Puzzle Tirana: quando la realtà va oltre l’immaginazione

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In fase di progettazione esecutiva, l’edificio a 16 piani a destinazione ibrida è l’ultima scommessa visionaria di NOA, studio di architettura italiano a vocazione internazionale.

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Puzzle Tirana: quando la realtà va oltre l’immaginazione
Foto courtesy of NOA & Atelier4

Nel corso del Novecento Tirana ha sperimentato numerose e repentine mutazioni urbanistiche. In particolare, in questi ultimi dieci anni, la capitale e l’intero paese stanno attraversando un periodo di grande apertura e di rinnovamento urbano, richiamando un importante afflusso di architetti di fama internazionale. È in questo contesto che lo studio NOA ha ricevuto l’incarico di progettare un nuovo edificio in Rruga Medar Shtylla, nella parte sud-occidentale della città, a poca distanza dal lago cittadino.

Passeggiando per Tirana, ho percepito una città dal passato ricco ma turbolento, visibile in frammenti architettonici molto diversi fra loro. Mi è sembrata una specie di puzzle, in cui nuovo e vecchio mondo coesistono in un affascinante gioco di contrasti

afferma Lukas Rungger, architetto e NOA founder.

Nasce così Puzzle Tirana, un nome scelto non a caso. L’edificio, infatti, si distingue per una composizione vivace e diversificata di moduli a forma di casa con tetto a capanna. Prevista in un’area densamente costruita, dove palazzi di dieci piani si alternano ad abitazioni di due o tre livelli (come spesso succede a Tirana), la torre ha ottenuto l’approvazione preliminare del design ed entra ora in fase di progettazione esecutiva.

Il nuovo edificio, a destinazione d’uso mista, sostituirà quello attualmente presente e ospiterà circa 160 appartamenti di diverse metrature (da 70 a 130 metri quadrati), un hotel e un’ampia area commerciale.

La distribuzione funzionale si sviluppa in verticale: nei sotterranei sono stati previsti i parcheggi; i primi due piani ospiteranno l’area commerciale; dal secondo al sesto piano si alterneranno hotel e appartamenti, mentre i livelli dal settimo al sedicesimo ospiteranno 158 unità residenziali totali. Gli ultimi tre piani saranno dedicati alle cinque penthouse, ciascuna ospitata in un volume singolo, immerse in un giardino lussureggiante a 58 metri di altezza.

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Foto courtesy of NOA & Atelier4

Tutti diversi, i moduli si differenziano per forma, colore, orientamento del tetto, numero e dimensione delle aperture. Le quattro facciate saranno ulteriormente arricchite dall’innesto di piante e arbusti locali. Nei primi due piani, questo giardino pensile sarà integrato da sculture, definendo un vero e proprio percorso artistico.

Tra l’ottavo e l’undicesimo piano, un grande vuoto, sagomato come una casa anch’essa ruotata, attraversa la facciata da lato a lato, aggiungendo un elemento inaspettato al progetto, un vuoto volumetrico, quasi come fosse il pezzo mancante del puzzle

racconta Andrea Dal Negro, responsabile di progetto, cui abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire lo spirito di questo concept innovativo. Anzi, decisamente visionario.

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Foto courtesy of NOA & Atelier4

 

In un’epoca in cui si parla tanto di ospitalità diffusa, la vostra torre introduce invece un concetto di raggruppamento che suona fuori dal coro… a parte il richiamo all’eterogeneità storico culturale della città, Puzzle Tirana quali altre necessità soddisfa?

In un contesto urbano in rapida espansione come quello di Tirana, costruire in maniera compatta e verticale, evitando lo sprawl territoriale, rappresenta una valida risposta alla crescente domanda abitativa. Il progetto di Puzzle Tirana si sviluppa su un lotto di circa 1800 metri quadri e prevede una torre di 16 piani, che ospita 160 appartamenti, una zona commerciale e un hotel. Questa elevata densità è sicuramente un tratto distintivo del tessuto urbano, ma in questo progetto abbiamo voluto integrare anche elementi caratteristici del mondo rurale, creando un dialogo tra i due habitat. Ispirandoci alle abitazioni rurali, dove tradizionalmente c’è maggiore libertà e spazio per creare ambienti personalizzati, spesso adottando un approccio fai-da-te, abbiamo agganciato alla facciata singoli moduli a forma di casa con tetto a doppia falda. Questi diventano spazi multifunzionali pensati per essere adattati e reinterpretati dagli abitanti in base alle loro esigenze, offrendo un’opportunità per vivere la propria casa in modo creativo. Uno scenario rurale potrebbe sembrare anche l’ultimo piano della torre, dove cinque attici, ognuno ospitato in un volume indipendente, sono immersi in un giardino rigoglioso. La differenza? Siamo a 58 m di altezza, sopra i tetti di Tirana.

Puzzle Tirana: quando la realtà va oltre l’immaginazione
Foto courtesy of NOA & Atelier4
Puzzle Tirana: quando la realtà va oltre l’immaginazione
Foto courtesy of NOA & Atelier4

Quali sono state le sfide del progetto?

Tirana al momento è un laboratorio progettuale, una città in divenire che ospita architetti da tutto il mondo con input diversi e stimolanti. Anche noi ci inseriamo in questo contesto e sicuramente il primo punto di sfida è stato quello di conoscere, comprendere e interiorizzare la storia e cultura albanese, cercando di integrarla con il nostro bagaglio culturale. Un contributo fondamentale ci è stato offerto dal nostro studio partner locale, Atelier4, tramite cui siamo stati invitati a lavorare sul progetto. Abbiamo trovato nei committenti albanesi una grande apertura, che ci ha permesso di lavorare con ampia libertà progettuale. Allo stesso tempo, è stato necessario acquisire rapidamente familiarità con le normative edilizie locali (le scale, senza dubbio, sono state una delle sfide più complesse!) e comprendere le specifiche esigenze del mercato albanese.

