IMU 2026: la riduzione che potrebbe cambiarti l’anno
Le riduzioni IMU 2026 fanno già parlare, a meno di un mese dalla loro conferma: buone notizie per le seconde case al mare e in montagna non affittate e che si usano effettivamente solo poche volte l’anno, ma tutto dipende dal Comune specifico, ecco tutto quello che c’è da sapere.
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Nella Gazzetta Ufficiale del 12 novembre 2025 compare un decreto del MEF che torna a far parlare di IMU. Non si tratta di un decreto che stravolge completamente le aliquote, ma sicuramente introduce numerose modifiche, inerenti soprattutto la differenziazione sull’imposta che i Comuni possono applicare sul proprio territorio.
In particolare, il decreto porta buonissime notizie per i possessori di case al mare o in montagna che non vengono affittate e si usano solo poche volte l’anno.
Le seconde case, quindi, potrebbero pesare meno sulle spalle dei loro proprietari, a patto che il Comune decida di concedere la riduzione. I criteri, le riduzioni e la decisione finale infatti, spetta al Comune in cui sussiste l’immobile, che può scegliere autonomamente se applicare lo sgravio oppure no, e in che misura. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Riduzioni IMU 2026

Il decreto del MEF del 12 novembre 2025 porta buone notizie per molti contribuenti, poichè amplia di parecchio il raggio d’azione della rimodulazione dell’imposta da parte dei Comuni. Si legge, tra le altre novità, anche uno sgravio per le seconde case che non si affittano ma si utilizzano solo poche volte l’anno, soprattutto se si trovano in località turistiche montane o balneari.
L’elemento determinante che il nuovo decreto introduce, è quindi l’utilizzo effettivo dell’immobile: le seconde case non affittate, non concesse in comodato d’uso e usate dai proprietari solamente poche volte l’anno rientrano nella classificazione di immobili a disposizione.
Questa situazione fa sì che l’immobile pesi meno sui servizi comunali rispetto ad una casa attiva e abitata tutto l’anno. Di conseguenza, questa minore incidenza deve riflettersi su una riduzione proporzionale dell’IMU, in modo da adeguare l’imposta al reale utilizzo. Di conseguenza, restano fuori dalle riduzioni e dagli sgravi gli affitti brevi o le case in cui si svolge un’attività turistica ricettiva, anche se saltuaria, in quanto la riduzione va solamente a chi non genera reddito dalla seconda casa e non la utilizza per fini commerciali.
Il potere ai Comuni

Sebbene il decreto indichi chiaramente che è possibile applicare riduzioni all’IMU sulle seconde case a disposizione, non è detto che i Comuni le applicheranno per certo. Non sussiste, infatti, alcun obbligo in questo senso, ma ogni Comune può decidere in base alle proprie finanze e necessità. Le realtà che si profilano sono quindi di duplice natura:
- i grandi Comuni con molte seconde case potrebbero non ridurre l’imposta per non sottrarre una voce importante del bilancio;
- i Comuni più piccoli potrebbero applicare gli sgravi per favorire i proprietari non residenti e contrastare il rischio abbandono, preservando così il patrimonio immobiliare.
Questo rende le scelte dei Comuni estremamente importanti ai fini dell’acquisto di una seconda casa, poichè in base alle riduzioni applicate, avere una seconda casa in una regione piuttosto che in un’altra può pesare in maniera molto diversa sulle tasche del proprietario, al di là della spesa effettiva di acquisto.
Le esenzioni dall’imposta rimangono le stesse, così come le modalità di pagamento sulla nuova piattaforma di recente uscita, ma queste modifiche influiranno moltissimo sulla vita dei contribuenti che, in base al Comune in cui hanno la seconda casa, potrebbero pagare molto meno di quanto fanno attualmente.