NEWH: la mission del network è l’hospitality sostenibile

Autore:
Massimiliano Grimaldi
  • Direttore responsabile

 NEWH rappresenta, attraverso i suoi numerosi chapters sparsi per il mondo, una rete di networking e aggiornamento costante per tutti i professionisti del settore hospitality e turismo. Una passione che nasce da un gruppo di professionisti diversi tra loro, ma uniti da un unico obiettivo: crescere e far crescere, ponendo la persona al centro di tutto.

NEWH: la mission del network è l’hospitality sostenibile
ph. Angelo Margutti

Abbiamo avuto la fortuna, nel corso della fiera Hospitality di Riva del Garda, di incontrare il Presidente, Enrico Cleva e la Executive Advisor, Marisa Corso, con i quali abbiamo toccato a 360 gradi tutto il mondo NEWH. I vertici dell’azienda ci hanno illustrato ogni passaggio, dalla nascita di questo percorso entusiasmante che li ha portati sino a Riva del Garda, e quali obiettivi si sono prefissati per il futuro.

“La nostra leadership nel networking ci ha portato a essere presenti, oltre all’Italia, in Canada, UK e Francia – afferma il Presidente, Enrico Cleva -. NEWH ( Network of Executive Women in Hospitality) nasce al Los Angeles negli anni ’80 per soddisfare l’esigenza di donne che necessitano di associazioni valide. Le prerogative dell’associazione sono tre: la prima è la formazione, non intesa prettamente come corsistica, ma come informazioni su nuovi progetti circa l’ospitalità e best practice annesse. La seconda è appunto il networking rivolto agli operatori del settore, dai designers, passando per gli investitori e le aziende produttrici e fornitrici. La terza rappresenta le scolarships, ovvero raccolte fondi per borse di studio”.

Con il vostro lavoro avete un orizzonte aperto su tanti fronti, anche Oltreoceano: che strategia usate per inserirvi nel mercato internazionale?

“Noi associamo le persone, per cui puntiamo a produrre relazioni, e devo dire che dal 2020 (nascita del chapter di Milano) abbiamo raggiunto oltre 100 soci – sottolinea Marisa Corso- un numero di successo perché vediamo entusiasmo e tempo dedicato alle nostre attività. In USA siamo molto noti e siamo seguiti e apprezzati, il che ci porta un ritorno in sponsorizzazioni importanti, inoltre abbiamo strutture fisse (28 chapters), che sono regionali o riferite a città, come ad esempio Milano, di cui ci occupiamo noi in prima persona”.

In Italia, come detto, siete di base a Milano: questa città ha influenzato in qualche maniera il vostro business?

“Milano è sempre stata il motore economico – ha continuato il Presidente Cleva – e capitale del design, anche se oggi un pochino meno in periodo post covid, ma la considerazione di cui gode è comunque importante. Ci ha influenzato a livello internazionale per quel che concerne l’architettura, anche se noi siamo chapter nazionali, per cui abbiamo soci in tutta Italia in modo capillare. Speriamo di aprirne presto altri, contate che siamo tutti volontari e abbiamo tutti altre attività, ma la passione ci ha spinti sino a qui e non ci fermeremo alla sola città di Milano”.

NEWH unisce menti differenti con visioni altrettanto variegate ed eccellenti: può essere questa summa mirabile, uno dei motivi del vostro successo?

“La nostra associazione – ha dichiarato l’Executive Advisor, Marisa Corso – copre tutta la filiera e le esigenze. E’ evidente che non possiamo avere una visione univoca perché c’è interpretazione dei soggetti differente. Le voci sono ampie e l’approccio è variegato. La nostra forza è anche un premio internazionale parecchio ambito, come TOP ID, che viene assegnato ogni anno a tre studi dislocati in diversi Paesi, che si son distinti per estetica e progettualità e per apertura al mondo. Puntiamo anche alla pubblicazione del materiale di formazione e all’assunzione di giovani risorse nella struttura. Oltre a ciò produciamo un magazine, che viene pubblicato quattro volte l’anno, e che racconta le eccellenze dei nostri progetti e le iniziative annesse”.

NEWH: la mission del network è l’hospitality sostenibile
ph. Aleksander Kalka

La parola “ospitalità”, dopo la pandemia, ha assunto un significato differente all’interno dei vostri mercati di riferimento, sia italiano che internazionale?

“All’estero le macchine di ospitalità sono perfette: alberghi nuovi, spazi grandi e personale accogliente e gentile. In USA – ha specificato il Presidente Cleva – anche nel posto più normale c’è semplicità. Purtroppo in Italia c’è carenza strutturale fisica: gli alberghi sono spesso non curati, obsoleti e sotto livello rispetto ai competitor esteri. Nonostante ciò, il nostro Paese gode di vita e paesaggi unici: anche soggiornando in una tenda Firenze o il Garda sono posti splendidi. La ricchezza è nella varietà, e noi puntiamo su quello. Se avessimo anche dei grandi alberghi sarebbe il massimo. Gli investitori che guardano qui sono interessati ai grandi edifici storici da ristrutturare, per realizzare strutture alberghiere o ricettive. In tal senso possiamo fare l’esempio della riviera adriatica che, venendo meno la richiesta delle famiglie, ha virato su un tipo di ricezione improntata al divertimento e all’intrattenimento, rimodulandosi attorno a un nuovo bisogno. L’hotel oggi deve diventare un qualcosa che non è mai stato in passato: un hub di servizi vero e proprio, al passo con i tempi e le esigenze dei fruitori”.

Quali sono le prossime sfide di NEWH?

“Certamente capire quello che ruota attorno ai gangli decisionali in USA, con cui ci interfacciamo sempre, e creare una connessione virtuosa tra noi e l’estero, tra i vari chapters che dovranno ancor di più lavorare in sincrono per un tessuto connettivo di alto valore. Noi al momento siamo l’espressione italiana – ha concluso Marisa Corso – di un’associazione americana: non nascondiamo che presto diventeremo nostrani del tutto, e sicuramente tale ambizione è reale e rappresenta una bella sfida. Il 10 Marzo ci sarà l’assegnazione delle prime borse di studio agli studenti del Polidesign specializzati in interior e hospitality, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano”.