Design prêt-à-porter

Autore:
Daniela Giambrone
  • Giornalista

Non solo abiti. Il design contamina la moda anche negli accessori. E quando i designer progettano gli occhiali si realizza una magia a metà fra la ricerca tecnologica e l’espressione creativa.

Design prêt-à-porter
Ufo, Komono. Design Walter Van Beirendonck

Moda e design si corteggiano da tempo. Non sono rari né nuovi i casi di progettisti che si spingono nel mondo del tessile d’arredo. Così come tanti sono i lanci di collezioni di abbigliamento che nascono dalle collaborazioni fra designer e fashion brand. Gli accessori non fanno eccezione. Fra questi, gli occhiali presentano una spiccata componente tecnologica che rende la loro realizzazione sicuramente interessante. Molti dei nomi più conosciuti del design italiano e internazionale, infatti, si sono misurati con modelli dove la scelta dei materiali, l’abbinamento dei colori e l’attenzione alle tecniche di produzione rappresentano occasioni di sperimentazione e ricerca. Il design concepito per la persona come un capo prêt-à-porter da indossare.

L’unione fa la forza per W-Eye

Un progetto corale, dove la forza espressiva nasce dalla pluralità. È questo lo spirito che anima la collezione Ten – Italian design collection che W-Eye ha realizzato con Mattero Ragni, art director del brand, insieme ad alcuni designer italiani: Antonio De Marco, Diego Grandi, Giulio Iacchetti, JoeVelluto, Chiara Moreschi, Luca Nichetto, Lorenzo Palmeri, Matteo Ragni, Elena Salmistraro. Famoso per il suo occhiale di legno e alluminio senza cerniere, W-Eye vuole portare un’innovazione guidata dal fattore umano, dove il sapere artigiano italiano è un ponte verso la creatività del futuro.

Antonio De Marco ha optato per una linea pulita che esalta una forma non convenzionale.

La parte superiore dell’occhiale è fatta di segmenti dritti mentre quella inferiore da una curva morbida e continua. Volevo provare a trovare un dialogo tra due modi di tracciare linee su un foglio e applicarli a un oggetto fatto per il volto umano. L’occhiale, in tutte le varianti materiale che ho scelto, ha sempre una essenza scura e uniforme sulla parte esterna. Questo per aver modo di sottolineare la geometria e il contrasto col viso, oltre che dialogare con le due lamine in alluminio. Mentre la parte interna ha delle essenze più varie, chiare, con piccole note di colore, chiamiamolo brio.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Antonio De Marco

Diego Grandi, invece, ha voluto portare l’attenzione a piccoli dettagli per dare forma al concetto di imperfezione. Un piccolo gap della montatura ha la stessa funzione di un neo su un viso, che diventa un segno distintivo.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Diego Grandi

Giulio Iacchetti si è divertito a giocare con la struttura. Nel suo modello, le lenti non sono circondate lungo tutto il loro perimetro, bensì trattenute solo nel tratto sufficiente a lasciarle in posizione. Grazie alla montatura monoscocca in legno curvato, il designer è riuscito a comunicare la centralità del frame.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Giulio Iacchetti

Lorenzo Palmeri ha progettato una montatura decorata. Rigorosa nelle sue linee parallele, comunica comunque estrosità, quella che piace a chi porta gli occhiali. Come lui stesso commenta:

Da portatore di occhiali ne riconosco il potere trasformativo. In fin dei conti li considero sempre alla stregua di una maschera, forse per questo mi piacerebbe cambiarli quasi ogni giorno.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Lorenzo Palmeri

Matteo Ragni ha cercato il punto di vista sorprendente. Dei piccoli fori nella giunzione tra astina e lenti offrono una nuova prospettiva, mentre la struttura interna è composta da tranciati multicolore che ricreano le tonalità dell’arcobaleno.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Matteo Ragni

E parlando di colore non possiamo non citare il modello firmato da Elena Salmistraro, che ha puntato su essenze e tonalità naturali e brillanti per esaltare la vestibilità dei suoi occhiali, caratterizzati da un movimento morbido che riproduce quasi delle pennellate.

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W-Eye, Ten – Italian design collection, Elena Salmistraro

I fab four di Kartell Eyewear

Rodolfo Dordoni, Ferruccio Laviani, Piero Lissoni e Fabio Novembre sono i “fab four” che animano la Design Collection di Kartell Eyewear. Un progetto collettivo dove ogni designer apporta la sua cifra stilistica per interpretare un accessorio che forse più di altri aiuta a comunicare l’immagine personale.

Rodolfo Dordoni con K-Sun ha aggiunto una nuova proposta alla collezione Loo-K, caratterizzata da forme tondeggianti e sinuose, materiali a contrasto e colori squillanti.

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Kartell Eyewear, Design Collection, Rodolfo Dordoni

Daddy di Ferruccio Laviani si è invece ispirato all’estetica anni Ottanta. La finitura soft touch e lo stampaggio a iniezione regalano alla montatura un effetto sensoriale piacevolissimo.

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Kartell Eyewear, Design Collection, Ferruccio Laviani

Anche Piero Lissoni ha trovato l’ispirazione guardando agli anni passati. Per il suo modello Eyeliner Rondò cita i Sixties con la finitura tartaruga reinterpretata da tonalità più chiare e più scure che variano dal frontalino alle stanghette, creando un gioco di sovrapposizioni.

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Kartell Eyewear, Design Collection, Piero Lissoni

Fabio Novembre, infine, con il modello TV K ha interpretato gli occhiali come strumento per fruire e filtrare le numerose immagini che quotidianamente ci scorrono davanti agli occhi. Ecco perché ha progettato una dimensione generosa, adatta a una totale immersione (o a uno scudo protettivo?).

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Kartell Eyewear, Design Collection, Fabio Novembre

Le atmosfere fashion di Anversa per Komono

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Ufo, Komono. Design Walter Van Beirendonck

È già la seconda collaborazione quella fra Komono e lo stilista Walter Van Beirendonck, conosciuto per la sua moda eccentrica e visionaria, oltre che per essere uno degli Antwerp Six, gli stilisti basati ad Anversa –  Ann Demeulemeester, Dries van Noten, Dirk Van Saene, Dirk Bikkembergs e Marina Yee gli altri cinque – che hanno forgiato uno stile tutto loro. Lo stesso spirito caleidoscopico si declina nei modelli Ufo e Alien che Van Beirendonck ha disegnato per il brand, il cui debutto è avvenuto in passerella a giugno in occasione della presentazione della sua collezione Wirwar. I nomi rispecchiano lo stile delle montature: futuristiche, dai colori accesi e specchianti, realizzate in nylon bio e accessoriate con un cordino di silicone. Eccessivi e adorabili.

Nostalgia 80s e 90s per Blackfin

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Blackfin, The Highlighter collection

Una nota fluo che ci riporta indietro agli anni Ottanta e le linee squadrate alla Matrix che evocano gli anni Novanta. Riunite insieme per un’estetica vintage sci-fi che è l’elemento distintivo di The Highlighter, la prima capsule a marchio Blackfin composta da tre modelli da sole: una mascherina, una montatura cat-eye e un aviator. Tre declinazioni in cui il brand ha potuto esprimere la propria creatività, unita all’abilità nella lavorazione del titanio: il frontale è ricavato da un unico blocco di 3 mm, mentre la linea di colore sul ciliare è applicata in bassorilievo.

 

Design prêt-à-porter: le immagini degli occhiali più estrosi