Da scuole, ben progettate, una risposta alle sfide del futuro
Il progetto di due scuole molto diverse fra loro ma interessanti sia per i contenuti didattici proposti sia per il valore dato alla progettazione degli spazi e alla vita al loro interno.

Imparare le professioni del futuro in ambienti predisposti per il dialogo intergenerazionale e in condizioni di benessere ambientale e persino psico fisico di tutto riguardo. È quanto accade in due progetti recenti, l’uno più grande e in un contesto urbano, l’altro più contenuto e collocato paesaggisticamente in un ambiente naturale di gran fascino. In entrambi i casi il progetto tiene in considerazione il dialogo e lo scambio interdisciplinare, di studenti, professori e dipendenti dando luogo a un’unica comunità sociale. Strutture capaci di riconfigurare il proprio layout per interpretare bisogni e funzioni per abitare lo spazio ogni volta in modo naturale ed efficiente. Dove anche la scelta degli arredi è cura e fa da trait d’union con il resto.

Un hangar della conoscenza in funzione dell’interazione personale

Il Roberto Rocca Innovation Building, sviluppato su 6.000 mq suddivisi su tre livelli, è stato progettato da Filippo Taidelli Architetto e sorge a Pieve Emanuele, al confine con il parco agricolo Sud Milano, all’interno nell’Humanitas University Campus, già progettato dallo studio nel 2017. Si tratta della sede del nuovo corso di laurea in Medicina e Ingegneria Biomedica (MEDTEC School), nato tra Humanitas University e Politecnico di Milano. Vi si sperimentano le frontiere della microscopia elettronica, della stampa 3D e dell’intelligenza artificiale per formare professionisti in grado d’integrare e potenziare le competenze del medico chirurgo con quelle di base e applicate dell’Ingegneria Biomedica.
All’interno di questo complesso di quattro edifici all’avanguardia, sia in termini di sostenibilità che di metodo formativo, la nuova struttura è pensata in continuità fisica e visiva con gli altri edifici del campus, affiancando ai volumi compatti e materici esistenti un corpo diafano e trasparente. L’involucro è caratterizzato dalla doppia pelle di vetro (ha ricevuto il “Wood Architecture Prize” by Klimahouse e la Certificazione LEED Gold, per l’ecocompatibilità) e spicca come un “light box” che garantisce il massimo apporto di luce naturale e la continuità visiva con il parco mentre, al suo interno, lo studio accurato della pianta mette in comunicazione le sue diverse pertinenze d’uso.
La tradizionale distribuzione degli spazi, con aule perimetrali affacciate su un corridoio principale, è abbandonata per uno spazio fluido con ambienti informali. Quindi aule trasparenti, divisibili e riconfigurabili per creare permeabilità tra gli ambienti e favorire la condivisione di saperi come è giusto che sia in un edificio votato alla formazione.
In un contesto in cui le tecnologie sono così avanzate, tra intelligenza artificiale e medicina di precisione, e dove data scientist, medici e ingegneri lavorano insieme per identificare nuovi sistemi di diagnosi, per me la sfida è stata quella di progettare un edificio al passo con questa idea d’innovazione e proiezione nel futuro”, racconta Taidelli, e continua: “l’imperscrutabilità della tecnologia impone la progettazione di edifici flessibili, in grado di adattarsi a rapidi cambiamenti di destinazione d’uso.
Sono privilegiate l’interazione visiva tra le attività indoor e il verde circostante, l’uso di finiture naturali, la distribuzione verticale degli spazi interni e, come visto, la trasparenza dell’involucro per il massimo apporto di luce naturale. Così l’idea di un approccio progettuale pensato attorno all’uomo.
Studiare interaction design in un monastero

Si trova in quel di Astino, presso Bergamo, la sede italiana del Copenhagen Institute of Interaction Design (CIID), un campus che posizionerà Bergamo come un centro di eccellenza internazionale nel campo del design interattivo, della sostenibilità e della rigenerazione.
Fondato nel 2006 a Copenhagen e con sedi in Costa Rica e ora in Italia, il CIID è riconosciuto a livello internazionale per il suo approccio educativo innovativo, che promuove l’apprendimento attraverso la creazione e la collaborazione multidisciplinare. Il campus di Bergamo si configura come un hub per l’alta formazione, l’incubazione di startup e la ricerca, con corsi rivolti a studenti e professionisti provenienti da tutto il mondo. Al suo centro c’è l’Interaction Design, una disciplina che integra le tradizionali pratiche del design con le tendenze socio-tecnologiche emergenti, creando soluzioni intuitive per prodotti, software e servizi. I prossimi corsi si terranno a partire dal prossimo aprile.
Simona Maschi, un dottorato in design al Politecnico di Milano e oltre quindici anni di esperienza all’estero nella formazione in questo settore, è la fondatrice e direttrice del CIID. È lei che per la sede italiana ha scelto lo storico Monastero di Astino, un luogo ricco di storia il cui restauro, sostenuto dalla Fondazione Mia e dal Comune di Bergamo, restituendo alla città un importante patrimonio architettonico. In realtà le origini della scuola sono a Ivrea, la città della Olivetti, dove nel 2000 è nata la prima scuola al mondo dedicata all’interaction design, l’Interaction Design Institute Ivrea, in cui si sono sviluppati progetti importanti, come la scheda open source Arduino, e dove la stessa fondatrice lavorava. Chiusa l’azienda, viene aperto uno spin off a Copenaghen, nasce così un centro di eccellenza basato su tre attività: formazione, innovazione strategica con le aziende, incubazione che porta alla realtà di oggi internazionalmente nota.
I 2.000 metri quadrati della sede includono laboratori di fabbricazione digitale, spazi per la prototipazione e un laboratorio dedicato alla biodiversità, in cui tecnologia e natura si incontrano per generare soluzioni innovative.
Il Monastero sorge in una valle caratterizzata da una straordinaria biodiversità, che ha ottenuto il prestigioso “Premio Paesaggio d’Europa 2021” dal Consiglio d’Europa. La Valle di Astino è oggi un esempio virtuoso di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale.
Nei suoi interni gli arredi della nota azienda Pedrali contribuiscono a creare un ambiente funzionale e accogliente. Dall’interno, dove nella corte centrale dedicata ai meeting e ai talk con ospiti internazionali spicca il divano Buddy Oasi di Busetti Garuti Redaelli, alla sala ristoro con gli sgabelli Dome e le poltrone Gossip, di Claudio Dondoli e Marco Pocci, per arrivare alla grande terrazza arredata per chi desidera studiare o rilassarsi all’aria aperta con una splendida vista.









