Ricamare il legno, un progetto inedito e singolare
Il progetto sperimentale Nullus Locus sfida l’ordinario sperimentando una sorprendente e lussuosa decorazione eseguita ad arte con filo metallico.
Tre affermati professionisti per un progetto che sfida, apparentemente, l’impossibile: ricamare il legno per ottenere un effetto decorativo inusuale e davvero interessante.
Massimiliano Locatelli, architetto e designer d’interni è impegnato da alcuni anni a esplorare con un approccio “sartoriale” nuove soluzioni materiche, sempre molto espressive, per l’arredo. Quest’ultimo progetto – di fatto una sorta di capsule collection, visto il rimando al fashion system, ma composta di arredi e complementi per la casa – nasce dalla complicità con Fabio Zambernardi (già art director del brand Prada con cui ha collaborato per ben quarant’anni) quale esperto conoscitore dei processi e delle filiere manifatturiere a servizio del comparto moda, con la mediazione dell’artigiano e imprenditore Graziano Giordani. Quest’ultimo, recentemente insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro, è titolare della Graziano Ricami di Venarotta, un piccolo borgo piceno da dove l’azienda ha rapporti di lavoro con i più grandi nomi della moda internazionale. È lui l’ideatore dei primi campioni realizzati per saggiare le possibilità di ricamare il legno, poi mostrati a Fabio Zambernardi quindi “interpretati” dalla visionarietà di Massimiliano Locatelli. Una triangolazione di sguardi e sensibilità che hanno reso possibile impuntare l’ago nel legno, una cosa impensabile manualmente e conseguita tramite le modifiche apportate alle macchine da cucire del ricamificio. Il resto è legato alla sapienza del mestiere; del resto, la Graziano Ricami opera da anni nel mondo tessile e del ricamo. Così la migrazione dal tessuto ad altri materiali si è concretizzata nel giro di sei mesi di lavoro.

Alla Milano Design Week, il Non Luogo di Locatelli
Il risultato di questa prima prova è stato svelato all’ultima Design Week presso lo Studio Locatelli Partners con l’allestimento di Nullus Locus, che sta per “nessuna stanza” poiché non si tratta semplicemente della mise en scène di un ambiente piuttosto della sua evocazione. Nella non-stanza, quindi, il filo metallico impuntato nel legno è diventato decorazione dell’ambiente e del mobilio ma anche volume: il décor tratteggiato con le linee dal disegno acquistava tridimensionalità attraverso il ricamo metallico ed era indistintamente applicato ai pannelli a parete, che simulavano un’ elegante boiserie dove anche il fuoco del finto camino era ricamato, per poi estendersi al disegno del pavimento trasformato in una sorta di tappeto, e agli arredi intonati all’insieme.
Questi ultimi, un tavolo, una cassettiera e una sedia, dal sapore neoclassico che Locatelli definisce come “piccoli archetipi” sono nobilitati dal ricamo in fili di colori diversi. Se nei mobili il ricamo è geometrico e aderente ai contorni, nel vassoio rettangolare con bordo e nel semplice vaso diventa floreale e piazzato come si userebbe per una tovaglia o un foulard. I dettagli costruttivi sono pure molto curati: per esempio i cassetti del comò, senza pomelli, sembrano quasi finti ma rivelano in realtà un sistema di apertura insolito e sono rivestiti internamente con una carta da pacco ricamata.

Le eclettiche possibilità del ricamo
Ogni progetto diventa un’opportunità per esplorare le potenzialità di questo “materiale”, che si presta a interpretazioni diverse a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Poiché le fasi di lavorazione sono altamente artigianali il processo è completamente customizzabile: il committente diventa parte integrante della progettazione, contribuendo a definire l’uso e l’espressione del materiale in base alle specifiche esigenze del progetto. La possibilità di personalizzazione si estende a ogni dettaglio, dalla scelta dei filati alla tipologia di legno utilizzato, fino al disegno stesso del ricamo.

L’innovativo processo di lavorazione

Dal punto di vista tecnico il procedimento esecutivo ricorda un’impiallacciatura: ogni oggetto è stato creato facendo aderire un foglio piuttosto morbido su pannelli di legno più rigido, in un processo dove non mancano, come immaginabile, dei passaggi critici. Si tratta di un ricamo mano macchina, spesso anche irregolare, dal forte appeal perché decostruisce in qualche modo ciò che si offre come rigido. Si ritrova sensorialmente il piacere del vedere con quello materico del toccare, e l’esperienza offerta ricorda quella che si prova davanti ad un abito ricamato la cui ammirazione sfocia sempre nel tocco. Qui però l’atto del ricamare, che nella locuzione latina è acu pingere ovvero dipingere con l’ago, assume un nuovo significato nella sfida tra materiali in un abbinamento inedito.




