Ogni azione promuove un cambiamento per rendere migliore la nostra città
Una città diventa adulta non solo quando si espande, ma anche quando diventa responsabile, vivibile e accogliente. Con questo intento si muovono le iniziative di arredo urbano che raccontiamo.

Vivere bene, vivere meglio nelle nostre città. Un obiettivo in continua evoluzione, non facile da raggiungere, senza dubbio necessario. Non è solo questione di disponibilità di servizi, ma anche di come questi si integrano nella vita quotidiana e di come ognuno di noi interagisce con lo spazio e con gli altri. Dopo la pandemia l’attenzione all’organizzazione urbana alternativa è cresciuta, aggiungendosi alle questioni ambientaliste e sostenibili. Tanto che anche alla Biennale di Architettura, in corso a Venezia, rappresenta uno degli ambiti più esplorati. Grande successo sta riscuotendo Margherissima, la mostra di Nigel Coates e della Architectural Association al Forte Marghera, che immagina soluzioni future per un’area della laguna veneziana bisognosa di una radicale riqualificazione. “Un modello in entrambi i sensi del termine” ha detto Nigel Coates “un prototipo per i luoghi minacciati dall’innalzamento del mare e un grande plastico che reinventa Marghera come batteria sociale della laguna”.

D’altra parte, le buone soluzioni per migliorare le nostre città non sono obbligatoriamente sinonimo di grandi iniziative o di complessi master plan. Nell’ottica di una dimensione più quotidiana – ma anche più pratica e immediata – raccontiamo qui progetti che hanno a cuore il benessere della città e lo realizzano con piccoli gesti di attenzione, delle gentilezze che, tramite interventi di arredo urbano circoscritti, vogliono migliorare la qualità della vita di chi abita quel territorio.
Panchine su cui è piacevole riposare

Rotte, storte, traballanti, sporche. Spesso le panchine negli spazi pubblici non mostrano il lato migliore e risultano poco invitanti. Ma per fortuna c’è vita oltre queste sedute maltrattate. Ben, la panca progettata dal brand olandese Funtionals – l’appartenenza nordica non è un caso. E dovrebbe essere esempio – resiste all’utilizzo intenso senza rinunciare all’estetica raffinata. Il concept è stato sviluppato insieme allo studio di design KASCHKASCH, noto per le sue soluzioni intelligenti e modulari. La struttura in acciaio e alluminio verniciato a polvere si adatta anche a contesti indoor. Generosa nelle dimensioni (può ospitare fino a 6 persone) può essere installata freestanding, a parete o a pavimento ed essere attrezzata con un tavolino, un bracciolo o una multipresa per caricare i dispositivi mobili.

Altrettanto piacevole è la linea di arredi urbani dello studio lualdimeraldi. Progettata secondo la filosofia del design for disassembly, utilizza elementi modulari facilmente smontabili e riutilizzabili. L’ultima edizione della Design Week è stata l’occasione per presentarla e provarla, esposta all’esterno dello showroom Mo.1950.
Un dehors-rifugio dal disordine metropolitano

I dehors sono membrane urbane che dovrebbero mettere in sinergia l’esterno con l’interno di un bar o di un ristorante. Nati durante la pandemia per ovvii motivi, sono poi cresciuti in maniera esponenziale in tutte le città, ma purtroppo in maniera approssimativa, disordinata, invadente, senza un regolamento urbano che ne stabilisse i criteri. Le eccezioni sono rare e per questo segnaliamo questo dehors installato recentemente presso il ristorante stellato di Andrea Berton a Milano.

Un’architettura che si inserisce con garbo e stile tra i grattacieli di Porta Nuova, nata dal progetto condiviso dello stesso chef e dell’architetto Franco Driusso (DAA DriussoAssociati) che hanno così saputo trarre il meglio da funzionalità, tecnologia e design. Elegante, progettato per essere utilizzato in tutte le stagioni, affronta con molta attenzione il microclima interno. È infatti dotato di sistemi di riscaldamento radianti, di ventilazione e di tende retrattili in grado di proteggere dall’irraggiamento diretto del sole e dal vento, abbinate a un grande frangisole realizzato in doghe brunite di alluminio. L’accesso avviene dall’interno del ristorante passando attraverso un portale dotato di impianto a lama d’aria per non creare disagio termico tra lo spazio interno e l’esterno.
L’identità urbana viaggia anche attraverso la segnaletica

I quartieri periferici sono da tempo al centro di un importante programma di rigenerazione urbana. Così è per Milano Certosa District, promosso da RealStep. A collaborare a questo obiettivo è stato chiamato lo studio di progettazione Migliore+Servetto, scelto “per la capacità di tradurre i valori di un luogo in un linguaggio visivo e narrativo che parla alle persone”, come ha dichiarato Pietro Guidobono Cavalchini, CEO di RealStep. “Con loro abbiamo costruito non solo un sistema di orientamento, ma una nuova e viva identità del Milano Certosa District”.

Lo studio ha ideato il sistema di orientamento e wayfinding che si sviluppa nell’intero quartiere. Con questo progetto, Migliore+Servetto – riflettendo ancora una volta sul tema dell’identità urbana – ha voluto generare il valore sociale, fondamentale ma spesso sottovalutato, per attivare la relazione positiva e condivisa con la comunità. “Ci piace definire questo progetto un sistema di archigrafia urbana, un mappare esteso che lavora su tracce di memoria, identità e racconto per una città che sia casa collettiva”. Di qui l’elaborazione di un simbolo fortemente riconoscibile, una sorta di elica che contribuisce a rafforzare l’identità del distretto e che accompagna il visitatore in tutte le aree d’interesse del quartiere. Oltre alle grafiche, fanno parte del wayfinding anche diversi elementi fisici fondamentali all’orientamento degli utenti e dei visitatori distribuiti nel quartiere.
Una stanza tutta per sé

Citiamo il titolo del libro di Virginia Woolf per descrivere quel bisogno sempre più diffuso di angoli di pace, dove poter staccare (letteralmente) la spina e ricaricarsi di energia analogica. Questo il messaggio che arriva dal progetto di Vudafieri-Saverino Partners per Cleaf, messo a punto in occasione del cinquantesimo anniversario dell’azienda. Ispirazione è la vecchia cabina telefonica, ormai scomparsa dalle nostre città, che viene reinterpretata in quattro versioni – realizzate con materiali selezionati dalle collezioni Cleaf (legno, pietra, metallo, tessuto) – a metà fra arredo urbano e un luogo di quiete che favorisca la disconnessione.

Pensati per il parco sono Outdoor Pavillion, un gazebo conviviale per pranzi all’aperto, e Sport Therapy, cabina-spogliatoio pensata per la misurazione dei parametri fisici e l’attività sportiva. Progettati per dare respiro dal via vai della strada sono Smart Office, spazio raccolto e funzionale per il lavoro da remoto, e Acoustic Oasis, ambiente silenzioso per l’ascolto e la disconnessione. Sopra ciascuna cabina, campeggia l’icona del telefono che un tempo ne segnalava la presenza fra le vie e che oggi alcuni riconosceranno con un moto di nostalgia.