano i momenti della vita, la caratterizzano, la differenziano da un’altra.

La mia casa, giorno dopo giorno, è diventata quello che è adesso: un luogo accogliente come può esserlo un morbido cuscino che accoglie la tua testa stanca.

Le stanze della mia casa, se potessero, potrebbero raccontare la storia di una ragazza italo americana.

 La precedente proprietaria apparteneva infatti a una ricca famiglia, come erano ricche le famiglie che possedevano i grandi vigneti nella Napa Valley agli inizi del XIX secolo. Durante una vacanza in Sicilia, si innamorò di un giovane imprenditore conosciuto ad una festa in maschera a Palermo. E in questi spazi ha vissuto una lunga vita ricca di emozioni, tra America e Sicilia, costellata da grandi eventi, anche se sfortunatamente  segnati dalla guerra.

Ho acquistato questa casa dai figli dopo la sua dipartita.

Patrizia Amico: biografia

Specializzata in restauro di monumenti, ha collaborato con il prof. Joppolo a Roma. Ha lavorato presso l’Assessorato Beni Culturali della Regione Siciliana : alla Soprintendenza di Trapani, in particolare presso i  parchi archeologici di  Segesta e Selinunte; a Palermo  presso il Museo Archeologico  Salinas, al  Servizio Progettazione dell’ assessorato BBCCAA e presso il  centro del restauro. 

Pamico28@gmail.com