Intrecciando tradizione e contemporaneità
Il laboratorio di Mariantonia Urru da oltre quarant’anni è un luogo in cui il sapere antico incontra l’innovazione oggi anche grazie a raffinate collaborazioni con designer internazionali.
Alle origini del marchio
Fondata nel 1981 nel cuore della Sardegna, Mariantonia Urru è un laboratorio artigianale e manifattura tessile d’eccellenza, riconosciuto per il suo impegno nella qualità e, come vedremo, per il processo ecosostenibile.
Il marchio prende il nome dalla maestra tessitrice Mariantonia Urru che, insieme ai suoi quattro figli, ha dato vita a un progetto volto a preservare e valorizzare la straordinaria tradizione tessile dell’isola.
La storia risale all’infanzia di Mariantonia che imparò il lavoro dalla madre – a quell’epoca i tessuti erano quasi esclusivamente tessuti a mano per uso personale – per completare, lavorandovi qualche anno, la biancheria che avrebbe usato in futuro per il suo corredo. L’abilità acquisita fu quindi trasformata in un’attività commerciale, con l’acquisto di un telaio e l’inizio di un lavoro nel piccolo paese di montagna, Samugheo, presso Oristano, in cui era nata e cresciuta e dove ancora ha sede l’azienda.

Mariantonia Urru oggi

Mariantonia Urru è oggi un brand più che riconosciuto, che collabora con architetti internazionali, hotel di lusso e boutique prestigiose in tutta Europa, esportando soprattutto negli Stati Uniti e in Australia. Tuttavia, il suo cuore rimane locale e completamente a conduzione familiare. Così come l’intero processo produttivo, dalla progettazione tecnica iniziale all’acquisto della lana dai pastori del paese, fino alla rifinitura a mano di ogni pezzo.
L’azienda ha investito molto nelle capacità produttive di alto livello, con un’ampia gamma di telai (dai più vecchi telai manuali con telaio in legno ai più moderni telai jacquard) accompagnando ogni nuovo dipendente durante un periodo di formazione di due anni.
E per tramandare l’arte alle nuove generazioni e ai più curiosi è stato creato creato LUNA, laboratorio estivo organizzato su richiesta che insegna le tecniche tradizionali sarde a Samugheo, aperto sia ai professionisti che agli appassionati di tessitura
Ad agosto inizierà l’attività di NURAS, un laboratorio esperienziale dedicato al design, alla tessitura e allo scambio artistico-culturale tra i partecipanti che prevede una residenza artistica a Samugheo.

Lavorare con i designer
Da sempre Mariantonia Urru affonda le radici nell’eredità culturale dell’artigianato sardo, reinterpretandone le insuperabili tecniche, come la tradizionale a pibiones – a piccoli anelli di filato sporgenti dalla superficie – con uno sguardo contemporaneo.
Dalla semplice, ma intensa passione è nato un atelier a filiera completa, e come è giusto che sia sono iniziate anche le collaborazioni con designer internazionali e archistar come Mario Cuccinella.
La nuova linea M/U, che comprende tappeti, arazzi e cuscini tessuti a mano, inizia con la creatività degli architetti e dei designer con cui l’azienda collabora. Il progetto artistico deve poi essere tradotto in un tessuto: un processo ponderato che consiste nel capire il peso e la costruzione di ogni filato, la combinazione di vari materiali e colori (cotone, lana, lino-seta e talvolta fili metallici per testare effetti inediti) e l’applicazione delle diverse tecniche all’interno dello stesso pezzo.
Tra le nuove collezioni di tappeti fatti a mano troviamo l’interessante progetto di ricerca La Donna Vitruviana della designer tedesca Marie Brosius che si è interrogata sull’invisibilità storica verso l’anatomia femminile sia nella medicina sia nella società. Un tema che trova particolare risonanza in Sardegna, dove le donne hanno storicamente svolto un ruolo centrale nella società e nella comunità.
Con la collezione Pharos, Paulina Herrera Letelier, designer cilena con studio a Cagliari, già autrice di precedenti lavori per l’azienda, si è ispirata ai fari del Mediterraneo e al loro ruolo di icone architettoniche reinterpretando questi “codici di luce”, attraverso due declinazioni: quella tessile, che si concretizza nella produzione di tre tappeti, e quella scultorea, che racchiude la realizzazione di quattro lampade da tavolo.

Non solo tappeti: la lana. Nell’economia circolare lo scarto diventa materia prima
TintoinPecora è il marchio dedicato alla pura essenza della lana, in un’ottica di economia circolare, e si distingue per il suo impegno nel valorizzare il materiale e rivalutare la lana in altri settori, come l’edilizia biodegradabile, con pannelli per imbottitura, panelli termoisolanti e fonoassorbenti.
La lana si presenta nella sua essenza originale, senza trattamenti e colorazioni, esclusivamente nella scala cromatica naturale, dal bianco al nero, passando per le diverse tonalità?del grigio; garantisce la massima salubrità?e il rispetto dell’ambiente, è biodegradabile e riciclabile al 100%.

Un esempio creativo di utilizzo dei pannelli è Sheep in a box, una seduta al naturale ottenuta con pannelli pressati agugliati, realizzati con 100% scarto di lavorazione di filati in lana. I pannelli nascono dal recupero creativo delle fibre di lana, solitamente scartate durante la produzione dei filati, mentre le fibre più corte, un tempo considerate scarto, sono valorizzate e trasformate in materia prima d’eccellenza.
Anche la linea Domu porta avanti il progetto TintoinPecora con tappeti in colori derivati dalla lana naturale delle pecore locali. La gamma di colori è realizzata senza alcun intervento chimico. Mescolando diverse quantità di lana di pecora bianca e nera si ottiene un palette di sette variabili, dal écru fino al moretto scuro.
I tessuti in lana ad alta performance
Negli ultimi anni l’azienda ha intrapreso un percorso per valorizzare la lana di pecora anche con una collezione di tessuti. Questa è il risultato non solo dell’esperienza accumulata negli oltre quarant’anni ma anche del più recente lavoro di sperimentazione, svolto anche nell’ambito del progetto Interreg Italia-Francia marittimo Marlaine, del quale l’azienda è partner.
Svariate sono le applicazioni: dall’abbigliamento all’arredo e alla tappezzeria; per arrivare al settore automotive dove si è recentemente avviato un progetto con Toyota Boshoku per la sperimentazione di sedute imbottite e rivestite con tessuti principalmente di lana sarda.







