Salone del Mobile 2023 Instabilelab: intervista a Stefano Munaretto
Salone del Mobile 2023 Instabilelab: fin dalla sua fondazione nel 2015, l’azienda si è posta l’obiettivo di essere un contenitore creativo che ridefinisce forme e significati del living indoor in ogni superficie. Instabilelab propone una personalissima interpretazione di carta da parati, tessuti e tappeti, mescolando idee e stili diversi capaci di creare abbinamenti estetico-progettuali inediti. Le creazioni di Instabilelab nascono dal desiderio di creare habitat unici, alternativi, esclusivi e di forte impatto scenografico. Ne abbiamo parlato con Stefano Munaretto, Founder & CEO dell’azienda.

Ci racconta la storia di Instabilelab?
Instabilelab (www.instabilelab.com/it/) nasce nel 2015 e fin da subito non ci siamo prefissati di essere una tradizionale azienda di carta da parati, ma un contenitore creativo più ampio in cui poter confluire estri creativi e di sperimentazione per quanto riguarda il mondo del living indoor.
Su quali valori si fondano l’identità e la filosofia produttiva di Instabilelab?
Ho scelto un nome che comunicasse fin da subito la ricerca e la voglia di rinnovare e rinnovarsi continuamente, sempre in movimento, come un qualcosa di “instabile”. Questo è il motore che spinge la nostra identità creativa a reinventarsi sempre, e che nel corso di questi anni ha delineato la nostra filosofia.
Ci racconta alcuni progetti recenti su cui avete lavorato?

Per Vite Boutique Gastronomica Instabilelab ha progettato un’atmosfera avvolgente e immersiva attraverso Custom-me, la proposta progettuale messa a punto dall’azienda per soddisfare la creatività e le esigenze del professionista dell’interior.
Tra i più recenti mi piace citare il progetto per gli spazi di Vite Boutique Gastronomica, nuova gastronomia di lusso a Mirano, a pochi chilometri dalla nostra sede. Con Vite Boutique Gastronomica abbiamo rinnovato il sodalizio con il Cantiere Art District di Treviso. È una collaborazione nata per impreziosire il territorio con una progettualità fuori dagli standard e che ha messo al centro di ogni ragionamento l’eccellenza, che arriva al cliente attraverso un’esperienza multisensoriale. Questo tipo di progetti ci permettono di mettere in campo le nostre creazioni e la nostra visione a 360°, che ora fanno da cornice in due location diverse.
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Secondo lei, come sono cambiati negli ultimi 10 anni lo stile delle case, la divisione degli spazi ed il gusto dei clienti? Ci sono oggetti ed elementi di interior design che prima non si vendevano e adesso sì o viceversa?
I maggiori cambiamenti ci sono stati sicuramente negli ultimi tre anni: durante la pandemia le persone hanno riscoperto il desiderio e la necessità di casa e di rivalorizzare il proprio ambiente domestico. Quello che prima poteva apparire superfluo da quel momento non lo è più stato: l’ospitalità, l’accoglienza, gli spazi di benessere sono diventati aspetti rilevanti per ogni abitazione.
Vi siete posti nuovi obiettivi in ottica green o nuove soluzioni eco-sostenibili?
Siamo sempre molto attenti a nuovi materiali proposti dal mercato, che possano essere integrati in ogni fase della nostra filiera produttiva. Penso a soluzioni innovative come gli inchiostri per la stampa digitale con certificazioni Greenguard Gold, il packaging con imballi eco e i supporti privi di PVC.
Ci racconta le novità della collezione 2023 che presenterete in occasione del Salone del Mobile?

Al Salone del Mobile presenteremo due nuove collezioni, “Remember Me” e “Carpetia Royal”, pensate per carte da parati, tappeti e tessuti. In queste proposte l’eleganza e la delicatezza fanno da fil rouge legando ogni grafica con elementi naturali e colorazioni tenui. Con Carpetia Royal rafforziamo anche a livello quantitativo l’importanza dei tappeti all’interno del nostro catalogo.
Quale sarà il concept dell’allestimento per la Design Week 2023?
L’eleganza del colore, con toni importanti ma elegantemente abbinati tra loro. Una cascata di fiori al centro dello stand sarà l’elemento predominante e fungerà da collante tra le varie texture usate per l’allestimento.
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Qual è la “cosa” più contemporanea, forte e promettente che si sta manifestando a suo avviso sulla scena del design contemporaneo?
Penso alla connettività tra la casa e l’uomo: la possibilità di comunicare con molti degli elementi presenti in casa sarà uno degli aspetti di cui le aziende di design dovranno tenere conto. Oggi con uno smartphone si riesce a fare di tutto e molte applicazioni sono state pensate proprio in questa direzione. Con i controller da remoto è aumentata la lunghezza d’onda di quei pensieri che rimandano alla propria casa; per esempio, una persona in ufficio può attivare il riscaldamento, accendere le luci, dare un’occhiata con le telecamere di sorveglianza. Dall’altra con soluzioni sempre più tailor-made si ha la possibilità di modificare le condizioni abitative a misura di ogni momento.
Una domanda che è anche un po’ una provocazione, esiste ancora uno stile italiano nel design?
Secondo me esiste ed è ancora molto marcato. Lo stile italiano guarda all’eleganza, storicamente inimitabile, e alla concretezza, focalizzandosi sulle necessità di tutti i giorni. Questo DNA non si distingue per la stranezza, o per la moda o per il designer del momento: è un’impronta che tratteggia connotati di eleganza, di praticità, di semplicità e dal giusto abbinamento di colori, geometrie, accessori. Noi italiani in questo siamo imbattibili.
Volgendo uno sguardo al futuro, ci sono idee che pensa debbano essere al centro delle menti di architetti e designer?
Oggi il designer progetta per stupire e per dare un segno distintivo al suo lavoro. Secondo me ci si dovrebbe ricordare sempre della praticità e della funzionalità “quotidiana” che devono avere gli elementi delle nostre abitazioni. La percentuale e il rapporto tra stile e praticità va maneggiato con molta cura.