Dal punto di vista ambientale/sostenibile, quali sono i punti forti del progetto? ci sono delle debolezze eventuali?

I punti forti stanno in compattezza e densità, riqualificazione di un lotto in declino, edificio a uso misto, costruzione con standard elevati di benessere termico, implementazione di un giardino pensile con piante e arbusti locali, percorso artistico tramite un giardino delle sculture sui primi due piani.

Per quanto riguarda le debolezze, il sistema di facciata si riflette fortemente anche negli ambienti interni, generando planimetrie di appartamenti leggermente diverse a ogni piano. Questo aspetto conferisce un valore di originalità architettonica, ma parallelamente comporta una sfida maggiore nel dover progettare ogni piano e ogni appartamento in maniera tale da ottimizzare le superfici e ridurre al minimo gli sprechi di spazio.

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Foto courtesy of NOA & Atelier4

Quali materiali avete pensato di utilizzare?

Il nostro obiettivo è mantenere il progetto il più possibile realizzabile a livello locale. Inizialmente avevamo ipotizzato l’uso del legno come materiale principale, ma ci siamo presto resi conto che la filiera edilizia del legno in Albania non è ancora sufficientemente sviluppata. Per questo motivo, abbiamo scelto di utilizzare il calcestruzzo, un materiale con cui le imprese locali hanno grande competenza. La torre sarà quindi realizzata in cemento armato, e i vari moduli in facciata presenteranno diverse pigmentazioni sui toni della terra.

Perché la scelta della destinazione ibrida?

Il programma funzionale è stato definito dalla committenza, ma riteniamo che l’uso misto rappresenti sempre un valore aggiunto, soprattutto in un’area come quella del nostro progetto, situata leggermente al di fuori dei principali circuiti del centro. L’inserimento di negozi e di un hotel offre agli abitanti l’opportunità di vivere in un quartiere dinamico, che attira persone, offre servizi di prossimità e non si limita a essere un semplice luogo residenziale.

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Foto courtesy of NOA & Atelier4

Quanto questo progetto attinge dalla vostra esperienza passata e quanto introduce elementi di novità rispetto alla vostra cifra stilistica?

Ogni progetto nasce dalla somma di input che il nostro studio raccoglie e successivamente rielabora, talvolta in un momento inaspettato, talvolta in modo sorprendente. Il concetto alla base di questo progetto, il dialogo tra urbanità e ruralità, è un tema che il nostro studio esplora frequentemente. Siamo nati nel cuore delle Alpi, in un contesto “periferico”, che però ci ha insegnato quanto grande possa essere la libertà espressiva in ambienti lontani dai sentieri più battuti. Allo stesso tempo, ciascuno di noi ha ricevuto una formazione in grandi città – io stesso ho vissuto a Londra e poi a Berlino – e siamo ben consapevoli del potere elettrizzante di una grande città. Nel nostro lavoro, il confronto tra urbanità e campagna è un tema ricorrente, e forme archetipiche, come il tetto a doppia falda, emergono frequentemente nei nostri progetti. Questa è, tuttavia, la prima torre che realizziamo in una capitale, e come tale rappresenta per noi un’esperienza piena di nuovi stimoli e significati.

Il concept messo a punto per Tirana è “esportabile” anche in altri contesti?

La torre è stata concepita specificamente per Tirana e il suo contesto: è emersa da questo percorso, non è stata pensata come un progetto di ricerca. Detto ciò, la dinamica che descrive – la rapida urbanizzazione – è un fenomeno osservabile anche in altre città e non esclusivo della capitale albanese. Per rispondere alla domanda: il principio dell’aggiunta di uno spazio personalizzabile può essere considerato universale, mentre la forma dell’innesto – in questo caso la sagoma della casa con il tetto a falda – è stata determinata dal contesto locale.

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Foto courtesy of NOA & Atelier4

Il vostro è uno degli studi più visionari eppure più concreti del momento: a che punto è secondo voi l’architettura internazionale? quali sbocchi e quali difficoltà incontra?

Domanda complessa, poiché dipende molto dal contesto in cui ci si trova e dagli obiettivi del progetto. Tuttavia, mai come oggi, rileviamo un’attenzione cruciale e imprescindibile verso l’impronta ecologica degli edifici e la sostenibilità, anche declinata nel suo aspetto sociale non di esclusività ma di inclusività. Si tratta di una tematica con cui ci confrontiamo quotidianamente anche noi e notiamo che nel settore emergono due trend: da una parte ci sono sempre più soluzioni innovative che vanno nella giusta direzione, dall’altra vediamo un ritorno a una progettazione più “low-tech”, capace di sfruttare in modo intelligente gli elementi naturali. Un esempio di questo approccio è la torre del vento, tipica delle architetture dei paesi del Medio Oriente, che abbiamo recentemente rielaborato per un progetto in quel contesto.

Per quanto riguarda la progettazione per tipologie, ogni segmento presenta le proprie sfide specifiche. Per esempio, nel campo dell’hospitality, in cui siamo specializzati, stiamo osservando un cambiamento nell’offerta, influenzato da un nuovo tipo di pubblico con richieste molto diverse, fortemente orientato al design e all’esperienza. A breve parteciperemo a un panel dal titolo “The End of the Hotel as we know it”, dove discuteremo proprio di queste evoluzioni.

 

Daniela Giambrone
Ho una laurea in Scienze e Arti della Stampa, lavoro nel settore editoriale dal 1996, prima come redattrice in diverse realtà, dal 2005 come giornalista. Oggi sono freelance e mi occupo in particolare di lifestyle e design, beauty e coiffure.