Dieci anni di Bowl Chair
La Bowl Chair di Lina Bo Bardi è una seduta dalla storia affascinante, che racconta di design d’autore, inclusività culturale, sperimentazione creativa e innovazione tecnologica.

Il suo aspetto è semplice ed essenziale: una struttura metallica ad anello sorretta da quattro gambe, su cui poggia una seduta semisferica. I due elementi non sono fissati fra loro, regalando un comfort che si adatta alla posizione preferita da chi siede al momento. La Bowl Chair di Lina Bo Bardi è un pezzo importante del design internazionale, ma non solo perché ben progettata. La sua storia racconta anche di inclusione culturale, sperimentazione creativa, innovazione tecnologica.
Come è nata

Il progetto fu concepito dall’architetta italo-brasiliana nel 1951, all’età di 37 anni. Lei stessa allora dichiarò:
La novità di questa sedia, l’assoluta novità, è il fatto che possa muoversi in ogni senso, senza alcun tipo di ausilio meccanico, solo grazie alla sua forma sferica. Non esistono altri arredi come questo.
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Nonostante le critiche positive da parte del settore, che riconobbe in questo pezzo perfezione formale e innovazione tecnica, la sedia non venne messa in produzione. Del progetto originale, infatti, esistono solo due prototipi: una poltrona in pelle nera del 1951, considerata la versione più rappresentativa perché sviluppata dalla stessa Lina Bo Bardi, e un’altra, probabilmente di fabbricazione successiva, con la seduta più piccola in plastica trasparente e cuscini rosso acceso. Entrambi gli esemplari sono conservati nella Casa de Vidro, l’ex residenza di Lina a San Paolo in Brasile e ora sede dell’Instituto Bardi, che custodisce l’archivio dei suoi lavori. Lina, che si spense nel 1992, non vide mai il suo progetto diventare realtà.
L’arrivo di Arper

Nel 2011, la curatrice d’arte argentina Noemi Blager propone ad Arper – azienda italiana fondata nel 1989, affermatasi in poco tempo come marchio design a diffusione internazionale – di patrocinare una mostra dedicata alla Bo Bardi. Grazie a questa occasione Arper si confronta più a fondo con la filosofia della designer e decide di dare una nuova interpretazione a uno dei suoi progetti mai realizzati fino ad allora. Come ha dichiarato Claudio Feltrin, AD Arper:
Ci affascinava l’idea di sviluppare un suo progetto mai industrializzato prima: la sedia Bardi’s Bowl. Una forma semisferica, un volume semplice e forte, che si ispira alla natura e che interviene nello spazio con la forza di un archetipo. E in effetti in questo progetto ritroviamo l’amore per le forme essenziali, funzionali, organiche: un valore che accomuna l’approccio progettuale di Lina e Arper. Industrializzare oggi la Bardi’s Bowl è stata una sfida che ha entusiasmato tutti in Arper.
Nel settembre 2012 la seduta viene presentata sotto forma di primo prototipo in occasione dell’inaugurazione della mostra “Lina Bo Bardi: Together”.
Nel 2013 l’azienda italiana, studiando gli schizzi di Lina e confrontandosi con l’Instituto Bardi, approfondisce le ricerche per sviluppare, oltre alla versione in pelle nera, anche quelle in cotone multicolor, che la Bo Bardi aveva semplicemente abbozzato.
La produzione, finalmente

È nel 2014, alla 51° edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano, che Arper lancia la nuova interpretazione della seduta. Prodotta in una serie limitata e numerata di 500 pezzi, include una versione in pelle nera e sette varianti di colore in tessuto, ognuna delle quali abbinabile a diversi set di cuscini: del medesimo colore della scocca, in due tonalità nuance o decorati con fantasie ispirate ai disegni originali di Lina Bo Bardi.
Ciascun esemplare realizzato è contrassegnato da un numero di serie, serigrafato sulla scocca e all’interno dei cuscini per assicurarne l’unicità. L’autenticità è garantita, inoltre, da un certificato nominale, emesso dall’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi e rilasciato al momento dell’acquisto.
Gli omaggi recenti

Il 2021 è un anno ricco per la Bowl Chair. Alla 17° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia la memoria di Lina Bo Bardi riceve il Leone d’Oro e per l’occasione Arper lancia un’edizione realizzata in collaborazione con lo storico marchio veneziano di tessuti Rubelli: due nuove fodere coloratissime, Lollipop ed Eureka, rielaborano lo spirito innovativo della seduta. Nello stesso anno, Arper presenta “Lina Bo Bardi in Full Color”, una mostra dedicata a Lina attraverso le interpretazioni della Bowl Chair che hanno firmato nel tempo designer e artisti.
Bowl Chair: icona design, ma anche manifesto etico e politico

Dal 2014 al 2020 la sedia entra in musei, collezioni temporanee e permanenti, gallerie e showroom prestigiosi di tutto il mondo. La vendita della Bowl Chair viene infatti finalizzata al finanziamento delle attività sociali e culturali dell’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi. Un obiettivo condiviso anche dalla mostra itinerante “Lina Bo Bardi: Together”, sostenuta e promossa da Arper dal 2012 al 2016, con l’intento di contribuire a far conoscere il pensiero, le opere e le produzioni artistiche dell’architetta.
Rivoluzionaria nel concept, la sedia è una pietra miliare del design modernista brasiliano e internazionale, progettata all’inizio degli anni Cinquanta, distinguendosi dal generale rigore formale del tempo, squadrato e austero, grazie alle sue linee morbide e su misura per il comfort della persona.
Ispirandosi alle tecniche di tessitura tradizionali brasiliane, le versioni in cotone colorato pensate dall’architetta volevano essere il modo per creare un ponte fra la cultura di questo Paese e il design occidentale, in piena linea con la sua etica rispettosa della diversità, profondamente convinta della dignità di ogni essere umano.
Non dimentico mai il surrealismo del popolo brasiliano, la loro inventiva, il loro piacere nello stare insieme, ballare, cantare. Per questo ho dedicato il mio lavoro al Pompéia ai giovani, ai bambini e agli anziani: tutti insieme.
Lina Bo Bardi