Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore

Autore:
Ali Filippini
  • Giornalista
Tempo di lettura: 7 minuti

Dopo la Biennale di Venezia tocca a Milano, con la sua ventiquattresima Triennale, raccontare il complesso scenario con cui si confronta oggi il progetto. Con l’invito a contrastare le diseguaglianze.

Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore
Shapes of Inequalities Fragapane_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

C’è tempo fino al 9 novembre per visitare la 24ª Esposizione Internazionale alla Triennale di Milano, per l’occasione rinnovata nell’architettura dei suoi spazi collettivi – con un nuovo bar ristorante aperto sul giardino, uno spazio dedicato alla musica (Voce), un’area per le famiglie (Officina) – quindi da esplorare in tutto il suo insieme. Pianeta Design aveva già anticipato i contenuti dell’esposizione che qui riprendiamo con una sorta di guida alla visita, ottimizzata sul fattore tempo, e per chi vuole catturare soprattutto esempi concreti legati al mondo della professione e della ricerca applicata.

Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore
Shapes of Inequalities_Fragapane _Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

Leggere le diseguaglianze con il data visualition design

Dentro le sale di Triennale per sei mesi il focus è sulle diseguaglianze. Ci sono quelle ereditate dalla nascita che vedono una parte della popolazione mondiale lottare ancora per condizioni di vita sostenibili. E quelle che nel corso della vita inventiamo e costruiamo, sperimentate nelle nostre città e dai noi stessi, e la cui natura cercano di svelare le diverse mostre e i progetti speciali di questa edizione.

Sullo sfondo emerge l’importanza, e anche un po’ la retorica, affidata al dato, ai numeri. Un tema al centro del dibattito contemporaneo, e del modo di fare e leggere l’informazione, che il cosiddetto data visualisation design cerca, già da tempo, di rendere intellegibile ai più.

È un filo rosso che il visitatore coglie da subito, con una certa curiosità e attenzione, dai tre progetti ospitati al piano terra – dedicato al tema della dimensione geopolitica e alle città – a partire da Forme di disuguaglianze di Federica Fregapane che trasforma i dati in disegni e persino in forme organiche attraverso l’exhibition design di Midori Hasuike che ha reso visibili anche i numeri alla base dell’impattante installazione sullo scalone, 471 Days di Filippo Teoldi, dedicata all’attuale conflitto tra Hamas e Israele.

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471 Days Teoldi_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

La dimostrazione di come i dati possano aiutarci a comprendere realtà complesse continua nella galleria di cartografie realizzate da Tundrastudio, Colorzenith per Atlante del mondo che cambia, a cura di Maurizio Molinari, dove le mappe, strumenti antichi e sempre attuali, consentono di esplorare i grandi temi del nostro tempo.

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Atlas of the Changing World_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

Soluzioni per andare “Verso un futuro più equo”

Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore
Towards a More Equal Future – Foster – Foto_Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia – DSL Studio_© Triennale_Milano

È il titolo della mostra, sempre al piano terra, curata dalla Norman Foster Foundation (NFF) impegnata da tempo con progetti in tema di disuguaglianze sociali e ambientali. Nella grande sala sono presentati progetti per la trasformazione di un insediamento informale in India, la rigenerazione di una città distrutta dalla guerra in Ucraina, un’alternativa alle tende nell’accoglienza dei rifugiati. E ancora, soluzioni abitative sostenibili economiche e di alta qualità, idee per produrre energia pulita, moduli edilizi industrializzati come quello esposto fuori dal Palazzo dell’Arte come si usava in un lontano passato. Un inventario a tratti presuntuoso, nella sua missione di salvifica progettualità on demand, ma rappresentativo di un filone di progetto perseguito non solo dallo Studio Foster negli ultimi decenni.

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Towards a More Equal Future – Foster_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

I punti di vista dei padiglioni nazionali di Cina e Angola

Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore
Angola Pavilion_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio © Triennale Milano

Tra le riflessioni dei venti paesi nella sezione dedicata ai padiglioni nazionali, Cina e Angola, ovvero Africa e Asia, dimostrano come in modi certo diversi ma per questo interessanti la ricerca sul design possa essere foriera di trasformazioni e cambiamenti anzitutto sociali.

Con Made in Angola, a cura di Eugenia Chiara e Claudia Mittler, si evince come stia emergendo un movimento di design dal basso, che fa leva su competenze artigianali e materiali locali e sostenibili, reso visibile in mostra attraverso un processo di co- creazione che coinvolge i diversi attori locali (artigiani, videomaker, studenti di architettura, esploratori urbani e animatori culturali) con un workshop progettuale.

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China Pavilion_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

Bilanciamento dinamico: la legge dello sviluppo della civiltà, a cura di Yongqi Lou è invece ispirata al pensiero filosofico cinese e guarda alla disuguaglianza come motore del “bilanciamento dinamico” della società. L’opportunità di una trasformazione rilevante su scala globale è qui plasticamente rappresentato da una piattaforma modulare di acquaponica e un ponte stampato in 3D a simboleggiare la crescita interconnessa e il dialogo che attraversa i confini. Nell’insieme sono cinque università ad esplorare come il design possa affrontare le diseguaglianze nell’ambito della tecnologia, dell’ambiente e dell’invecchiamento che è tema al centro della prossima mostra.

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China Pavilion_Foto_Alessandro Saletta e Agnese Bedini – DSL Studio_© Triennale_Milano

Progettare una sana longevità

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The Republic of Longevity_ Foto Delfino Sisto Legnani – DSL Studio DSL

Il primo piano è dedicato alle implicazioni biopolitiche di cui in qualche modo è un esempio estremo la mostra nella mostra We the Bacteria: appunti per un’architettura biotica, di Beatriz Colomina e Mark Wigley, che indaga come le cosiddette “malattie dell’ambiente costruito” siano indissolubilmente legate alla salute del pianeta e allo stato della biosfera.

Alto tema legato alle disuguaglianze è il punto di vista sulle abitudini, gli stili di vita e le aspettative nelle società contemporanee. Appartiene a questa riflessione la godibile La Repubblica della Longevità. In Health Equality We Trust, a cura di Nic Palmarini, direttore del National Innovation Centre for Ageing nel Regno Unito, con Marco Sammicheli, allestita con un senso di allegria e molto colore da Sopa Design Studio.

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The Republic of Longevity_ Foto Delfino Sisto Legnani – DSL Studio DSL

Il tema curatoriale parte dalla constatazione che per la prima volta nella storia dell’umanità, cinque generazioni stanno condividendo lo stesso pianeta: nel 2050 la popolazione over 60 sarà di oltre 2 miliardi e una persona su sei avrà più di 65 anni. Per leggere e capire questa necessaria transizione da una società della vecchiaia a una società della longevità il percorso usa come efficace, e divertente, narrazione la messa in scena di Cinque Ministeri: dello Scopo, dell’Uguaglianza del Sonno, della Democrazia Alimentare, della Libertà Fisica e dello Stare Insieme. Per ognuno sono stati scelti oggetti di design, dal bastone da passeggio al robottino per trasportare la spesa, come strumenti per innalzare la qualità della vita, insieme ad opere d’arte, video, e musica a corollario dei dati della ricerca scientifica alla base della ricerca.

Inequalities alla Triennale: guida alla visita se hai solo tre ore: foto e immagini